Il problema della verità dei discorsi nella storiografia antica viene rivisitato sottoponendo a una nuova analisi il noto caso del discorso di Agelao di Naupatto in Polibio (5, 104). Nella serie dei contatti, fitti e continui, tra gli Etoli e gli alleati di Filippo alla conclusione della Guerra sociale (217 a.C.), il discorso di Agelao è selezionato da Polibio come particolarmente significativo ed è celebre per l’immagine delle minacciose «nubi da Occidente» che incombono sulla Grecia. Ciò che disse Agesilao in un momento tanto decisivo è frutto della creatività storiografica di Polibio, o dipende invece da una tradizione solidamente documentata? L’articolo discute le posizioni metodologiche che si sono scontrate nella storia degli studi, sia a livello generale di approccio storiografico ai discorsi («continuisti» e «discontinuisti»), sia a livello di interesse specifico per le parole di Agelao in Polibio, a partire da un’analisi magistralmente condotta da R. Nicolai. Si mette articolatamente in luce il processo per il quale gli studiosi, anche nella valutazione di un caso specifico come il discorso di Agelao, sono influenzati in maniera determinante dalla propria visione generale del tema dei discorsi nella storiografia antica, prima ancora che da singoli e puntuali elementi di prova o riscontro. Al termine dell’articolo, si mostra come le argomentazioni di Agelao sulla symploke (l’intreccio degli eventi dislocati su vari scenari) esprimano una mentalità prettamente greca, legata all’orizzonte politico anteriore all’epoca dell’espansione romana; la symploke in cui crede Polibio come storico, con un uso caratteristico del lessico dell’intreccio e dell’unità «corporea» della storia (cfr. 1, 3, 4), appare un aggiornamento e un superamento di quella stessa visione in una cornice storica nuova: l’egemonia mediterranea che i Romani conquistano tra la fine del III e il II secolo a.C.
Nubi da Occidente: Agelao di Naupatto tra Isocrate e Polibio
Porciani, Leone
2022-01-01
Abstract
Il problema della verità dei discorsi nella storiografia antica viene rivisitato sottoponendo a una nuova analisi il noto caso del discorso di Agelao di Naupatto in Polibio (5, 104). Nella serie dei contatti, fitti e continui, tra gli Etoli e gli alleati di Filippo alla conclusione della Guerra sociale (217 a.C.), il discorso di Agelao è selezionato da Polibio come particolarmente significativo ed è celebre per l’immagine delle minacciose «nubi da Occidente» che incombono sulla Grecia. Ciò che disse Agesilao in un momento tanto decisivo è frutto della creatività storiografica di Polibio, o dipende invece da una tradizione solidamente documentata? L’articolo discute le posizioni metodologiche che si sono scontrate nella storia degli studi, sia a livello generale di approccio storiografico ai discorsi («continuisti» e «discontinuisti»), sia a livello di interesse specifico per le parole di Agelao in Polibio, a partire da un’analisi magistralmente condotta da R. Nicolai. Si mette articolatamente in luce il processo per il quale gli studiosi, anche nella valutazione di un caso specifico come il discorso di Agelao, sono influenzati in maniera determinante dalla propria visione generale del tema dei discorsi nella storiografia antica, prima ancora che da singoli e puntuali elementi di prova o riscontro. Al termine dell’articolo, si mostra come le argomentazioni di Agelao sulla symploke (l’intreccio degli eventi dislocati su vari scenari) esprimano una mentalità prettamente greca, legata all’orizzonte politico anteriore all’epoca dell’espansione romana; la symploke in cui crede Polibio come storico, con un uso caratteristico del lessico dell’intreccio e dell’unità «corporea» della storia (cfr. 1, 3, 4), appare un aggiornamento e un superamento di quella stessa visione in una cornice storica nuova: l’egemonia mediterranea che i Romani conquistano tra la fine del III e il II secolo a.C.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.