Agli stranieri di una certa cultura, giunti a Cremona richiamati dal nome di Stradivari, era apparsa a lungo inspiegabile la mancanza in città di vestigia che ne concretizzassero il mito. Il fatto emerse con significati nuovi all’indomani dell’Unità d’Italia, senza dubbio il periodo più fertile d’‘invenzione’ e ripensamento del senso di appartenenza locale in rapporto alla nazione da poco ritrovata. Il fascismo contribuì a rinverdire la fama del sommo costruttore, offrendo le condizioni materiali e spirituali per una rinascita della liuteria cremonese, nel quadro di un più vasto disegno autocelebrativo della ‘piccola patria’. Ma fu solo nel 1961 che, grazie alla lungimiranza di Alfredo Puerari, direttore del Museo civico e presidente dell’Ente provinciale per il turismo, fu data origine alle preziose collezioni d’archi, oggi esposte al Museo del Violino, con l’acquisto dello strumento ex Joachim, opera di Stradivari del 1715, ribattezzato non a caso il Cremonese. Cosa rappresentasse per lo storico dell’arte questo ‘ritorno a casa’, quali forze politiche e culturali mise in campo e che significato assunse, per la città, la complessa e costosa operazione costituiscono l’oggetto del volume, contributo per una storia identitaria di Cremona attraverso la lente particolare dei violini, oggi sempre più ‘marchio’ della città dentro e fuori i confini nazionali.

Alfredo Puerari e il Cremonese 1715. Un caso di educazione al patrimonio culturale

Morandi Matteo
2017-01-01

Abstract

Agli stranieri di una certa cultura, giunti a Cremona richiamati dal nome di Stradivari, era apparsa a lungo inspiegabile la mancanza in città di vestigia che ne concretizzassero il mito. Il fatto emerse con significati nuovi all’indomani dell’Unità d’Italia, senza dubbio il periodo più fertile d’‘invenzione’ e ripensamento del senso di appartenenza locale in rapporto alla nazione da poco ritrovata. Il fascismo contribuì a rinverdire la fama del sommo costruttore, offrendo le condizioni materiali e spirituali per una rinascita della liuteria cremonese, nel quadro di un più vasto disegno autocelebrativo della ‘piccola patria’. Ma fu solo nel 1961 che, grazie alla lungimiranza di Alfredo Puerari, direttore del Museo civico e presidente dell’Ente provinciale per il turismo, fu data origine alle preziose collezioni d’archi, oggi esposte al Museo del Violino, con l’acquisto dello strumento ex Joachim, opera di Stradivari del 1715, ribattezzato non a caso il Cremonese. Cosa rappresentasse per lo storico dell’arte questo ‘ritorno a casa’, quali forze politiche e culturali mise in campo e che significato assunse, per la città, la complessa e costosa operazione costituiscono l’oggetto del volume, contributo per una storia identitaria di Cremona attraverso la lente particolare dei violini, oggi sempre più ‘marchio’ della città dentro e fuori i confini nazionali.
2017
978-88-909179-8-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1222947
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