Con l'ordinanza n. 24 del 2017 i giudici costituzionali si pronunciano finalmente sulla controversa vicenda Taricco: la Consulta sceglie di non azionare i controlimiti, preferendo percorrere la strada del rinvio pregiudiziale. Pur facendo proprio un approccio complessivamente dialogico, il provvedimento in esame si contraddistingue anche per alcune nettissime (e per certi aspetti inedite) prese di posizione relative alla portata e al contenuto di garanzia del principio di legalità penale, elevato dalla Corte al rango di principio supremo dell'ordinamento costituzionale. Muovendo da queste premesse, il presente lavoro ripercorre i principali nuclei argomentativi che compongono la motivazione dell'ordinanza, ricavando l'impressione che la Consulta abbia lasciato aperto più di uno spiraglio a una possibile soluzione di compromesso. In particolare i giudici costituzionali sembrerebbero disposti ad ammettere una rinnovata interpretazione dell'art. 325 TFUE che, pur senza mettere in discussione il primato del diritto UE, consenta di fare salve alcune fondamentali esigenze di garanzia sottese alla legalità penale “nazionale”.

La minaccia dei controlimiti e la promessa del dialogo: note all'ordinanza n. 24 del 2017 della Corte costituzionale

Martufi A
2017-01-01

Abstract

Con l'ordinanza n. 24 del 2017 i giudici costituzionali si pronunciano finalmente sulla controversa vicenda Taricco: la Consulta sceglie di non azionare i controlimiti, preferendo percorrere la strada del rinvio pregiudiziale. Pur facendo proprio un approccio complessivamente dialogico, il provvedimento in esame si contraddistingue anche per alcune nettissime (e per certi aspetti inedite) prese di posizione relative alla portata e al contenuto di garanzia del principio di legalità penale, elevato dalla Corte al rango di principio supremo dell'ordinamento costituzionale. Muovendo da queste premesse, il presente lavoro ripercorre i principali nuclei argomentativi che compongono la motivazione dell'ordinanza, ricavando l'impressione che la Consulta abbia lasciato aperto più di uno spiraglio a una possibile soluzione di compromesso. In particolare i giudici costituzionali sembrerebbero disposti ad ammettere una rinnovata interpretazione dell'art. 325 TFUE che, pur senza mettere in discussione il primato del diritto UE, consenta di fare salve alcune fondamentali esigenze di garanzia sottese alla legalità penale “nazionale”.
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