Nel vasto repertorio di notizie storiche sul palazzo imperiale di Milano cito le più importanti: il palatium è nominato per la prima volta dal panegirista Claudio Mamertino, che si riferisce all’incontro a Milano tra Massimiano e Diocleziano nell’inverno 288-289; Ausonio parla delle palatinae arces. Nel 313 d.C. vi furono celebrate le nozze tra Licinio e Costanza, sorellastra di Costantino e venne emanato l’editto sulla tolleranza religiosa. A partire dal XIX secolo numerosi ritrovamenti, costituiti da imponenti fondazioni di muri emerse in tutta la zona occidentale della città antica, compresa tra le porte Vercellina e Ticinensis, il circo e il decumano (corrispondente alle attuali via Santa Maria alla Porta, via Santa Maria Fulcorina, via del Bollo) hanno iniziato a comporre una mappa del complesso palaziale, frammentaria e lacunosa, la cui rilettura suggerisce alcune riflessioni. La lacunosità dei dati è dovuta anche al fatto che la quota piuttosto alta a cui affiorano i resti, circa m 2.50-3 dal piano stradale, ha facilitato la perdita dei piani pavimentali e di parte delle strutture soprattutto in alzato, asportati, oltre che dalle spoliazioni avvenute già in epoca antica, dalle cantine moderne. Lo scavo di via Gorani ha restituito un quantitativo considerevole di crogioli e scarti metallurgici riferibili principalmente alla lavorazione di leghe a base di rame (in totale oltre 12 kg). In particolare i crogioli rinvenuti sono più di 5,5 kg, la metà dei quali proviene dalle stratigrafie altomedievali e circa un terzo come residuali dai livelli bassomedievali. I crogioli in esame sono tutti realizzati a tornio veloce con argille caolinitiche di ottima qualità molto simili tra di loro, resistenti e altamente refrattarie, spesso bianche e brillanti come una porcellana. L’impasto ceramico, al momento trasformato dall’utilizzo, si presenta con una tessitura vitrofirica, con granuli arrotondati di quarzo entro una matrice vetrosa. La tessitura e la composizione mineralogica e chimica erano adatte per recipienti aventi una forte resistenza alle alte temperature. La scelta e la preparazione di depositi geologici così specifici, selezionati, appositamente trattati e altamente refrattari, furono fatte con grande cura e appropriatezza tecnologica. È molto probabile che tali crogioli venissero utilizzati per la produzione di leghe a base di rame, sia binarie (Cu-Sn) che ternarie (Cu-Sn-Pb).

Milano tra tardo antico e alto medioevo: lo scavo del palazzo imperiale di via Gorani

Riccardi M. P.
Conceptualization
;
2020-01-01

Abstract

Nel vasto repertorio di notizie storiche sul palazzo imperiale di Milano cito le più importanti: il palatium è nominato per la prima volta dal panegirista Claudio Mamertino, che si riferisce all’incontro a Milano tra Massimiano e Diocleziano nell’inverno 288-289; Ausonio parla delle palatinae arces. Nel 313 d.C. vi furono celebrate le nozze tra Licinio e Costanza, sorellastra di Costantino e venne emanato l’editto sulla tolleranza religiosa. A partire dal XIX secolo numerosi ritrovamenti, costituiti da imponenti fondazioni di muri emerse in tutta la zona occidentale della città antica, compresa tra le porte Vercellina e Ticinensis, il circo e il decumano (corrispondente alle attuali via Santa Maria alla Porta, via Santa Maria Fulcorina, via del Bollo) hanno iniziato a comporre una mappa del complesso palaziale, frammentaria e lacunosa, la cui rilettura suggerisce alcune riflessioni. La lacunosità dei dati è dovuta anche al fatto che la quota piuttosto alta a cui affiorano i resti, circa m 2.50-3 dal piano stradale, ha facilitato la perdita dei piani pavimentali e di parte delle strutture soprattutto in alzato, asportati, oltre che dalle spoliazioni avvenute già in epoca antica, dalle cantine moderne. Lo scavo di via Gorani ha restituito un quantitativo considerevole di crogioli e scarti metallurgici riferibili principalmente alla lavorazione di leghe a base di rame (in totale oltre 12 kg). In particolare i crogioli rinvenuti sono più di 5,5 kg, la metà dei quali proviene dalle stratigrafie altomedievali e circa un terzo come residuali dai livelli bassomedievali. I crogioli in esame sono tutti realizzati a tornio veloce con argille caolinitiche di ottima qualità molto simili tra di loro, resistenti e altamente refrattarie, spesso bianche e brillanti come una porcellana. L’impasto ceramico, al momento trasformato dall’utilizzo, si presenta con una tessitura vitrofirica, con granuli arrotondati di quarzo entro una matrice vetrosa. La tessitura e la composizione mineralogica e chimica erano adatte per recipienti aventi una forte resistenza alle alte temperature. La scelta e la preparazione di depositi geologici così specifici, selezionati, appositamente trattati e altamente refrattari, furono fatte con grande cura e appropriatezza tecnologica. È molto probabile che tali crogioli venissero utilizzati per la produzione di leghe a base di rame, sia binarie (Cu-Sn) che ternarie (Cu-Sn-Pb).
2020
978-88-99547-43-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1344596
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