Come avverte il suo sottotitolo, questo volume si sofferma, in particolare, sulle vicende della tradizione testuale dei libri de officio proconsulis dal III secolo all’età giustinianea. A tal fine, nel I capitolo, si prendono in esame tutte le testimonianze che attestano fortuna e circolazione di quest’opera nei secoli che vanno dalla sua stesura alla compilazione. In questa prospettiva si è concesso particolare rilievo a ad alcune testimonianze e, in specie, a Inschriften von Ephesos II, no. 217 e a Lact. div. inst. 5.11.18-19-5.12.1. Lo studio dei testi dei libri de officio proconsulis trasmessi dalla Collatio legum ha permesso di confrontarsi con le Textstufen di Franz Wieacker. A suo parere, la Collatio aprirebbe un ampio spiraglio su un esemplare databile agli inizi del IV secolo, e già, in parte, glossato, del de officio proconsulis, che si collocherebbe entro il medesimo ramo della tradizione della copia utilizzata dai compilatori giustinianei. Le conclusioni, cui si perviene in questo lavoro, non collimano però con le premesse delle Textstufen di Franz Wieacker. Il Wieacker ha senza dubbio inaugurato una storia della tradizione unitaria e globale, costruita sullo sfondo della rappresentazione d’insieme della cultura giuridica d’una intera epoca. Cionondimeno il centro della proposta storiografica delle Textstufen, con l’opzione di un massiccio rimaneggiamento dei testi severiani fin dalle prime edizioni «altopostclassiche», rimanda pur sempre dritto al cuore dell’interpolazionismo. Inoltre si può constatare che gli stessi confronti testuali sviluppati dal Wieacker mostrano l’assenza, nei libri de officio proconsulis, di una fitta coltre di alterazioni. Appaiono, pertanto, estremamente implausibili interventi editoriali tardoantichi, di III o IV secolo, volti a stravolgere la trama del pensiero giurisprudenziale più antico. È inverosimile attribuire agli editori d’età tetrarchica interventi glossematici tali da intaccare nel profondo i contenuti normativi degli scritti giurisprudenziali e, in particolare, dei libri de officio proconsulis ulpianei in presenza di tracce attestanti la prassi della recitatio processuale a partire dalla metà del III secolo. Il capitolo II prende in esame i principali problemi posti dallo studio di altre opere del corpus pubblicistico ulpianeo: il liber singularis de officio consularium, il liber singularis de officio praefecti urbi, il liber singularis de officio curatoris rei publicae. L’appendice, attraverso una preliminare raccolta dei materiali, ridiscute i criteri ricostruttivi delle palingenesi dei libri de officio proconsulis del Rudorff e del Lenel.

Ulpiano e l'Impero, II, Studi sui libri de officio proconsulis e la loro fortuna tardoantica

MAROTTA, VALERIO
2004-01-01

Abstract

Come avverte il suo sottotitolo, questo volume si sofferma, in particolare, sulle vicende della tradizione testuale dei libri de officio proconsulis dal III secolo all’età giustinianea. A tal fine, nel I capitolo, si prendono in esame tutte le testimonianze che attestano fortuna e circolazione di quest’opera nei secoli che vanno dalla sua stesura alla compilazione. In questa prospettiva si è concesso particolare rilievo a ad alcune testimonianze e, in specie, a Inschriften von Ephesos II, no. 217 e a Lact. div. inst. 5.11.18-19-5.12.1. Lo studio dei testi dei libri de officio proconsulis trasmessi dalla Collatio legum ha permesso di confrontarsi con le Textstufen di Franz Wieacker. A suo parere, la Collatio aprirebbe un ampio spiraglio su un esemplare databile agli inizi del IV secolo, e già, in parte, glossato, del de officio proconsulis, che si collocherebbe entro il medesimo ramo della tradizione della copia utilizzata dai compilatori giustinianei. Le conclusioni, cui si perviene in questo lavoro, non collimano però con le premesse delle Textstufen di Franz Wieacker. Il Wieacker ha senza dubbio inaugurato una storia della tradizione unitaria e globale, costruita sullo sfondo della rappresentazione d’insieme della cultura giuridica d’una intera epoca. Cionondimeno il centro della proposta storiografica delle Textstufen, con l’opzione di un massiccio rimaneggiamento dei testi severiani fin dalle prime edizioni «altopostclassiche», rimanda pur sempre dritto al cuore dell’interpolazionismo. Inoltre si può constatare che gli stessi confronti testuali sviluppati dal Wieacker mostrano l’assenza, nei libri de officio proconsulis, di una fitta coltre di alterazioni. Appaiono, pertanto, estremamente implausibili interventi editoriali tardoantichi, di III o IV secolo, volti a stravolgere la trama del pensiero giurisprudenziale più antico. È inverosimile attribuire agli editori d’età tetrarchica interventi glossematici tali da intaccare nel profondo i contenuti normativi degli scritti giurisprudenziali e, in particolare, dei libri de officio proconsulis ulpianei in presenza di tracce attestanti la prassi della recitatio processuale a partire dalla metà del III secolo. Il capitolo II prende in esame i principali problemi posti dallo studio di altre opere del corpus pubblicistico ulpianeo: il liber singularis de officio consularium, il liber singularis de officio praefecti urbi, il liber singularis de officio curatoris rei publicae. L’appendice, attraverso una preliminare raccolta dei materiali, ridiscute i criteri ricostruttivi delle palingenesi dei libri de officio proconsulis del Rudorff e del Lenel.
2004
9788875640521
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/139252
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