Il rapporto di Varrone con la filosofia non è facile da definire e merita ancora riflessione: se infatti la sua fisionomia come pensatore è stata recentemente rivalutata, rimane sfuggente l’immagine consegnataci dalle fonti antiche. Alcune testimonianze lo definiscono philosophus, ma Cicerone nel libro degli Academica che lo vede protagonista si rivolge esplicitamente a lui come a un ‘non filosofo’. Appare quindi interessante riaffrontare il problema cominciando col chiedersi cosa intenda Varrone quando parla di philosophia e di philosophi, attraverso l’esame di un dossier che metta insieme le poche attestazioni nel corpus varroniano superstite (attestazioni che mostrano usi differenti rispetto ai contesti) e le testimonianze di Cicerone. Quasi contemporaneo di Varrone e suo lettore, il tecnico Vitruvio si autodefinisce senz’altro ‘non filosofo’; nello stesso però tempo richiede per la formazione dell’architetto ideale la conoscenza della philosophia, che con un apparente ribaltamento rispetto ai ruoli tradizionali nelle gerarchia culturale diventa un sapere ausiliario e funzionale rispetto al sapere dell’architetto. Le attestazioni del termine nel De architectura mostrano un significato non univoco del termine, e questa ambiguità sembra corrispondere all’oscillazione dell’autore fra una conoscenza scolastica e dossografica e la costruzione di spazi di elaborazione personale.
La philosophia dei «non filosofi». Varrone e Vitruvio
ROMANO, ELISA
2017-01-01
Abstract
Il rapporto di Varrone con la filosofia non è facile da definire e merita ancora riflessione: se infatti la sua fisionomia come pensatore è stata recentemente rivalutata, rimane sfuggente l’immagine consegnataci dalle fonti antiche. Alcune testimonianze lo definiscono philosophus, ma Cicerone nel libro degli Academica che lo vede protagonista si rivolge esplicitamente a lui come a un ‘non filosofo’. Appare quindi interessante riaffrontare il problema cominciando col chiedersi cosa intenda Varrone quando parla di philosophia e di philosophi, attraverso l’esame di un dossier che metta insieme le poche attestazioni nel corpus varroniano superstite (attestazioni che mostrano usi differenti rispetto ai contesti) e le testimonianze di Cicerone. Quasi contemporaneo di Varrone e suo lettore, il tecnico Vitruvio si autodefinisce senz’altro ‘non filosofo’; nello stesso però tempo richiede per la formazione dell’architetto ideale la conoscenza della philosophia, che con un apparente ribaltamento rispetto ai ruoli tradizionali nelle gerarchia culturale diventa un sapere ausiliario e funzionale rispetto al sapere dell’architetto. Le attestazioni del termine nel De architectura mostrano un significato non univoco del termine, e questa ambiguità sembra corrispondere all’oscillazione dell’autore fra una conoscenza scolastica e dossografica e la costruzione di spazi di elaborazione personale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.