Partendo dall’aprioristica constatazione dell’inesistenza di un vocabolo greco sovrapponibile in toto all’italiano “violenza” e dal rifiuto di una semplicistica assimilazione delle nostre categorie di pensiero a quelle greche, si problematizza la presenza della violenza nel teatro menandreo, con particolare attenzione all’Aspis. Emerge un quadro composito in cui la violenza stessa, percepita a livello sia individuale, ad esempio nello stupro, sia sovraindividuale, ad esempio nella sopravvivenza di leggi o di istituzioni, quali l’epiclerato, ormai avvertite come prevaricanti, è oggetto di un costante tentativo di rimozione in nome di un’ostentata armonia, in realtà solo apparente.
Menandro: la violenza negata?
RAINA, GIAMPIERA
2006-01-01
Abstract
Partendo dall’aprioristica constatazione dell’inesistenza di un vocabolo greco sovrapponibile in toto all’italiano “violenza” e dal rifiuto di una semplicistica assimilazione delle nostre categorie di pensiero a quelle greche, si problematizza la presenza della violenza nel teatro menandreo, con particolare attenzione all’Aspis. Emerge un quadro composito in cui la violenza stessa, percepita a livello sia individuale, ad esempio nello stupro, sia sovraindividuale, ad esempio nella sopravvivenza di leggi o di istituzioni, quali l’epiclerato, ormai avvertite come prevaricanti, è oggetto di un costante tentativo di rimozione in nome di un’ostentata armonia, in realtà solo apparente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.