Il saggio esamina le relazioni intertestuali in tema di organizzazione dello spazio sonoro di una serie di mottetti composti sul testo del responsorio Si bona suscepimus tra gli anni Trenta e Ottanta del Cinquecento. Dopo un ampio inquadramento tematico del testo del responsorio e un rendiconto storico-liturgico delle sue intonazioni polifoniche, il saggio prende in considerazione il mottetto capostipite di Verdelot e le aemulationes di Zarlino, Ingegneri e Lasso. Di ciascuno vengono esaminate le caratteristiche e le problematiche di rappresentazione modale del tonal type in cui sono composti e le relazioni che ogni mottetto instaura con i precedenti. Ne risulta un quadro insieme unitario e variegato, nel quale ciascun compositore esprime in maniera esegetica il senso del testo liturgico. Verdelot pone per la prima volta un’ambiguità tonale che corre parallela alla tensione tra opposti che pervade il responsorio. Zarlino coglie l’ambiguità, ne dà una precisa interpretazione modale (nelle Istituzioni) e la replica (nel mottetto) in quadro però per così dire di normalizzazione della rappresentazione modale del tipo tonale. Ingegneri mostra di conoscere entrambe le intonazioni e vi allude in una composizione assai meno dirompente rispetto ai modelli. Lasso, infine, costruisce una composizione di eccezionale virtuosismo modale, nella quale l’ambiguità intrinseca del tipo tonale è portata alle estreme conseguenze a servizio di una raffinatissima esegesi del testo che mostra allo stesso tempo la concezione pre-compositiva che egli doveva avere della modalità e le aspettative di condivisione della stessa con gli ascoltatori del suo tempo.

La modalità come mezzo esegetico: Zarlino, Lasso, Ingegneri e il responsorio “Si bona suscepimus”

Daniele Sabaino
2021-01-01

Abstract

Il saggio esamina le relazioni intertestuali in tema di organizzazione dello spazio sonoro di una serie di mottetti composti sul testo del responsorio Si bona suscepimus tra gli anni Trenta e Ottanta del Cinquecento. Dopo un ampio inquadramento tematico del testo del responsorio e un rendiconto storico-liturgico delle sue intonazioni polifoniche, il saggio prende in considerazione il mottetto capostipite di Verdelot e le aemulationes di Zarlino, Ingegneri e Lasso. Di ciascuno vengono esaminate le caratteristiche e le problematiche di rappresentazione modale del tonal type in cui sono composti e le relazioni che ogni mottetto instaura con i precedenti. Ne risulta un quadro insieme unitario e variegato, nel quale ciascun compositore esprime in maniera esegetica il senso del testo liturgico. Verdelot pone per la prima volta un’ambiguità tonale che corre parallela alla tensione tra opposti che pervade il responsorio. Zarlino coglie l’ambiguità, ne dà una precisa interpretazione modale (nelle Istituzioni) e la replica (nel mottetto) in quadro però per così dire di normalizzazione della rappresentazione modale del tipo tonale. Ingegneri mostra di conoscere entrambe le intonazioni e vi allude in una composizione assai meno dirompente rispetto ai modelli. Lasso, infine, costruisce una composizione di eccezionale virtuosismo modale, nella quale l’ambiguità intrinseca del tipo tonale è portata alle estreme conseguenze a servizio di una raffinatissima esegesi del testo che mostra allo stesso tempo la concezione pre-compositiva che egli doveva avere della modalità e le aspettative di condivisione della stessa con gli ascoltatori del suo tempo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1442654
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