Il presente studio nasce per gentile concessione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (ora Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo) a seguito delle recenti indagini di superficie che hanno interessato il comune di Sovicille, all'interno del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. In questa sede si propone un'analisi completa ed esaustiva (attraverso lo studio delle strutture, dei materiali e dell'inquadramento storico-culturale e territoriale) di un sito necropolare inedito, fortemente problematico a causa delle complesse vicende di scavo, ma importante per la comprensione di un settore dell'Etruria settentrionale interna ancora poco indagato. La necropoli etrusca di Malignano è situata alle pendici della Montagnola Senese, a 10 km a sud della città di Siena, una zona di confine tra gli antichi potentati di Volterra, Chiusi e Arezzo. Il sito sorge in una posizione di rilevo all'interno della rete di comunicazioni dell'Etruria settentrionale, con rapido accesso, tramite i valichi della Montagnola, alla Valdelsa, alla Valle del Cecina e quindi ai grandi centri di Volterra e Populonia situati a nord-ovest, mentre a sud-est il fiume Merse garantiva i collegamenti con la valle dell'Ombrone e l'Etruria meridionale. Le ventotto tombe scavate nella roccia calcarea appartengono a varie tipologie costruttive: a camera ipogea con banchine, a nicchiotto e a pozzetto, disposte intorno ad un monumentale ipogeo (tomba 2) a pianta complessa con otto vani affacciati su un corridoio centrale rettangolare. Questo tipo di sepolcreto, già noto in Valdelsa, sembra essere caratteristico del distretto orientale del territorio volterrano e documenta una struttura sociale gerarchizzata in cui emerge un'importante famiglia aristocratica. Scavato archeologicamente a partire dagli anni '60, senza metodo stratigrafico né un'accurata documentazione, il complesso di Malignano è quasi completamente inedito ad eccezione di un breve articolo sul Notiziario degli Scavi di Antichità del 1965. La pubblicazione contiene, oltre a pochi vasi conservati integralmente, il rilievo delle diciotto tombe scavate quell'anno, molte delle quali oggi non sono più visibili sul terreno, obliterate dalla folta vegetazione. Le tombe a camera e la tomba 2 furono oggetto di ripetuti saccheggi e allagamenti che causarono la dispersione dei corredi funerari e l'estrema frammentarietà dei materiali di cui erano composti. A seguito di complesse vicende legate al recupero e alla conservazione dei reperti, all'avvio del presente studio 110 oggetti si trovavano privi del riferimento al contesto originario, mentre il resto del materiale (25000 frammenti ceramici) era immagazzinato in maniera caotica entro cassette divise unicamente per numero di tomba. Lo studio della necropoli si è dunque svolto su più fronti utilizzando diversi strumenti di indagine: da un lato il rilievo delle strutture tombali è stato aggiornato e digitalizzato attraverso l'uso della strumentazione GIS, che ha permesso di inserire il sepolcreto in un contesto storico e archeologico più ampio, dall'altro la documentazione riguardante i reperti, particolarmente problematica per lo stato di conservazione e per il riscontro di numerose incongruenze ed errori, è stata oggetto di un articolato riesame critico che ha restituito preziose informazioni, tra cui le relazioni tra gli oggetti restaurati e il loro contesto di provenienza. Contestualmente è stato avviato un paziente lavoro di ricomposizione delle forme vascolari molto frammentarie e in pessimo stato di conservazione. Lo studio delle tipologie formali e decorative ha consentito di inserire pienamente il territorio di Malignano nell'orizzonte culturale di Volterra e di datare la fase di maggior frequentazione della necropoli tra la metà del III e il II secolo a.C.
La necropoli di Malignano (Sovicille-SI) e il territorio senese in età ellenistica
BATTAGLIA, MANUELA
2017-04-28
Abstract
Il presente studio nasce per gentile concessione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (ora Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo) a seguito delle recenti indagini di superficie che hanno interessato il comune di Sovicille, all'interno del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. In questa sede si propone un'analisi completa ed esaustiva (attraverso lo studio delle strutture, dei materiali e dell'inquadramento storico-culturale e territoriale) di un sito necropolare inedito, fortemente problematico a causa delle complesse vicende di scavo, ma importante per la comprensione di un settore dell'Etruria settentrionale interna ancora poco indagato. La necropoli etrusca di Malignano è situata alle pendici della Montagnola Senese, a 10 km a sud della città di Siena, una zona di confine tra gli antichi potentati di Volterra, Chiusi e Arezzo. Il sito sorge in una posizione di rilevo all'interno della rete di comunicazioni dell'Etruria settentrionale, con rapido accesso, tramite i valichi della Montagnola, alla Valdelsa, alla Valle del Cecina e quindi ai grandi centri di Volterra e Populonia situati a nord-ovest, mentre a sud-est il fiume Merse garantiva i collegamenti con la valle dell'Ombrone e l'Etruria meridionale. Le ventotto tombe scavate nella roccia calcarea appartengono a varie tipologie costruttive: a camera ipogea con banchine, a nicchiotto e a pozzetto, disposte intorno ad un monumentale ipogeo (tomba 2) a pianta complessa con otto vani affacciati su un corridoio centrale rettangolare. Questo tipo di sepolcreto, già noto in Valdelsa, sembra essere caratteristico del distretto orientale del territorio volterrano e documenta una struttura sociale gerarchizzata in cui emerge un'importante famiglia aristocratica. Scavato archeologicamente a partire dagli anni '60, senza metodo stratigrafico né un'accurata documentazione, il complesso di Malignano è quasi completamente inedito ad eccezione di un breve articolo sul Notiziario degli Scavi di Antichità del 1965. La pubblicazione contiene, oltre a pochi vasi conservati integralmente, il rilievo delle diciotto tombe scavate quell'anno, molte delle quali oggi non sono più visibili sul terreno, obliterate dalla folta vegetazione. Le tombe a camera e la tomba 2 furono oggetto di ripetuti saccheggi e allagamenti che causarono la dispersione dei corredi funerari e l'estrema frammentarietà dei materiali di cui erano composti. A seguito di complesse vicende legate al recupero e alla conservazione dei reperti, all'avvio del presente studio 110 oggetti si trovavano privi del riferimento al contesto originario, mentre il resto del materiale (25000 frammenti ceramici) era immagazzinato in maniera caotica entro cassette divise unicamente per numero di tomba. Lo studio della necropoli si è dunque svolto su più fronti utilizzando diversi strumenti di indagine: da un lato il rilievo delle strutture tombali è stato aggiornato e digitalizzato attraverso l'uso della strumentazione GIS, che ha permesso di inserire il sepolcreto in un contesto storico e archeologico più ampio, dall'altro la documentazione riguardante i reperti, particolarmente problematica per lo stato di conservazione e per il riscontro di numerose incongruenze ed errori, è stata oggetto di un articolato riesame critico che ha restituito preziose informazioni, tra cui le relazioni tra gli oggetti restaurati e il loro contesto di provenienza. Contestualmente è stato avviato un paziente lavoro di ricomposizione delle forme vascolari molto frammentarie e in pessimo stato di conservazione. Lo studio delle tipologie formali e decorative ha consentito di inserire pienamente il territorio di Malignano nell'orizzonte culturale di Volterra e di datare la fase di maggior frequentazione della necropoli tra la metà del III e il II secolo a.C.File | Dimensione | Formato | |
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