L’irregolarità metrico-formale che contraddistingue alcune delle composizioni intonate da Nicolò del Preposto è stata spesso messa in relazione al carattere di sperimentazione che si rileva sul versante della forma e delle tecniche compositive musicali. Si tratta in realtà di due fenomeni ben distinti sui quali occorre far luce in maniera indipendente con l’ausilio degli strumenti della filologia musicale. Il presente contributo prende in considerazione il primo tipo di irregolarità, concentrandosi sulle ballate e sui madrigali. Restano escluse dal campo di indagine le cacce, a cui il concetto di irregolarità – in virtù della mancanza di un modello di riferimento comunemente accettato e attestato compiutamente dal repertorio sopravvissuto – non è applicabile. Nella prima parte si dimostra come le anomalie formali siano da attribuirsi esclusivamente a guasti intervenuti nel corso della tradizione manoscritta musicale. Nella seconda parte, grazie alla versione di un nuovo testimone letterario, si integra la volta della ballata Stato nessun ferm’à, sanando la sua presunta anomalia formale e rivelando una struttura strofica comune ad altre due ballate intonate da Nicolò, Chi ’l ben sofrir non pò (Franco Sacchetti) e Ciascun faccia per sé. Si configura così una piccola serie, in cui all’omogeneità strutturale si unisce una fitta trama di connessioni che riguardano sia i testi poetici sia le intonazioni.

Presunte anomalie e intertestualità verbale e musicale nell'opera di Nicolò del Preposto

Antonio Calvia
2015-01-01

Abstract

L’irregolarità metrico-formale che contraddistingue alcune delle composizioni intonate da Nicolò del Preposto è stata spesso messa in relazione al carattere di sperimentazione che si rileva sul versante della forma e delle tecniche compositive musicali. Si tratta in realtà di due fenomeni ben distinti sui quali occorre far luce in maniera indipendente con l’ausilio degli strumenti della filologia musicale. Il presente contributo prende in considerazione il primo tipo di irregolarità, concentrandosi sulle ballate e sui madrigali. Restano escluse dal campo di indagine le cacce, a cui il concetto di irregolarità – in virtù della mancanza di un modello di riferimento comunemente accettato e attestato compiutamente dal repertorio sopravvissuto – non è applicabile. Nella prima parte si dimostra come le anomalie formali siano da attribuirsi esclusivamente a guasti intervenuti nel corso della tradizione manoscritta musicale. Nella seconda parte, grazie alla versione di un nuovo testimone letterario, si integra la volta della ballata Stato nessun ferm’à, sanando la sua presunta anomalia formale e rivelando una struttura strofica comune ad altre due ballate intonate da Nicolò, Chi ’l ben sofrir non pò (Franco Sacchetti) e Ciascun faccia per sé. Si configura così una piccola serie, in cui all’omogeneità strutturale si unisce una fitta trama di connessioni che riguardano sia i testi poetici sia le intonazioni.
2015
978-88-8450-651-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1314547
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