Il capitolo, che si concentra sulle aree di lingua nzema, parte della grande regione Akan fra Ghana e Costa d’Avorio, tratta di manifestazioni di violenza che coinvolgono individui e gruppi nel contesto di pratiche di culto personale e comunitario, ovvero di rituali sociali o individuali, legati ad affermazioni di status, funzione istituzionale, potere: sacrifici alle divinità, uccisioni in occasione di intronizzazioni, funerali, feste pubbliche. Inoltre esecuzioni giudiziarie ed extra-giudiziarie. Se si volesse delineare una sorta di astratta geografia della violenza all’interno delle società akan, se ne riscontrerebbe una concentrazione particolarmente alta in proporzione diretta a quanto più ci si avvicina alle sedi fisiche del potere: andare alla capitale, alla sede del sovrano, al palazzo, significa approssimarsi ai punti maggiormente rischiosi in termini di possibilità di perdere la vita in determinate circostanze rituali, giudiziarie o di conflitto. Per altro verso è vero anche che proprio il processo di concentrazione del potere e di costruzione dello Stato ha l’effetto di diminuire drasticamente il grado di libero esercizio di violenza. Con l’affermazione di regni e Stati si assiste ad un radicale mutamento di scala nell’esplicazione della violenza rituale. Lo Stato ne riduce le manifestazioni private, ma di contro magnifica il proprio esercizio della violenza.

La violenza del potere nello Nzema (Ghana-Costa d'Avorio)

VALSECCHI, PIERLUIGI
2004-01-01

Abstract

Il capitolo, che si concentra sulle aree di lingua nzema, parte della grande regione Akan fra Ghana e Costa d’Avorio, tratta di manifestazioni di violenza che coinvolgono individui e gruppi nel contesto di pratiche di culto personale e comunitario, ovvero di rituali sociali o individuali, legati ad affermazioni di status, funzione istituzionale, potere: sacrifici alle divinità, uccisioni in occasione di intronizzazioni, funerali, feste pubbliche. Inoltre esecuzioni giudiziarie ed extra-giudiziarie. Se si volesse delineare una sorta di astratta geografia della violenza all’interno delle società akan, se ne riscontrerebbe una concentrazione particolarmente alta in proporzione diretta a quanto più ci si avvicina alle sedi fisiche del potere: andare alla capitale, alla sede del sovrano, al palazzo, significa approssimarsi ai punti maggiormente rischiosi in termini di possibilità di perdere la vita in determinate circostanze rituali, giudiziarie o di conflitto. Per altro verso è vero anche che proprio il processo di concentrazione del potere e di costruzione dello Stato ha l’effetto di diminuire drasticamente il grado di libero esercizio di violenza. Con l’affermazione di regni e Stati si assiste ad un radicale mutamento di scala nell’esplicazione della violenza rituale. Lo Stato ne riduce le manifestazioni private, ma di contro magnifica il proprio esercizio della violenza.
2004
9788846457790
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/143525
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