Durante gli ultimi decenni, il calo delle nascite e il contestuale allungamento della vita media hanno mutato l’equilibrio demografico dell’Europa e di buona parte dei Paesi industrializzati. Il nuovo assetto comporta una riduzione nella consistenza delle coorti di giovani generazioni, più che compensata da un incremento nel numero di anziani. La percentuale di anziani su tutta la popolazione ha raggiunto in Europa il 19.2%, facendo guadagnare al nostro continente il primato rispetto a qualsiasi altro continente, mentre all’interno dell’Europa è l’Italia a occupare il primo posto per numero di over 65, con 22 anziani ogni 100 abitanti, seguita da Grecia (21,3%) e Germania (21,1%). L’invecchiamento è associato ad un progressivo deterioramento dello stato di salute delle persone: con il progredire dell’età aumenta l’insorgenza di patologie croniche e degenerative, che limitano l’autonomia del singolo e accrescono il suo bisogno di cure. Queste possono essere fornite per via formale, cioè da personale qualificato e remunerato, oppure per via informale, da parenti, amici o vicini di casa che dedicano il proprio tempo per assistere la persona non autosufficiente. Il termine utilizzato per designare chi offre cure informali è caregiver, ovvero “donatore di cure”. All’interno del nucleo familiare sono prevalentemente le donne a farsi carico della cura dei soggetti più fragili (Viitanen, 2005; Henz, 2006; OECD, 2011). In particolare, per quanto riguarda la cura degli anziani, la categoria più rappresentata è quella delle figlie femmine (Spillman e Pezzin, 2000; Crespo e Mira, 2010; Brenna e Di Novi, 2015), spesso schiacciate fra le responsabilità verso i figli non ancora autonomi e l’assistenza ai genitori anziani e per questo definite, insieme ai loro coetanei, “generazione sandwich”. Fornire cure informali ai genitori anziani può essere particolarmente gravoso in termini di scelte allocative poiché il tempo dedicato ad assistere un congiunto è sottratto, volontariamente o per necessità, ad altre attività come il lavoro, la dedizione alla propria casa e ai figli o ai nipoti, il tempo libero. Sul fronte finanziario, dover rinunciare ad un reddito da lavoro e/o a progressi di carriera, può causare insicurezze economiche nel lungo periodo (Pavalko e Artis, 1997; Fahle e McGarry, 2017). Inoltre, se questa scelta è resa necessaria da un contesto istituzionale incapace di prendersi in carico un anziano non autosufficiente, si possono verificare problemi di isolamento e burn-out per la figlia caregiver, specie se il ruolo assistenziale è prolungato nel tempo (Coe e Van Houtven 2009; Brenna e Di Novi, 2013). Analizzando le scelte femminili in tema di caregiving, due trend differenti, a partire dagli anni sessanta, assumono un peso determinante: il posticipo della fertilità nelle donne adulte e un maggiore attaccamento delle stesse a lavoro e carriera. Queste circostanze suggeriscono che nei prossimi decenni, quando i primi baby boomers (i nati tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni ‘60) incominceranno a richiedere assistenza, ci saranno meno figli a disposizione per ciascun anziano e con un tempo libero limitato a causa dell’impegno richiesto per la cura dei figli ancora in carico. Il capitolo prende spunto da queste considerazioni per analizzare, tramite il contributo della letteratura, le scelte allocative individuali e famigliari nel fornire assistenza a genitori o parenti anziani in Europa e nei Paesi occidentali. In particolare si studiano gli effetti sul piano lavorativo e le possibili ricadute sulla salute relative alla categoria maggiormente rappresentata di caregiver, quella delle figlie femmine. Dal momento che questa categoria rientra nella fascia d’età in cui esiste un trade-off fra occupazione e cura dei genitori, e perciò contestualizza un ambito dove è possibile implementare interventi mirati, l’attenzione di molti ricercatori si è concentrata su di essa (Pagani e Marenzi, 2008; Crespo e Mira, 2010; Brenna e Di Novi, 2016). Nelle pagine che seguono, il paragrafo 2 descrive il fenomeno dell’invecchiamento in Europa e la risposta informale al bisogno di cure, il paragrafo 3 illustra le scelte lavorative di coloro che assistono un genitore anziano e il paragrafo 4 descrive i possibili effetti sulla salute riconducibili allo status di caregiver. Seguono discussione e conclusioni.

Cura degli Anziani, scelte lavorative e salute

Elenka Brenna
2018-01-01

Abstract

Durante gli ultimi decenni, il calo delle nascite e il contestuale allungamento della vita media hanno mutato l’equilibrio demografico dell’Europa e di buona parte dei Paesi industrializzati. Il nuovo assetto comporta una riduzione nella consistenza delle coorti di giovani generazioni, più che compensata da un incremento nel numero di anziani. La percentuale di anziani su tutta la popolazione ha raggiunto in Europa il 19.2%, facendo guadagnare al nostro continente il primato rispetto a qualsiasi altro continente, mentre all’interno dell’Europa è l’Italia a occupare il primo posto per numero di over 65, con 22 anziani ogni 100 abitanti, seguita da Grecia (21,3%) e Germania (21,1%). L’invecchiamento è associato ad un progressivo deterioramento dello stato di salute delle persone: con il progredire dell’età aumenta l’insorgenza di patologie croniche e degenerative, che limitano l’autonomia del singolo e accrescono il suo bisogno di cure. Queste possono essere fornite per via formale, cioè da personale qualificato e remunerato, oppure per via informale, da parenti, amici o vicini di casa che dedicano il proprio tempo per assistere la persona non autosufficiente. Il termine utilizzato per designare chi offre cure informali è caregiver, ovvero “donatore di cure”. All’interno del nucleo familiare sono prevalentemente le donne a farsi carico della cura dei soggetti più fragili (Viitanen, 2005; Henz, 2006; OECD, 2011). In particolare, per quanto riguarda la cura degli anziani, la categoria più rappresentata è quella delle figlie femmine (Spillman e Pezzin, 2000; Crespo e Mira, 2010; Brenna e Di Novi, 2015), spesso schiacciate fra le responsabilità verso i figli non ancora autonomi e l’assistenza ai genitori anziani e per questo definite, insieme ai loro coetanei, “generazione sandwich”. Fornire cure informali ai genitori anziani può essere particolarmente gravoso in termini di scelte allocative poiché il tempo dedicato ad assistere un congiunto è sottratto, volontariamente o per necessità, ad altre attività come il lavoro, la dedizione alla propria casa e ai figli o ai nipoti, il tempo libero. Sul fronte finanziario, dover rinunciare ad un reddito da lavoro e/o a progressi di carriera, può causare insicurezze economiche nel lungo periodo (Pavalko e Artis, 1997; Fahle e McGarry, 2017). Inoltre, se questa scelta è resa necessaria da un contesto istituzionale incapace di prendersi in carico un anziano non autosufficiente, si possono verificare problemi di isolamento e burn-out per la figlia caregiver, specie se il ruolo assistenziale è prolungato nel tempo (Coe e Van Houtven 2009; Brenna e Di Novi, 2013). Analizzando le scelte femminili in tema di caregiving, due trend differenti, a partire dagli anni sessanta, assumono un peso determinante: il posticipo della fertilità nelle donne adulte e un maggiore attaccamento delle stesse a lavoro e carriera. Queste circostanze suggeriscono che nei prossimi decenni, quando i primi baby boomers (i nati tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni ‘60) incominceranno a richiedere assistenza, ci saranno meno figli a disposizione per ciascun anziano e con un tempo libero limitato a causa dell’impegno richiesto per la cura dei figli ancora in carico. Il capitolo prende spunto da queste considerazioni per analizzare, tramite il contributo della letteratura, le scelte allocative individuali e famigliari nel fornire assistenza a genitori o parenti anziani in Europa e nei Paesi occidentali. In particolare si studiano gli effetti sul piano lavorativo e le possibili ricadute sulla salute relative alla categoria maggiormente rappresentata di caregiver, quella delle figlie femmine. Dal momento che questa categoria rientra nella fascia d’età in cui esiste un trade-off fra occupazione e cura dei genitori, e perciò contestualizza un ambito dove è possibile implementare interventi mirati, l’attenzione di molti ricercatori si è concentrata su di essa (Pagani e Marenzi, 2008; Crespo e Mira, 2010; Brenna e Di Novi, 2016). Nelle pagine che seguono, il paragrafo 2 descrive il fenomeno dell’invecchiamento in Europa e la risposta informale al bisogno di cure, il paragrafo 3 illustra le scelte lavorative di coloro che assistono un genitore anziano e il paragrafo 4 descrive i possibili effetti sulla salute riconducibili allo status di caregiver. Seguono discussione e conclusioni.
2018
9788815279217
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1480424
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