La trasmissione del mottetto italiano del Seicento nei paesi di lingua tedesca avvenne principalmente attraverso la circolazione delle raccolte pubblicate nella penisola italiana e acquisite tramite i librai, le riedizioni delle stesse stampe italiane in edizioni tedesche e le antologie. La fortuna commerciale di quest’ultime dominò sugli altri due fenomeni di consumo musicale. Ancor più di ogni catalogo librario, le sillogi furono dei testimoni preziosi per comprendere il processo di trasmissione e di ricezione germanica del mottetto italiano. Le antologie stampate a partire dal 1600 fino al 1672 erano solitamente corredate da titoli accattivanti, quali Florilegium Viridarium Promptuarium, seguiti da attributi eccelsi, quali cœlestis selectissimis deliciæ. Nonostante l’uso di epiteti e aggettivi così generici, ma validi da un punto di vista commerciale, la composizione di ogni silloge aveva un carattere ben definito e l’opportuna spendibilità del testo stesso era solitamente dichiarata già sul frontespizio o nella lettera dedicataria. Anche la consultazione degli indici mostrava come la pianificazione interna di ogni antologia fosse modellata secondo dei principi chiari o comunque deducibili. Ogni antologia rispondeva a esigenze solitamente locali ed era soggetta al contesto culturale di appartenenza. La cernita dei mottetti non era basata sulla ricerca della novità estere ma su un’attenta selezione dei repertori disponibili e già entrati nell’uso locale. Le antologie permisero di tramandare le tappe più significative dell’evoluzione del mottetto, permettendo di rivalutare compositori oggi poco noti e di riscoprire composizioni considerate disperse, di mostrare tutte le accezioni che questo genere poteva assumere. La disamina dei criteri adoperati dai compilatori e delle scelte proposte permette di individuare almeno cinque fasi di sviluppo dei processi di ricezione del mottetto italiano. All’interno delle singole fasi trovarono spazio le soluzioni compositive più tradizionali, come il concerto per ampio organico vocale, le più recenti innovazioni, come i mottetti da una a quattro voci, romani e veneziani e il mottetto concertato con strumenti. La diffusione delle diverse forme di mottetto non seguì un preciso ordine cronologico, per cui le fasi di ricezione tendevano a sovrapporsi e intrecciarsi. Ogni testo inserito all’interno dell’antologia era oggetto di un’accurata selezione da parte del suo compilatore. Questi analizzava ogni singolo brano e se necessario lo riadattava o attualizzava in base al proprio bagaglio teorico e in base alle necessità musicali dei fruitori. La necessità di intervenire per chiarire o semplificare il brano era propria della trasmissione di ogni testo. Nessun copista e più avanti nessun compilatore, rimaneva totalmente passivo davanti alla storia e apportava un proprio contributo al sistema del testo originario, lo adattava alle proprie esigenze, linguistiche e formali, portando alla definizione di un diasistema linguistico o strutturale. La tesi proposta in questa sede è di considerare ogni antologia come un macro-diasistema in cui convivono i diasistemi di ogni singolo motetto tràdito. L’intervento di adattamento dei testi consisteva nell’applicazione di sistemi che agivano sull’intera antologia e la uniformavano ma anche nella creazione di sistemi più sporadici e relativi alle singole composizioni. I diasistemi agenti sui mottetti del Seicento interessavano più livelli del testo musicale, strutturale, semiografico, stilistico e creativo e possono oggi essere classificati in diasistemi di integrazione o rielaborazione delle strutture e in diasistemi di genere. Infine, è necessario sottolineare il valore di ogni antologia, non solo come destinatario di una tradizione musicale passata ma anche come un livello di partenza, ossia un antigrafo, per la definizione di nuove antologie future.

La ricezione del mottetto italiano nelle antologie tedesche del Seicento.

MANNOIA, VALERIA MARIA ROSA
2019-02-11

Abstract

La trasmissione del mottetto italiano del Seicento nei paesi di lingua tedesca avvenne principalmente attraverso la circolazione delle raccolte pubblicate nella penisola italiana e acquisite tramite i librai, le riedizioni delle stesse stampe italiane in edizioni tedesche e le antologie. La fortuna commerciale di quest’ultime dominò sugli altri due fenomeni di consumo musicale. Ancor più di ogni catalogo librario, le sillogi furono dei testimoni preziosi per comprendere il processo di trasmissione e di ricezione germanica del mottetto italiano. Le antologie stampate a partire dal 1600 fino al 1672 erano solitamente corredate da titoli accattivanti, quali Florilegium Viridarium Promptuarium, seguiti da attributi eccelsi, quali cœlestis selectissimis deliciæ. Nonostante l’uso di epiteti e aggettivi così generici, ma validi da un punto di vista commerciale, la composizione di ogni silloge aveva un carattere ben definito e l’opportuna spendibilità del testo stesso era solitamente dichiarata già sul frontespizio o nella lettera dedicataria. Anche la consultazione degli indici mostrava come la pianificazione interna di ogni antologia fosse modellata secondo dei principi chiari o comunque deducibili. Ogni antologia rispondeva a esigenze solitamente locali ed era soggetta al contesto culturale di appartenenza. La cernita dei mottetti non era basata sulla ricerca della novità estere ma su un’attenta selezione dei repertori disponibili e già entrati nell’uso locale. Le antologie permisero di tramandare le tappe più significative dell’evoluzione del mottetto, permettendo di rivalutare compositori oggi poco noti e di riscoprire composizioni considerate disperse, di mostrare tutte le accezioni che questo genere poteva assumere. La disamina dei criteri adoperati dai compilatori e delle scelte proposte permette di individuare almeno cinque fasi di sviluppo dei processi di ricezione del mottetto italiano. All’interno delle singole fasi trovarono spazio le soluzioni compositive più tradizionali, come il concerto per ampio organico vocale, le più recenti innovazioni, come i mottetti da una a quattro voci, romani e veneziani e il mottetto concertato con strumenti. La diffusione delle diverse forme di mottetto non seguì un preciso ordine cronologico, per cui le fasi di ricezione tendevano a sovrapporsi e intrecciarsi. Ogni testo inserito all’interno dell’antologia era oggetto di un’accurata selezione da parte del suo compilatore. Questi analizzava ogni singolo brano e se necessario lo riadattava o attualizzava in base al proprio bagaglio teorico e in base alle necessità musicali dei fruitori. La necessità di intervenire per chiarire o semplificare il brano era propria della trasmissione di ogni testo. Nessun copista e più avanti nessun compilatore, rimaneva totalmente passivo davanti alla storia e apportava un proprio contributo al sistema del testo originario, lo adattava alle proprie esigenze, linguistiche e formali, portando alla definizione di un diasistema linguistico o strutturale. La tesi proposta in questa sede è di considerare ogni antologia come un macro-diasistema in cui convivono i diasistemi di ogni singolo motetto tràdito. L’intervento di adattamento dei testi consisteva nell’applicazione di sistemi che agivano sull’intera antologia e la uniformavano ma anche nella creazione di sistemi più sporadici e relativi alle singole composizioni. I diasistemi agenti sui mottetti del Seicento interessavano più livelli del testo musicale, strutturale, semiografico, stilistico e creativo e possono oggi essere classificati in diasistemi di integrazione o rielaborazione delle strutture e in diasistemi di genere. Infine, è necessario sottolineare il valore di ogni antologia, non solo come destinatario di una tradizione musicale passata ma anche come un livello di partenza, ossia un antigrafo, per la definizione di nuove antologie future.
11-feb-2019
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Descrizione: La ricezione del mottetto italiano nelle antologie del Seicento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1474664
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