L’influsso esercitato da Antonio Conti su Foscolo rappresenta una questione centrale per chi lavora sulla formazione del poeta. Per Foscolo il Conti fu un modello e una fonte di ispirazione non solo nella filosofia e nella traduzione, ma anche nella poesia. Echi contiani risuonano in profondità nella poesia di Foscolo, non solo nella traduzione della Chioma callimachea, ma anche nei versi delle Grazie e testimoniando una consonanza profonda sulla concezione e l’ufficio della poesia. Essa cessa di essere il velo per una sapienza riposta, ma diventa uno strumento per parlare ai ‘più’, in quanto capace di agire sull’immaginazione, che è l’anello della catena della conoscenza che consente di passare dal senso al ragionamento. Conti aveva recuperato alla ragione e riabilitato scientificamente ciò che da sempre era rubricato come pertinente all’irrazionale, con l’individuazione delle componenti mirabili e fantastiche della realtà stessa. Tale riabilitazione era avvenuta sia attraverso una teoria della conoscenza innovativa, basata sull’esame della psicologia umana, sia attraverso la rivalutazione della funzione civile della poesia. Conti, cioè, esamina l’origine della poesia a partire dalla sua funzione sociale, esattamente come farà Foscolo alcuni decenni più tardi nell’orazione inaugurale, in cui riprende la teoria del «mirabile» e del «passionato», integrandola in una vera e propria teoria della letteratura. Alcuni anni dopo, nelle Grazie, Foscolo tentò un esperimento di poema filosofico sul modello del Globo di Venere, e del concetto di poesia che vi era esemplificato, per mostrare come la poesia, lungi dal promuovere e conservare i legami sociali, contribuisca a costruirli. Conti, tuttavia, aveva cercato soprattutto di dar vita a una poesia che fosse la sintesi di filosofia e scienza, basandosi sulla cosmogonia di Newton così come gli antichi si erano fondati sulle loro cosmogonie. Nelle Grazie invece, benché l’assunto fosse, come nel Globo, al tempo stesso filosofico, estetico e civile, Foscolo rinunciò a fondare la propria poesia filosofica sulle moderne cosmogonie ma scelse di rappresentare per via allegorica e poetica le teorie sull’evoluzione dell’uomo e la nascita della società e il ruolo delle arti nei processi che portano alla costruzione del legame sociale e alla sua conservazione.

L'influsso contiano sulla «Chioma di Berenice» di Foscolo

Del Vento, Christian
2009-01-01

Abstract

L’influsso esercitato da Antonio Conti su Foscolo rappresenta una questione centrale per chi lavora sulla formazione del poeta. Per Foscolo il Conti fu un modello e una fonte di ispirazione non solo nella filosofia e nella traduzione, ma anche nella poesia. Echi contiani risuonano in profondità nella poesia di Foscolo, non solo nella traduzione della Chioma callimachea, ma anche nei versi delle Grazie e testimoniando una consonanza profonda sulla concezione e l’ufficio della poesia. Essa cessa di essere il velo per una sapienza riposta, ma diventa uno strumento per parlare ai ‘più’, in quanto capace di agire sull’immaginazione, che è l’anello della catena della conoscenza che consente di passare dal senso al ragionamento. Conti aveva recuperato alla ragione e riabilitato scientificamente ciò che da sempre era rubricato come pertinente all’irrazionale, con l’individuazione delle componenti mirabili e fantastiche della realtà stessa. Tale riabilitazione era avvenuta sia attraverso una teoria della conoscenza innovativa, basata sull’esame della psicologia umana, sia attraverso la rivalutazione della funzione civile della poesia. Conti, cioè, esamina l’origine della poesia a partire dalla sua funzione sociale, esattamente come farà Foscolo alcuni decenni più tardi nell’orazione inaugurale, in cui riprende la teoria del «mirabile» e del «passionato», integrandola in una vera e propria teoria della letteratura. Alcuni anni dopo, nelle Grazie, Foscolo tentò un esperimento di poema filosofico sul modello del Globo di Venere, e del concetto di poesia che vi era esemplificato, per mostrare come la poesia, lungi dal promuovere e conservare i legami sociali, contribuisca a costruirli. Conti, tuttavia, aveva cercato soprattutto di dar vita a una poesia che fosse la sintesi di filosofia e scienza, basandosi sulla cosmogonia di Newton così come gli antichi si erano fondati sulle loro cosmogonie. Nelle Grazie invece, benché l’assunto fosse, come nel Globo, al tempo stesso filosofico, estetico e civile, Foscolo rinunciò a fondare la propria poesia filosofica sulle moderne cosmogonie ma scelse di rappresentare per via allegorica e poetica le teorie sull’evoluzione dell’uomo e la nascita della società e il ruolo delle arti nei processi che portano alla costruzione del legame sociale e alla sua conservazione.
2009
978-88-7115-625-5
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