Il saggio sviluppa una riflessione critica sulle cause giuridiche della crisi dei migranti nell'Unione europea, addebitandola al cortocircuito prodottosi tra le regole di Schengen sulla responsabilità della gestione della frontiera esterna e le regole di Dublino sulla responsabilità di accoglienza dei richiedenti asilo. L'effetto combinato di queste regole è una sperequazione nella posizione reciproca degli Stati membri di fronte all'immigrazione che il saggio considera lesiva del principio di uguaglianza tra gli Stati membri introdotto dal Trattato di Lisbona. Inoltre, l'autore individua la scintilla che ha prodotto il cortocircuito tra regole di Schengen e di Dublino paradossalmente proprio nei riconoscimento giurisprudenziale del diritto dei migranti a non essere accolti in Paesi europei dove potrebbero subire trattamenti disumani o degradanti. Richiamandosi anche alla teoria dei giochi, il saggio considera la crisi dei migranti come il caso che ha reso evidente l'esistenza di una dimensione orizzontale del diritto europeo, non ancora adeguatamente riconosciuta in dottrina. Il diritto dell'Unione, infatti, non regola solamente i rapporti verticali tra l'Unione e i singoli Stati membri, ma costituisce anche simultaneamente una definizione orizzontale della posizioni relative degli Stati membri tra loro. Nella parte propositiva, il saggio indica la via giuridica per uscire dall'impasse in cui la politica è caduta con la crisi dei migranti nel riconoscimento del carattere immediatamente precettivo del Titolo V TFUE introdotto dal Trattato di Lisbona, basato sul principio di solidarietà e condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri, proponendo di superare la qualificazione di questo tipo di disposizioni come norme puramente programmatiche e suggerendo l'importanza che a tal fine rivestono ancora oggi la riflessione di Vezio Crisafulli e la prima sentenza della Corte costituzionale italiana che da quella riflessione era stata direttamente influenzata. Il saggio si chiude con il richiamo alla peculiare filosofia politica della storia lasciataci in eredità dal grande filosofo ebreo Walter Benjamin, morto suicida a Port Bou nel 1940 cercando di varcare il confine tra la Francia e la Spagna, invitando a riflettere sul significato non solo giuridico, ma anche simbolico della frontiera esterna europea.

Confini diritti migrazioni. Catastrofe e redenzione del diritto pubblico europeo

TONOLETTI, BRUNO EMILIO
2017-01-01

Abstract

Il saggio sviluppa una riflessione critica sulle cause giuridiche della crisi dei migranti nell'Unione europea, addebitandola al cortocircuito prodottosi tra le regole di Schengen sulla responsabilità della gestione della frontiera esterna e le regole di Dublino sulla responsabilità di accoglienza dei richiedenti asilo. L'effetto combinato di queste regole è una sperequazione nella posizione reciproca degli Stati membri di fronte all'immigrazione che il saggio considera lesiva del principio di uguaglianza tra gli Stati membri introdotto dal Trattato di Lisbona. Inoltre, l'autore individua la scintilla che ha prodotto il cortocircuito tra regole di Schengen e di Dublino paradossalmente proprio nei riconoscimento giurisprudenziale del diritto dei migranti a non essere accolti in Paesi europei dove potrebbero subire trattamenti disumani o degradanti. Richiamandosi anche alla teoria dei giochi, il saggio considera la crisi dei migranti come il caso che ha reso evidente l'esistenza di una dimensione orizzontale del diritto europeo, non ancora adeguatamente riconosciuta in dottrina. Il diritto dell'Unione, infatti, non regola solamente i rapporti verticali tra l'Unione e i singoli Stati membri, ma costituisce anche simultaneamente una definizione orizzontale della posizioni relative degli Stati membri tra loro. Nella parte propositiva, il saggio indica la via giuridica per uscire dall'impasse in cui la politica è caduta con la crisi dei migranti nel riconoscimento del carattere immediatamente precettivo del Titolo V TFUE introdotto dal Trattato di Lisbona, basato sul principio di solidarietà e condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri, proponendo di superare la qualificazione di questo tipo di disposizioni come norme puramente programmatiche e suggerendo l'importanza che a tal fine rivestono ancora oggi la riflessione di Vezio Crisafulli e la prima sentenza della Corte costituzionale italiana che da quella riflessione era stata direttamente influenzata. Il saggio si chiude con il richiamo alla peculiare filosofia politica della storia lasciataci in eredità dal grande filosofo ebreo Walter Benjamin, morto suicida a Port Bou nel 1940 cercando di varcare il confine tra la Francia e la Spagna, invitando a riflettere sul significato non solo giuridico, ma anche simbolico della frontiera esterna europea.
2017
9788893911498
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1193389
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