Tangeri, porta dell’Africa e crocevia tra il mondo mediterraneo e quello atlantico, fu già nell’Ottocento la capitale diplomatica dell’Impero marocchino e il suo principale centro commerciale e culturale in collegamento con l’Europa. Gli italiani che decisero di migrare dalla Penisola o da altre colonie nord-africane per stabilirsi a Tangeri costituirono una comunità che, seppur numericamente esigua, contribuì alla creazione di quel carattere cosmopolita che definì la città portuale fino all’indipendenza del Marocco nel 1956. La fine del regime internazionale e dell’occupazione coloniale non solo fece perdere agli italiani, e più in generale agli europei, i privilegi di cui avevano goduto, ma li costrinse a ricollocarsi in una società nuova, fosse quella marocchina, per chi decise di restare a Tangeri, o quella italiana, spagnola o francese, per chi decise di partire. Si trattò in altri termini di ripensare la propria identità cosmopolita in termini esclusivamente nazionali. Nel processo di rinegoziazione della propria appartenenza, consapevolmente o inconsapevolmente, ci si riscoprì anche un po’ marocchini, a dimostrazione di come il cosmopolitismo passasse anche, inevitabilmente, attraverso il rapporto con l’Africa e con gli africani.

Storie di vita degli italiani di Tangeri. Un cosmopolitismo incerto?

federica ferrero
2020-01-01

Abstract

Tangeri, porta dell’Africa e crocevia tra il mondo mediterraneo e quello atlantico, fu già nell’Ottocento la capitale diplomatica dell’Impero marocchino e il suo principale centro commerciale e culturale in collegamento con l’Europa. Gli italiani che decisero di migrare dalla Penisola o da altre colonie nord-africane per stabilirsi a Tangeri costituirono una comunità che, seppur numericamente esigua, contribuì alla creazione di quel carattere cosmopolita che definì la città portuale fino all’indipendenza del Marocco nel 1956. La fine del regime internazionale e dell’occupazione coloniale non solo fece perdere agli italiani, e più in generale agli europei, i privilegi di cui avevano goduto, ma li costrinse a ricollocarsi in una società nuova, fosse quella marocchina, per chi decise di restare a Tangeri, o quella italiana, spagnola o francese, per chi decise di partire. Si trattò in altri termini di ripensare la propria identità cosmopolita in termini esclusivamente nazionali. Nel processo di rinegoziazione della propria appartenenza, consapevolmente o inconsapevolmente, ci si riscoprì anche un po’ marocchini, a dimostrazione di come il cosmopolitismo passasse anche, inevitabilmente, attraverso il rapporto con l’Africa e con gli africani.
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