Frutto di una ricerca su inediti episodi di scultura monumentale, il volume studia e completa per la prima volta il quadro delle conoscenze riguardo alle opere concepite da Lucio Fontana in relazione all'architettura, dagli esordi di scultura funeraria alla decorazione di soffitti per interni di opere razionaliste degli anni Trenta. Mentre la produzione funeraria, soprattutto quella iniziale dello scorcio degli anni Venti, rivela l'influenza e il fascino di Adolfo Wildt, l'esperienza successiva in collaborazione con gli architetti del primo razionalismo lombardo ( BBPR, Figini e Pollini, Luciano Baldessari, Giuseppe Terragni tra gli altri) mostra come i concetti plastici colorati e dalle forme espressioniste dello scultore si addicessero particolarmente alle pareti nude dell'architettura intesa non solo come machine à habiter e delle ipotesi progettuali d'avanguardia. Al tempo stesso la ricerca si incentra su una produzione plastica in gran parte perduta, come i bassorilievi in gesso colorato creati per l'Expo di Parigi del 1937, qui per la prima volta individuati e analizzati, magicamente sospesi a delle funi e galleggianti nell'aria, secondo un approccio che anticipa di numerosi anni la sperimentazione "ambientale" avviata solo a partire dal 1949. Lo studio mette in luce, infine, con fonti in gran parte inedite, la produzione monumentale ( di arte pubblica) a cui si lega il nome di Fontana scultore nell'Italia degli anni trenta, che trascorre dalle ipotesi celebrative a quelle effimere create per esposizioni temporanee, dove l'impegno del giovane artista si profonde in concetti apparentemente più figurativi o in nuove ipotesi sperimentali, attraverso l'adozione di nuove tecniche, come la scultura in ceramica o la copertura musiva dell'oggetto plastico, evidenti soprattutto sullo scadere del decennio.
Lucio Fontana. La scultura architettonica negli anni Trenta
CAMPIGLIO, PAOLO
1995-01-01
Abstract
Frutto di una ricerca su inediti episodi di scultura monumentale, il volume studia e completa per la prima volta il quadro delle conoscenze riguardo alle opere concepite da Lucio Fontana in relazione all'architettura, dagli esordi di scultura funeraria alla decorazione di soffitti per interni di opere razionaliste degli anni Trenta. Mentre la produzione funeraria, soprattutto quella iniziale dello scorcio degli anni Venti, rivela l'influenza e il fascino di Adolfo Wildt, l'esperienza successiva in collaborazione con gli architetti del primo razionalismo lombardo ( BBPR, Figini e Pollini, Luciano Baldessari, Giuseppe Terragni tra gli altri) mostra come i concetti plastici colorati e dalle forme espressioniste dello scultore si addicessero particolarmente alle pareti nude dell'architettura intesa non solo come machine à habiter e delle ipotesi progettuali d'avanguardia. Al tempo stesso la ricerca si incentra su una produzione plastica in gran parte perduta, come i bassorilievi in gesso colorato creati per l'Expo di Parigi del 1937, qui per la prima volta individuati e analizzati, magicamente sospesi a delle funi e galleggianti nell'aria, secondo un approccio che anticipa di numerosi anni la sperimentazione "ambientale" avviata solo a partire dal 1949. Lo studio mette in luce, infine, con fonti in gran parte inedite, la produzione monumentale ( di arte pubblica) a cui si lega il nome di Fontana scultore nell'Italia degli anni trenta, che trascorre dalle ipotesi celebrative a quelle effimere create per esposizioni temporanee, dove l'impegno del giovane artista si profonde in concetti apparentemente più figurativi o in nuove ipotesi sperimentali, attraverso l'adozione di nuove tecniche, come la scultura in ceramica o la copertura musiva dell'oggetto plastico, evidenti soprattutto sullo scadere del decennio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.