Lo studio, di taglio storiografico e teorico-analitico, è dedicato alle origini e alla prima fioritura poetico-musicale della Bossa Nova, complesso fenomeno transculturale che tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta ha rivoluzionato la Música Popular Brasileira fino ad esercitare un enorme impatto – a tutt’oggi vivissimo – anche sui più vari repertori della canzone d’autore nord-americana ed europea. Il saggio (nello stesso volume integrato dal contributo di un secondo autore, Claudio Cosi) ricostruisce il contesto storico e le radici culturali della ‘nuova tendenza’, ne indaga in profondità i fondamenti teorico-esteti, linguistici e tecnico-compositivi (a partire dagli scritti coevi di Brasil Rocha Brito, Augusto de Campos, e altri), mettendo in particolare evidenza il ruolo cruciale svolto dai suoi primi e più importanti artefici: il compositore Antônio Carlos Jobim, il poeta-letrista Vinicius de Moraes, e il cantante-chitarrista João Gilberto. Ad un’approfondita analisi poetico-musicale della canzone manifesto, Chega de Saudade (di cui si propone anche la trascrizione completa), fa seguito una non meno accurata disamina di altri capolavori composti da Jobim fra il 1945 e il 1973 (in collaborazione con De Moraes, Newton Mendonça, Billy Blanco, ed altri poeti per musica bossanovisti), dalla quale emergono via via le origini e i tratti peculiari di un linguaggio armonico che è lo stesso compositore a considerare come il fulcro centrale della propria arte: «La mia musica è essenzialmente armonica. Ho sempre ricercato l’armonia. Sembra quasi che io abbia tentato di armonizzare il mondo. Il che è evidentemente un’utopia. […] Quel che è utopico è il Brasile. Il Brasile è la grande utopia. È il paradiso».
Bossa Nova Canção. Prospettive teoriche e analisi poetico-musicali
Stefano La Via
2017-01-01
Abstract
Lo studio, di taglio storiografico e teorico-analitico, è dedicato alle origini e alla prima fioritura poetico-musicale della Bossa Nova, complesso fenomeno transculturale che tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta ha rivoluzionato la Música Popular Brasileira fino ad esercitare un enorme impatto – a tutt’oggi vivissimo – anche sui più vari repertori della canzone d’autore nord-americana ed europea. Il saggio (nello stesso volume integrato dal contributo di un secondo autore, Claudio Cosi) ricostruisce il contesto storico e le radici culturali della ‘nuova tendenza’, ne indaga in profondità i fondamenti teorico-esteti, linguistici e tecnico-compositivi (a partire dagli scritti coevi di Brasil Rocha Brito, Augusto de Campos, e altri), mettendo in particolare evidenza il ruolo cruciale svolto dai suoi primi e più importanti artefici: il compositore Antônio Carlos Jobim, il poeta-letrista Vinicius de Moraes, e il cantante-chitarrista João Gilberto. Ad un’approfondita analisi poetico-musicale della canzone manifesto, Chega de Saudade (di cui si propone anche la trascrizione completa), fa seguito una non meno accurata disamina di altri capolavori composti da Jobim fra il 1945 e il 1973 (in collaborazione con De Moraes, Newton Mendonça, Billy Blanco, ed altri poeti per musica bossanovisti), dalla quale emergono via via le origini e i tratti peculiari di un linguaggio armonico che è lo stesso compositore a considerare come il fulcro centrale della propria arte: «La mia musica è essenzialmente armonica. Ho sempre ricercato l’armonia. Sembra quasi che io abbia tentato di armonizzare il mondo. Il che è evidentemente un’utopia. […] Quel che è utopico è il Brasile. Il Brasile è la grande utopia. È il paradiso».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.