Come Machiavelli, anche Foscolo si ritrovò tra gli scrittori arruolati dal Fascismo tra i suoi «precursori», ma conobbe, alla fine del Ventennio, un destino differente. L’appropriazione di Foscolo da parte della cultura fascista, era culminata nell’articolo con cui Bottai aveva aperto nel 1940 «Primato». La lettura che di Foscolo aveva dato Salvatorelli nel Pensiero politico italiano (1935), tratteggiato con le fosche tinte di un’ideologia reazionaria, s’impose nell’immediato Dopoguerra, quando Foscolo sembrò troppo ambiguamente compromesso con la tradizione politica antidemocratica e conservatrice che aveva condotto al fascismo. Pur restando fedele al metodo di Gentile, fin dal 1941 Luigi Russo aveva proposto una lettura de Foscolo alternativa a quella fascista, definendo Foscolo come «poeta di un’umanità […] di respiro più universalmente cordiale». Ancora nel 1946, introducendo «Belfagor», Luigi Russo indicava in D’Annunzio e non in Foscolo l’origine di quella «inebriante malattia» che aveva aperto la strada al fascismo. Due anni dopo, nel 1948, Russo attribuiva inaspetatamente a Foscolo la critica fascista allo stato democratico. Se a questo cambiamento di prospettiva contribuì la lettura di Salvatorelli, fu un’altra lettura, che permetteva a Russo di rafforzare la propria adesione al comunismo italiano senza rinunciare al metodo di Gentile, quella di Gramsci, a deteminare la sua nuova lettura di Foscolo.

Russo lettore di Foscolo tra Salvatorelli e Gramsci

Del Vento, Christian
2012-01-01

Abstract

Come Machiavelli, anche Foscolo si ritrovò tra gli scrittori arruolati dal Fascismo tra i suoi «precursori», ma conobbe, alla fine del Ventennio, un destino differente. L’appropriazione di Foscolo da parte della cultura fascista, era culminata nell’articolo con cui Bottai aveva aperto nel 1940 «Primato». La lettura che di Foscolo aveva dato Salvatorelli nel Pensiero politico italiano (1935), tratteggiato con le fosche tinte di un’ideologia reazionaria, s’impose nell’immediato Dopoguerra, quando Foscolo sembrò troppo ambiguamente compromesso con la tradizione politica antidemocratica e conservatrice che aveva condotto al fascismo. Pur restando fedele al metodo di Gentile, fin dal 1941 Luigi Russo aveva proposto una lettura de Foscolo alternativa a quella fascista, definendo Foscolo come «poeta di un’umanità […] di respiro più universalmente cordiale». Ancora nel 1946, introducendo «Belfagor», Luigi Russo indicava in D’Annunzio e non in Foscolo l’origine di quella «inebriante malattia» che aveva aperto la strada al fascismo. Due anni dopo, nel 1948, Russo attribuiva inaspetatamente a Foscolo la critica fascista allo stato democratico. Se a questo cambiamento di prospettiva contribuì la lettura di Salvatorelli, fu un’altra lettura, che permetteva a Russo di rafforzare la propria adesione al comunismo italiano senza rinunciare al metodo di Gentile, quella di Gramsci, a deteminare la sua nuova lettura di Foscolo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1480268
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