L’articolo esamina i capitoli 10 e 11 del libro III della “Politica” in cui Aristotele discute il tema dell’attribuzione dell’autorità suprema (to kyrion) nella città e analizza in particolare, adottando una metodologia dialettica, le argomentazioni a favore o contro la possibilità che tale autorità sia conferita alla moltitudine (to plethos). Un’attenzione particolare viene riservata alla cosiddetta “teoria della somma”, più recentemente ribattezzata “Doctrine od the Wisdom of the Multitude”, che giustifica l’assegnazione del potere supremo alla moltitudine, purché essa lo eserciti negli organismi decisionali collettivi. In questo modo, le qualità etiche e intellettuali non eccellenti dei singoli si combinano tra loro, dando luogo a decisioni positive. Al tempo stesso, l’estromissione della moltitudine dalle cariche più importanti induce a ritenere che Aristotele sia favorevole a un sistema politico moderato, ispirato all’antico modello soloniano. Il filosofo appare invece critico nei confronti di un sovrano assoluto, anche se dotato di una virtù eccezionale, perché un simile governante, che assomma in sé tutti i poteri, può essere soggetto alle passioni. Aristotele ritiene che la vera autorità debba essere assegnata alla legge, che definisce come una regola intelligente e imparziale.
A chi deve appartenere l'autorità suprema nella città? Il problema del "kyrion" nella "Politica" di Aristotele.
Silvia Gastaldi
2018-01-01
Abstract
L’articolo esamina i capitoli 10 e 11 del libro III della “Politica” in cui Aristotele discute il tema dell’attribuzione dell’autorità suprema (to kyrion) nella città e analizza in particolare, adottando una metodologia dialettica, le argomentazioni a favore o contro la possibilità che tale autorità sia conferita alla moltitudine (to plethos). Un’attenzione particolare viene riservata alla cosiddetta “teoria della somma”, più recentemente ribattezzata “Doctrine od the Wisdom of the Multitude”, che giustifica l’assegnazione del potere supremo alla moltitudine, purché essa lo eserciti negli organismi decisionali collettivi. In questo modo, le qualità etiche e intellettuali non eccellenti dei singoli si combinano tra loro, dando luogo a decisioni positive. Al tempo stesso, l’estromissione della moltitudine dalle cariche più importanti induce a ritenere che Aristotele sia favorevole a un sistema politico moderato, ispirato all’antico modello soloniano. Il filosofo appare invece critico nei confronti di un sovrano assoluto, anche se dotato di una virtù eccezionale, perché un simile governante, che assomma in sé tutti i poteri, può essere soggetto alle passioni. Aristotele ritiene che la vera autorità debba essere assegnata alla legge, che definisce come una regola intelligente e imparziale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.