Basato in gran parte su documentazione inedita e fonti a stampa poco note, il libro affronta per la prima volta la storia architettonica delle Case della madre e del bambino costruite dall’ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) durante gli anni del fascismo, e apre al contempo una serie di interrogativi sul tema architettura-razza. La riflessione nata intorno al ruolo della committenza permette, inoltre, di indagare taluni aspetti legati al concetto di architettura razionalista come rappresentazione delle istanze sanitarie del fascismo, attraverso la ricerca di una correlazione fra i progetti, le costruzioni e i programmi funzionali e simbolici originari. Anche perché dopo la Seconda guerra mondiale, le Case della madre e del bambino sono sopravvissute (a differenza di altri edifici di regime), continuando a esercitare in qualche misura le funzioni per cui erano nate, sebbene con nuovi significati. Tali edifici furono, infatti, oggetto di una “risignificazione” assolutamente necessaria, giacché avevano nella loro genesi una componente ideologica, nel caso specifico razzista, non più accettabile nel mutato contesto storico-politico.

Per la donna, per il bambino, per la razza. L’architettura dell’ONMI tra eutenica ed eugenica nell’Italia fascista

Savorra
2021-01-01

Abstract

Basato in gran parte su documentazione inedita e fonti a stampa poco note, il libro affronta per la prima volta la storia architettonica delle Case della madre e del bambino costruite dall’ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) durante gli anni del fascismo, e apre al contempo una serie di interrogativi sul tema architettura-razza. La riflessione nata intorno al ruolo della committenza permette, inoltre, di indagare taluni aspetti legati al concetto di architettura razionalista come rappresentazione delle istanze sanitarie del fascismo, attraverso la ricerca di una correlazione fra i progetti, le costruzioni e i programmi funzionali e simbolici originari. Anche perché dopo la Seconda guerra mondiale, le Case della madre e del bambino sono sopravvissute (a differenza di altri edifici di regime), continuando a esercitare in qualche misura le funzioni per cui erano nate, sebbene con nuovi significati. Tali edifici furono, infatti, oggetto di una “risignificazione” assolutamente necessaria, giacché avevano nella loro genesi una componente ideologica, nel caso specifico razzista, non più accettabile nel mutato contesto storico-politico.
2021
978-88-6242-557-5
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