Il saggio ricostruisce il profilo artistico e ideologico di Ildebrando Pizzetti nel quindicennio 1910–25, quando i membri della cosiddetta “generazione dell’Ottanta” si impegnavano ad attuare il loro programma di rinnovamento della musica italiana. Attraverso l’analisi di carteggi inediti, conservati nel Fondo Pizzetti dell’Istituto Treccani, si fa luce sulla visione del compositore parmense e sulle contraddizioni del gruppo: mentre Malipiero sogna una “lega” di giovani musicisti, che avanzi compatta e battagliera, l’autore di Fedra sceglie la via di un disincantato individualismo e, in uno scritto dal titolo La «Senzatetto», esprime la propria sfiducia verso le strategie della militanza culturale. Tali divergenze esploderanno con l’entrata in scena di Alfredo Casella, rivelando un contrasto più profondo, che coinvolge il piano delle tecniche compositive e delle estetiche di riferimento. La seconda parte del saggio ripercorre la storia poco nota della presenza pizzettiana nella Società Nazionale di Musica, dall’adesione titubante, quasi forzata, fino al rifiuto di ogni collaborazione con i colleghi, tacciati di futurismo. Accanto alla disamina dei motivi di attrito fra Casella e Pizzetti, viene suggerita una prospettiva critica che evidenzia le analogie tra i due compositori: facendo propria la lezione del vociano Bastianelli, entrambi condividono un rapporto problematico con la modernità musicale, che oscilla tra apertura e reazione identitaria.

«Non posso, non devo, non voglio». Il Maestro Pizzetti nella "lega" dei modernisti

Fontanelli F.
2019-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce il profilo artistico e ideologico di Ildebrando Pizzetti nel quindicennio 1910–25, quando i membri della cosiddetta “generazione dell’Ottanta” si impegnavano ad attuare il loro programma di rinnovamento della musica italiana. Attraverso l’analisi di carteggi inediti, conservati nel Fondo Pizzetti dell’Istituto Treccani, si fa luce sulla visione del compositore parmense e sulle contraddizioni del gruppo: mentre Malipiero sogna una “lega” di giovani musicisti, che avanzi compatta e battagliera, l’autore di Fedra sceglie la via di un disincantato individualismo e, in uno scritto dal titolo La «Senzatetto», esprime la propria sfiducia verso le strategie della militanza culturale. Tali divergenze esploderanno con l’entrata in scena di Alfredo Casella, rivelando un contrasto più profondo, che coinvolge il piano delle tecniche compositive e delle estetiche di riferimento. La seconda parte del saggio ripercorre la storia poco nota della presenza pizzettiana nella Società Nazionale di Musica, dall’adesione titubante, quasi forzata, fino al rifiuto di ogni collaborazione con i colleghi, tacciati di futurismo. Accanto alla disamina dei motivi di attrito fra Casella e Pizzetti, viene suggerita una prospettiva critica che evidenzia le analogie tra i due compositori: facendo propria la lezione del vociano Bastianelli, entrambi condividono un rapporto problematico con la modernità musicale, che oscilla tra apertura e reazione identitaria.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1349182
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