All’interno di un più ampio progetto di ricerca sulla musica e l’immigrazione a Cremona e dintorni, dal 2015 sto studiando le musiche dei rituali dei migranti. Nel caleidoscopico panorama religioso costituito da decine di culti diversi, chiese e templi – da quelli dei Sick, a quelli ortodossi o buddisti – una larga parte riguarda i cristiani d’Africa. La loro pratica religiosa è organizzata sulla fede e la nazionalità, cosicché molti hanno chiese e sacerdoti propri. Tuttavia i canti che essi cantano raccontano appartenenze etniche e locali multiple, una ricchezza di specificità musicali e di linguaggi che hanno origine nei vari capitali culturali dei partecipanti, che incrociano la nazionalità con il luogo di origine, l’etnia, la nazione di recezione, l’essere Cristiani e l’essere africani. Nonostante ciò, o forse anche per questo, è in atto un tentativo della diocesi di creare un’unica comunità transanzionale di chiese cristiane franconfone africane. In questo articolo concentrerò la mia attenzione sul ruolo che la musica ricopre in questi rituali. Come può allo stesso tempo unificare e esprimere specificità? Quali appartenenze rivela? La musica può raccontare molto più di quello che gli attori vogliono rappresentare con le parole.

The Chorale Saint Michel Archanges in Cremona (Lombardy, Italy) between locality and translocality

Fulvia Caruso
2019-01-01

Abstract

All’interno di un più ampio progetto di ricerca sulla musica e l’immigrazione a Cremona e dintorni, dal 2015 sto studiando le musiche dei rituali dei migranti. Nel caleidoscopico panorama religioso costituito da decine di culti diversi, chiese e templi – da quelli dei Sick, a quelli ortodossi o buddisti – una larga parte riguarda i cristiani d’Africa. La loro pratica religiosa è organizzata sulla fede e la nazionalità, cosicché molti hanno chiese e sacerdoti propri. Tuttavia i canti che essi cantano raccontano appartenenze etniche e locali multiple, una ricchezza di specificità musicali e di linguaggi che hanno origine nei vari capitali culturali dei partecipanti, che incrociano la nazionalità con il luogo di origine, l’etnia, la nazione di recezione, l’essere Cristiani e l’essere africani. Nonostante ciò, o forse anche per questo, è in atto un tentativo della diocesi di creare un’unica comunità transanzionale di chiese cristiane franconfone africane. In questo articolo concentrerò la mia attenzione sul ruolo che la musica ricopre in questi rituali. Come può allo stesso tempo unificare e esprimere specificità? Quali appartenenze rivela? La musica può raccontare molto più di quello che gli attori vogliono rappresentare con le parole.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1340738
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