Il lavoro esamina il significato della buona fede nello specifico contesto degli accordi di ristrutturazione dei debiti con banche e intermediari finanziari ai sensi dell'art. 182 septies l. fall. Rivalutata la funzione della buona fede come canone che, nell'ordinamento privatistico, adempie a una varietà di funzioni a seconda del contesto (ed è pertanto qualificabile come parametro "a geometria variabile"), lo studio considera criticamente il suo atteggiarsi nel prisma dell'art. 182 septies l. fall. Dopo aver esaminato l'ipotesi che, in continuità con talune elaborazioni giurisprudenziali e dottrinali precedenti, la buona fede costituisca soltanto un presidio per prevenire (ed eventualmente sanzionare) forme abusive di ricorso alle forme di risoluzione negoziali della crisi, il saggio enuncia una proposta di lettura significativamente alternativa, ossia che la buona fede rappresenti la condizione d'uso per la formazione e l'aggregazione del consenso tra i creditori in ossequio al principio di maggioranza. Le implicazioni di tale seconda impostazione sono qualitativamente rilevante, a partire dalla possibile qualificazione dell'accordo di ristrutturazione in parola come contratto associativo
L’accordo di ristrutturazione con intermediari finanziari: buona fede e principio di maggioranza
benazzo, paolo
2017-01-01
Abstract
Il lavoro esamina il significato della buona fede nello specifico contesto degli accordi di ristrutturazione dei debiti con banche e intermediari finanziari ai sensi dell'art. 182 septies l. fall. Rivalutata la funzione della buona fede come canone che, nell'ordinamento privatistico, adempie a una varietà di funzioni a seconda del contesto (ed è pertanto qualificabile come parametro "a geometria variabile"), lo studio considera criticamente il suo atteggiarsi nel prisma dell'art. 182 septies l. fall. Dopo aver esaminato l'ipotesi che, in continuità con talune elaborazioni giurisprudenziali e dottrinali precedenti, la buona fede costituisca soltanto un presidio per prevenire (ed eventualmente sanzionare) forme abusive di ricorso alle forme di risoluzione negoziali della crisi, il saggio enuncia una proposta di lettura significativamente alternativa, ossia che la buona fede rappresenti la condizione d'uso per la formazione e l'aggregazione del consenso tra i creditori in ossequio al principio di maggioranza. Le implicazioni di tale seconda impostazione sono qualitativamente rilevante, a partire dalla possibile qualificazione dell'accordo di ristrutturazione in parola come contratto associativoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.