Nell’opera narrativa di Sebald, immagini, soprattutto disegni e fotografie, si introducono nella narrazione come segnali di interferenze temporali, anacronismi, sintomi, coincidenze casuali. In rapporto alla narrazione, non hanno nulla di illustrativo o didascalico, ma sono come apparizioni che irradiano un contesto: un contesto meno teso a creare la trama di una storia che a portare testimonianza di assenza e di alterità. Il saggio analizza alcuni segmenti narrativi di Sebald al fine di studiare il modo di interazione tra immagini e testo sotto il profilo estetico e sotto il profilo etico. Si considera dapprima l’immagine come produzione di contesto, facendo ricorso al paradigma della comprensione estetica del senso di Wittgenstein come attitudine sentimentale e insieme riflessiva (in senso kantiano) a far apparire la forma in un esempio singolo. Si considera poi il rapporto all’assenza che è costitutiva dell’immagine (da me studiato in passato attraverso il paradigma sublime) sotto il profilo etico della testimonianza. In Sebald è possibile riconoscere una genesi testimoniale della scrittura, che rimanda a una rilettura del concetto di traccia in una logica temporale non lineare. Si fa riferimento alla prospettiva di Michel de Certeau, per cui la traccia non è semplice luogotenenza, ma revenance dell’altro: la narrazione non va dai resti alla loro comprensione, ma dal lavoro presente alla produzione del passato, della sua assenza e insieme delle sue tracce.
Immaginare, comprendere, testimoniare. L'iconotesto come ambiente mediale in W. G. Sebald
Silvana Borutti
2018-01-01
Abstract
Nell’opera narrativa di Sebald, immagini, soprattutto disegni e fotografie, si introducono nella narrazione come segnali di interferenze temporali, anacronismi, sintomi, coincidenze casuali. In rapporto alla narrazione, non hanno nulla di illustrativo o didascalico, ma sono come apparizioni che irradiano un contesto: un contesto meno teso a creare la trama di una storia che a portare testimonianza di assenza e di alterità. Il saggio analizza alcuni segmenti narrativi di Sebald al fine di studiare il modo di interazione tra immagini e testo sotto il profilo estetico e sotto il profilo etico. Si considera dapprima l’immagine come produzione di contesto, facendo ricorso al paradigma della comprensione estetica del senso di Wittgenstein come attitudine sentimentale e insieme riflessiva (in senso kantiano) a far apparire la forma in un esempio singolo. Si considera poi il rapporto all’assenza che è costitutiva dell’immagine (da me studiato in passato attraverso il paradigma sublime) sotto il profilo etico della testimonianza. In Sebald è possibile riconoscere una genesi testimoniale della scrittura, che rimanda a una rilettura del concetto di traccia in una logica temporale non lineare. Si fa riferimento alla prospettiva di Michel de Certeau, per cui la traccia non è semplice luogotenenza, ma revenance dell’altro: la narrazione non va dai resti alla loro comprensione, ma dal lavoro presente alla produzione del passato, della sua assenza e insieme delle sue tracce.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.