Il cambiamento delle caratteristiche del prodotto cartografia numerica rispetto a quelle della cartografia tradizionale, che ha creato la necessità di un importante rinnovamento dei processi produttivi, ha ugualmente influenzato l’ultima fase del processo produttivo della cartografia e cioè il collaudo. Già il collaudo dei lavori di cartografia tradizionale si caratterizza e si distingue, per molti aspetti, rispetto ai collaudi consueti che sono propri dei lavori di Ingegneria civile. Nel collaudo della cartografia numerica gli aspetti atipici dell’operazione di collaudo si enfatizzano ancor più. In generale nelle opere di Ingegneria civile il collaudo consiste nell’esecuzione, da parte del Collaudatore, di operazioni che nulla hanno a che fare con il processo produttivo che ha prodotto l’oggetto da collaudare: il Collaudatore applica delle metodologie di verifica, molte volte di tipo distruttivo, che non consistono nel ripetere operazioni che sono state eseguite dalla Ditta che ha realizzato il lavoro, ma che sono completamente diverse. Il Collaudatore, per giudicare la qualità del prodotto, non è cioè tenuto a rieseguire parte dell’opera per avere un campione di riferimento a cui paragonare le caratteristiche del manufatto fornito dalla Ditta che ha eseguito il lavoro. Invece nei collaudi di lavori topografici o cartografici in generale, il Collaudatore è chiamato a ripetere, in corso d’opera, parte del lavoro fatto dalla Ditta. Questi parziali rifacimenti devono addirittura essere effettuati con modalità più raffinate, proprio perché possano costituire un punto di confronto valido per esprimere giudizi di merito. Si tratta quindi non solo di un collaudo non distruttivo, ma di una vera e propria ripetizione del lavoro eseguito dalla Ditta. Dopo le fasi di verifiche in corso d’opera, è previsto il collaudo finale sul terreno. È questo il controllo più probante perché, anche quando si esegue un collaudo per fasi, il fatto che venga collaudata la bontà delle riprese aeree, della rete di inquadramento, della triangolazione aerea, della restituzione e del disegno non rende automaticamente inutile o evitabile il collaudo sul terreno. I certificati di collaudo che vengono emessi in itinere devono avere la clausola che facciano salvi la Committenza, e il Collaudatore stesso, dall’esprimere un giudizio finale soltanto in funzione delle misure che verranno fatte sul terreno: tutte le prove vengono accettate cioè sempre con la riserva che debbano essere avallate da questo riscontro finale sul terreno. Nel riscontro finale sul terreno il Collaudatore di cartografia tradizionale, anziché rifare quello che la Ditta ha fatto per produrre il lavoro, veste i panni dell’utilizzatore: esegue misure sulla cartografia e poi va a verificare che queste misure abbiano un riscontro reale. Il Collaudatore si trasforma da produttore in utente, utilizza la cartografia e con un atto finale valida i risultati che può ottenere un utente della cartografia. Per fare questo lavoro di validazione al Collaudatore di cartografia tradizionale sono sempre stati necessari strumenti molto semplici, come semplici sono gli strumenti di un utente. Infatti un utilizzatore di cartografia tradizionale o ne fa uso per scopi di tipo qualitativo e allora riconosce sulla cartografia quello che esiste sul territorio e trae conclusioni che possano servire per scopi di pianificazione, o ne fa un uso metrico e cioè con strumenti molto semplici esegue sulla carta delle misure che poi utilizza a scopi progettuali. La funzione dell’utilizzatore di cartografia tradizionale può quindi essere interpretata dal Collaudatore in maniera molto semplice : una rivisitazione, carta alla mano, della zona rilevata per un controllo qualitativo e misure molto semplici sul supporto tradizionale cartaceo e la cui affidabilità sia verificata a terra mediante misure dirette mediante nastri metallici o strumenti topografici. Nel caso della cartografia numerica le cose sono molto più complesse. La cartografia numerica non viene generalmente prodotta nella sua strutturazione-dati definitiva, ma viene realizzata con strumenti che ne prevedono la creazione secondo determinati formati. Essa viene poi ulteriormente completata ed elaborata generalmente negli stessi formati della restituzione, o ancora in formati intermedi, necessari a programmi di editing ed infine viene consegnata all’utente. Talvolta l’utente richiede la cartografia numerica nel formato in cui essa viene prodotta; più spesso, la richiede in formati differenti, funzionali al sistema di gestione che possiede. Si pone a questo punto il problema fondamentale del collaudo della cartografia numerica. • Il Collaudatore deve essere in grado di seguire in itinere il lavoro così come viene via via formandosi, avendo la conoscenza delle metodologie, e cioè del software, che utilizza la Ditta per produrre la cartografia numerica. • Ma deve essere anche in grado di conoscere il software finale con cui l’utilizzatore utilizzerà la cartografia, per assicurarsi che ciò che viene consegnato, nel formato finale, corrisponda in realtà a quello che lui stesso ha collaudato in itinere nel formato di produzione. È necessario allora che la competenza del Collaudatore della cartografia numerica sia completata dalla componente di competenza informatica, senza la quale non è possibile dare un giudizio di merito valido su quello che può essere la produzione della cartografia in forma numerica. Non solo. Il Collaudatore, oltre che avere esperienza di utilizzazione e familiarità con i diversi sistemi hardware e software collegati alla produzione della cartografia numerica e al suo utilizzo, deve, in alcuni casi, avere capacità di assumere atteggiamenti critici su quello che i sistemi software e hardware in uso alla Ditta appaltante sono effettivamente in grado di fare, perché vengano realizzate quelle specifiche tecniche che caratterizzano il prodotto così come viene richiesto dalla Committenza. Sicuramente la figura del Collaudatore si arricchisce di questa nuova competenza professionale e, così come il Collaudatore di cartografia tradizionale doveva disporre per il collaudo di un certo suo minimale attrezzatura topografica o di altro tipo per effettuare i controlli della cartografia, deve, nel caso della cartografia numerica, poter disporre di strumenti propri per effettuare determinati tipi di verifiche sui dati numerici. Questa necessità di strumenti di controllo non deve essere interpretata come un atteggiamento di non fiducia nel mondo della produzione fotogrammetrica, al quale invece va ammirazione per la capacità di riconversione dimostrata, ma come approccio rigoroso alla operazione stessa del collaudo. In alcuni casi di lavori particolarmente complessi, chi produce cartografia può ricorrere l’adozione di piccoli accorgimenti per ovviare a carenze sul piano tecnico e qualitativo del prodotto che viene via via formandosi. Se non si ha la capacità di trattare il dato numerico con strumenti informatici, di criticare un software, di entrare nei file per leggerli, di capire la struttura del prodotto, anche in termini di dato informatico, non si ha neppure la capacità di individuare questi piccoli accorgimenti, che vengono messi in atto per tamponare eventuali difetti. Recarsi presso la Ditta che produce cartografia numerica e chiedere di esaminare il prodotto sugli strumenti stessi della Ditta, equivale a mettersi completamente nella condizione di poter vedere solo ciò che qualcuno pone alla nostra attenzione, senza potere effettivamente capire nel profondo quanto avviene, e può costituire un elemento di compromissione del lavoro che viene fatto per il collaudo. Molto più correttamente il Collaudatore dovrebbe poter richiedere alla Ditta tutto quello che viene prodotto in forma numerica, sia in sede di restituzione, sia successivamente, dopo la fase di editing e poter visionare il materiale sul proprio hardware, con il proprio software, mediante programmi particolarmente dedicati al collaudo e non alla produzione. Quelli che la Ditta possiede, sono infatti generalmente software finalizzati alla produzione, non al collaudo. Questo perché settore cartografico, al contrario di quando accade invece per altri settori produttivi italiani, non si è ancora diffuso l’atteggiamento di sensibilizzazione all’adozione di metodi e procedure per il controllo di qualità sul prodotto. La validazione sulla qualità del prodotto non è garantita da metodologie di controllo interne sulle differenti fasi di realizzazione, ma è affidata alla verifica finale e alla certificazione da parte del Collaudatore. Il Collaudatore deve allora poter disporre di strumenti sofisticati di controllo. Il mondo della produzione deve, per parte sua, continuare a manifestare disponibiltà all’esecuzione di verifiche non usuali nei collaudi di cartografia tradizionale, accettando, in particolare, che certi controlli, prima effettuati per campione e demandati al Collaudatore in fase di collaudo finale, vengano invece svolti, nel caso della cartografia numerica, in itinere sul 100% del prodotto. Ci riferiamo, ad esempio, al problema della codifica. Nella cartografia numerica, per quanto grande possa essere il lavoro consegnato, non ci deve essere neanche un’entità geometrica che abbia una codifica che non è contemplata fra quelle previste dal Capitolato. Questo controllo deve essere effettuato al 100%. È un controllo semplice da attuare: dato un elenco di codici ammessi, un programma batch verifica che tutte le entità, presenti nei vari file che costituiscono il lavoro, abbiano un codice che sia fra quelli previsti nel sistema di codifica. Un altro esempio di controllo sulla totalità dei dati è quello da effettuare sulle entità classificate come aventi significato di superficie e che quindi devono essere rappresentate con spezzate chiuse. Programmi batch devono prendere in esame tutte le entità con codici di questo tipo presenti nella cartografia e verificare che siano tutte effettivamente rappresentate da spezzate chiuse. Il concetto di controlli totali e in itinere è nuovo e proprio della cartografia numerica. Sarebbe auspicabile venisse fatto proprio dalle Ditte che dovrebbero dotarsi di programmi di verifica e utilizzarli come strumenti per l’analisi della qualità. Ma se, per ora, tali programmi non sono ancora patrimonio delle Ditte, è indispensabile che siano a disposizione del Collaudatore. Il Collaudatore deve possedere un suo patrimonio di programmi, di software ad hoc, dedicato al collaudo e deve essere in grado di applicare questi programmi sui dati che vengono prodotti dalla Ditta. Per far questo deve avere anche la capacità e la sensibilità di capire come facilitare l’azione della Ditta perché possa fornire i suoi dati così che vengano accettati dai programmi di collaudo, senza che questo crei un aggravio nei costi di produzione. 3 Aspetti caratterizzanti il collaudo della cartografia numerica Se il passaggio dalla cartografia tecnica tradizionale disegnata alla cartografia tecnica numerica ha creato nuove esigenze alle Ditte, ha creato anche la necessità di un aggiornamento della figura professionale del Collaudatore cartografico, a cui sono ora richieste, oltre che capacità strettamente topografiche e fotogrammetriche, anche competenze informatiche non superficiali. Premesso questo, vediamo quali altre azioni sono proprie del Collaudatore quando è chiamato a validare lavori di cartografia numerica. Trascuriamo, in questo contesto, l’analisi dei controlli relativi alle fasi operative comuni ai processi di produzione della cartografia tradizionale e della cartografia numerica, quali le riprese aeree, e la realizzazione delle reti di inquadramento e di appoggio, sebbene sia di grande attualità investigare sui differenti metodi di controllo da utilizzare per reti realizzate mediante la tecnologia GPS, rispetto alle metodologie usuali di collaudo che si attuano su reti di tipo essenzialmente geodetico. Limitiamoci a considerare le verifiche da attuare sul prodotto della restituzione fotogrammetrica diretta e, in particolare, vediamo qui come possa essere condotto l’esame del prodotto finale.

Un’impostazione innovativa per i capitolati relativi alla realizzazione di cartografia numerica a grande scala

SPALLA, ANNA
1999-01-01

Abstract

Il cambiamento delle caratteristiche del prodotto cartografia numerica rispetto a quelle della cartografia tradizionale, che ha creato la necessità di un importante rinnovamento dei processi produttivi, ha ugualmente influenzato l’ultima fase del processo produttivo della cartografia e cioè il collaudo. Già il collaudo dei lavori di cartografia tradizionale si caratterizza e si distingue, per molti aspetti, rispetto ai collaudi consueti che sono propri dei lavori di Ingegneria civile. Nel collaudo della cartografia numerica gli aspetti atipici dell’operazione di collaudo si enfatizzano ancor più. In generale nelle opere di Ingegneria civile il collaudo consiste nell’esecuzione, da parte del Collaudatore, di operazioni che nulla hanno a che fare con il processo produttivo che ha prodotto l’oggetto da collaudare: il Collaudatore applica delle metodologie di verifica, molte volte di tipo distruttivo, che non consistono nel ripetere operazioni che sono state eseguite dalla Ditta che ha realizzato il lavoro, ma che sono completamente diverse. Il Collaudatore, per giudicare la qualità del prodotto, non è cioè tenuto a rieseguire parte dell’opera per avere un campione di riferimento a cui paragonare le caratteristiche del manufatto fornito dalla Ditta che ha eseguito il lavoro. Invece nei collaudi di lavori topografici o cartografici in generale, il Collaudatore è chiamato a ripetere, in corso d’opera, parte del lavoro fatto dalla Ditta. Questi parziali rifacimenti devono addirittura essere effettuati con modalità più raffinate, proprio perché possano costituire un punto di confronto valido per esprimere giudizi di merito. Si tratta quindi non solo di un collaudo non distruttivo, ma di una vera e propria ripetizione del lavoro eseguito dalla Ditta. Dopo le fasi di verifiche in corso d’opera, è previsto il collaudo finale sul terreno. È questo il controllo più probante perché, anche quando si esegue un collaudo per fasi, il fatto che venga collaudata la bontà delle riprese aeree, della rete di inquadramento, della triangolazione aerea, della restituzione e del disegno non rende automaticamente inutile o evitabile il collaudo sul terreno. I certificati di collaudo che vengono emessi in itinere devono avere la clausola che facciano salvi la Committenza, e il Collaudatore stesso, dall’esprimere un giudizio finale soltanto in funzione delle misure che verranno fatte sul terreno: tutte le prove vengono accettate cioè sempre con la riserva che debbano essere avallate da questo riscontro finale sul terreno. Nel riscontro finale sul terreno il Collaudatore di cartografia tradizionale, anziché rifare quello che la Ditta ha fatto per produrre il lavoro, veste i panni dell’utilizzatore: esegue misure sulla cartografia e poi va a verificare che queste misure abbiano un riscontro reale. Il Collaudatore si trasforma da produttore in utente, utilizza la cartografia e con un atto finale valida i risultati che può ottenere un utente della cartografia. Per fare questo lavoro di validazione al Collaudatore di cartografia tradizionale sono sempre stati necessari strumenti molto semplici, come semplici sono gli strumenti di un utente. Infatti un utilizzatore di cartografia tradizionale o ne fa uso per scopi di tipo qualitativo e allora riconosce sulla cartografia quello che esiste sul territorio e trae conclusioni che possano servire per scopi di pianificazione, o ne fa un uso metrico e cioè con strumenti molto semplici esegue sulla carta delle misure che poi utilizza a scopi progettuali. La funzione dell’utilizzatore di cartografia tradizionale può quindi essere interpretata dal Collaudatore in maniera molto semplice : una rivisitazione, carta alla mano, della zona rilevata per un controllo qualitativo e misure molto semplici sul supporto tradizionale cartaceo e la cui affidabilità sia verificata a terra mediante misure dirette mediante nastri metallici o strumenti topografici. Nel caso della cartografia numerica le cose sono molto più complesse. La cartografia numerica non viene generalmente prodotta nella sua strutturazione-dati definitiva, ma viene realizzata con strumenti che ne prevedono la creazione secondo determinati formati. Essa viene poi ulteriormente completata ed elaborata generalmente negli stessi formati della restituzione, o ancora in formati intermedi, necessari a programmi di editing ed infine viene consegnata all’utente. Talvolta l’utente richiede la cartografia numerica nel formato in cui essa viene prodotta; più spesso, la richiede in formati differenti, funzionali al sistema di gestione che possiede. Si pone a questo punto il problema fondamentale del collaudo della cartografia numerica. • Il Collaudatore deve essere in grado di seguire in itinere il lavoro così come viene via via formandosi, avendo la conoscenza delle metodologie, e cioè del software, che utilizza la Ditta per produrre la cartografia numerica. • Ma deve essere anche in grado di conoscere il software finale con cui l’utilizzatore utilizzerà la cartografia, per assicurarsi che ciò che viene consegnato, nel formato finale, corrisponda in realtà a quello che lui stesso ha collaudato in itinere nel formato di produzione. È necessario allora che la competenza del Collaudatore della cartografia numerica sia completata dalla componente di competenza informatica, senza la quale non è possibile dare un giudizio di merito valido su quello che può essere la produzione della cartografia in forma numerica. Non solo. Il Collaudatore, oltre che avere esperienza di utilizzazione e familiarità con i diversi sistemi hardware e software collegati alla produzione della cartografia numerica e al suo utilizzo, deve, in alcuni casi, avere capacità di assumere atteggiamenti critici su quello che i sistemi software e hardware in uso alla Ditta appaltante sono effettivamente in grado di fare, perché vengano realizzate quelle specifiche tecniche che caratterizzano il prodotto così come viene richiesto dalla Committenza. Sicuramente la figura del Collaudatore si arricchisce di questa nuova competenza professionale e, così come il Collaudatore di cartografia tradizionale doveva disporre per il collaudo di un certo suo minimale attrezzatura topografica o di altro tipo per effettuare i controlli della cartografia, deve, nel caso della cartografia numerica, poter disporre di strumenti propri per effettuare determinati tipi di verifiche sui dati numerici. Questa necessità di strumenti di controllo non deve essere interpretata come un atteggiamento di non fiducia nel mondo della produzione fotogrammetrica, al quale invece va ammirazione per la capacità di riconversione dimostrata, ma come approccio rigoroso alla operazione stessa del collaudo. In alcuni casi di lavori particolarmente complessi, chi produce cartografia può ricorrere l’adozione di piccoli accorgimenti per ovviare a carenze sul piano tecnico e qualitativo del prodotto che viene via via formandosi. Se non si ha la capacità di trattare il dato numerico con strumenti informatici, di criticare un software, di entrare nei file per leggerli, di capire la struttura del prodotto, anche in termini di dato informatico, non si ha neppure la capacità di individuare questi piccoli accorgimenti, che vengono messi in atto per tamponare eventuali difetti. Recarsi presso la Ditta che produce cartografia numerica e chiedere di esaminare il prodotto sugli strumenti stessi della Ditta, equivale a mettersi completamente nella condizione di poter vedere solo ciò che qualcuno pone alla nostra attenzione, senza potere effettivamente capire nel profondo quanto avviene, e può costituire un elemento di compromissione del lavoro che viene fatto per il collaudo. Molto più correttamente il Collaudatore dovrebbe poter richiedere alla Ditta tutto quello che viene prodotto in forma numerica, sia in sede di restituzione, sia successivamente, dopo la fase di editing e poter visionare il materiale sul proprio hardware, con il proprio software, mediante programmi particolarmente dedicati al collaudo e non alla produzione. Quelli che la Ditta possiede, sono infatti generalmente software finalizzati alla produzione, non al collaudo. Questo perché settore cartografico, al contrario di quando accade invece per altri settori produttivi italiani, non si è ancora diffuso l’atteggiamento di sensibilizzazione all’adozione di metodi e procedure per il controllo di qualità sul prodotto. La validazione sulla qualità del prodotto non è garantita da metodologie di controllo interne sulle differenti fasi di realizzazione, ma è affidata alla verifica finale e alla certificazione da parte del Collaudatore. Il Collaudatore deve allora poter disporre di strumenti sofisticati di controllo. Il mondo della produzione deve, per parte sua, continuare a manifestare disponibiltà all’esecuzione di verifiche non usuali nei collaudi di cartografia tradizionale, accettando, in particolare, che certi controlli, prima effettuati per campione e demandati al Collaudatore in fase di collaudo finale, vengano invece svolti, nel caso della cartografia numerica, in itinere sul 100% del prodotto. Ci riferiamo, ad esempio, al problema della codifica. Nella cartografia numerica, per quanto grande possa essere il lavoro consegnato, non ci deve essere neanche un’entità geometrica che abbia una codifica che non è contemplata fra quelle previste dal Capitolato. Questo controllo deve essere effettuato al 100%. È un controllo semplice da attuare: dato un elenco di codici ammessi, un programma batch verifica che tutte le entità, presenti nei vari file che costituiscono il lavoro, abbiano un codice che sia fra quelli previsti nel sistema di codifica. Un altro esempio di controllo sulla totalità dei dati è quello da effettuare sulle entità classificate come aventi significato di superficie e che quindi devono essere rappresentate con spezzate chiuse. Programmi batch devono prendere in esame tutte le entità con codici di questo tipo presenti nella cartografia e verificare che siano tutte effettivamente rappresentate da spezzate chiuse. Il concetto di controlli totali e in itinere è nuovo e proprio della cartografia numerica. Sarebbe auspicabile venisse fatto proprio dalle Ditte che dovrebbero dotarsi di programmi di verifica e utilizzarli come strumenti per l’analisi della qualità. Ma se, per ora, tali programmi non sono ancora patrimonio delle Ditte, è indispensabile che siano a disposizione del Collaudatore. Il Collaudatore deve possedere un suo patrimonio di programmi, di software ad hoc, dedicato al collaudo e deve essere in grado di applicare questi programmi sui dati che vengono prodotti dalla Ditta. Per far questo deve avere anche la capacità e la sensibilità di capire come facilitare l’azione della Ditta perché possa fornire i suoi dati così che vengano accettati dai programmi di collaudo, senza che questo crei un aggravio nei costi di produzione. 3 Aspetti caratterizzanti il collaudo della cartografia numerica Se il passaggio dalla cartografia tecnica tradizionale disegnata alla cartografia tecnica numerica ha creato nuove esigenze alle Ditte, ha creato anche la necessità di un aggiornamento della figura professionale del Collaudatore cartografico, a cui sono ora richieste, oltre che capacità strettamente topografiche e fotogrammetriche, anche competenze informatiche non superficiali. Premesso questo, vediamo quali altre azioni sono proprie del Collaudatore quando è chiamato a validare lavori di cartografia numerica. Trascuriamo, in questo contesto, l’analisi dei controlli relativi alle fasi operative comuni ai processi di produzione della cartografia tradizionale e della cartografia numerica, quali le riprese aeree, e la realizzazione delle reti di inquadramento e di appoggio, sebbene sia di grande attualità investigare sui differenti metodi di controllo da utilizzare per reti realizzate mediante la tecnologia GPS, rispetto alle metodologie usuali di collaudo che si attuano su reti di tipo essenzialmente geodetico. Limitiamoci a considerare le verifiche da attuare sul prodotto della restituzione fotogrammetrica diretta e, in particolare, vediamo qui come possa essere condotto l’esame del prodotto finale.
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