Affrontare la tematica dell’orientamento e delle sue applicazioni significa muoversi all’interno di una complessità di variabili e di modelli. Un primo obiettivo dovrebbe essere quello di precisare i differenti livelli e/o modelli teorici a cui ci sta riferendo al fine di evitare una prima confusione tra prospettive teoriche e azioni. Anche se queste ultime sono la conseguenze delle prime, lo specifico delle azioni di orientamento dovrebbe essere mirato alla messa a punto di modelli e successivi interventi volti a studiare e definire, soprattutto, i processi implicati nella scelta. Ogni azione di orientamento dovrebbe porre le basi per insegnare agli individui come poter prendere decisioni e come rendere fattibili le scelte operate. Questo percorso, date le sue peculiarità, deve contenere in sé aspetti di flessibilità, adeguarsi cioè alle esigenze dell’utenza ma condividere sempre lo sfondo teorico di riferimento in tutte le sue azioni. Ovviamente questo non può accadere se le proposte sono troppo indifferenziate, come siamo stati abituati a vedere in questi anni, in cui l’offerta è stata di pacchetti troppo generici e preconfezionati che di fatto non rispondono più a nessun bisogno di orientamento. Anche gli operatori che si improvvisano all’ultimo momento esperti del settore non possono operare nessuna scelta in tal senso con dispendio di energie e risorse economiche. Il professionista dell’orientamento dovrebbe essere in grado infatti di organizzare la propria proposta considerando i seguenti elementi come centrali: • un adeguato e completo sfondo teorico di riferimento • una sensibilità alla sperimentazione e alla ricerca • una costante valutazione dei percorso e risultati Nella pratica, invece, capita spesso che questi aspetti nodali non rappresentino gli obiettivi da perseguire per chi si occupa di orientamento tant’è vero che: • nelle pratiche è difficile, se non impossibile, individuare una o più teorie di riferimento, ma lo sfondo teorico è per lo più una miscellanea di prospettive talvolta lontane tra di loro • inoltre, mancando lo sfondo teorico non è possibile costruire o ipotizzare un percorso di ricerca • infine, la valutazione dell’efficacia viene convertita nella sola valutazione del gradimento. Le università sono le agenzie formative che potrebbero rispondere a tutte queste esigenze (perché possiedono il know how, le risorse economiche, la possibilità e l’interesse di investire sulla ricerca) uscendo vincitrici in questa sfida rispetto al mondo dell’impresa e della formazione. Può essere allora possibile creare una vera Rete di orientamento, capace di far confluire tutti i partner all’interno di un unico sistema di opportunità.

Cattive pratiche: note a margine

ZANETTI, MARIA ASSUNTA
2005-01-01

Abstract

Affrontare la tematica dell’orientamento e delle sue applicazioni significa muoversi all’interno di una complessità di variabili e di modelli. Un primo obiettivo dovrebbe essere quello di precisare i differenti livelli e/o modelli teorici a cui ci sta riferendo al fine di evitare una prima confusione tra prospettive teoriche e azioni. Anche se queste ultime sono la conseguenze delle prime, lo specifico delle azioni di orientamento dovrebbe essere mirato alla messa a punto di modelli e successivi interventi volti a studiare e definire, soprattutto, i processi implicati nella scelta. Ogni azione di orientamento dovrebbe porre le basi per insegnare agli individui come poter prendere decisioni e come rendere fattibili le scelte operate. Questo percorso, date le sue peculiarità, deve contenere in sé aspetti di flessibilità, adeguarsi cioè alle esigenze dell’utenza ma condividere sempre lo sfondo teorico di riferimento in tutte le sue azioni. Ovviamente questo non può accadere se le proposte sono troppo indifferenziate, come siamo stati abituati a vedere in questi anni, in cui l’offerta è stata di pacchetti troppo generici e preconfezionati che di fatto non rispondono più a nessun bisogno di orientamento. Anche gli operatori che si improvvisano all’ultimo momento esperti del settore non possono operare nessuna scelta in tal senso con dispendio di energie e risorse economiche. Il professionista dell’orientamento dovrebbe essere in grado infatti di organizzare la propria proposta considerando i seguenti elementi come centrali: • un adeguato e completo sfondo teorico di riferimento • una sensibilità alla sperimentazione e alla ricerca • una costante valutazione dei percorso e risultati Nella pratica, invece, capita spesso che questi aspetti nodali non rappresentino gli obiettivi da perseguire per chi si occupa di orientamento tant’è vero che: • nelle pratiche è difficile, se non impossibile, individuare una o più teorie di riferimento, ma lo sfondo teorico è per lo più una miscellanea di prospettive talvolta lontane tra di loro • inoltre, mancando lo sfondo teorico non è possibile costruire o ipotizzare un percorso di ricerca • infine, la valutazione dell’efficacia viene convertita nella sola valutazione del gradimento. Le università sono le agenzie formative che potrebbero rispondere a tutte queste esigenze (perché possiedono il know how, le risorse economiche, la possibilità e l’interesse di investire sulla ricerca) uscendo vincitrici in questa sfida rispetto al mondo dell’impresa e della formazione. Può essere allora possibile creare una vera Rete di orientamento, capace di far confluire tutti i partner all’interno di un unico sistema di opportunità.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/118603
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