Meno noto dell'omonimo ciclo pianistico, il brano intitolato "Harmonies poétiques et religieuses" è l'esito più sorprendente e avanguardistico del periodo parigino di Liszt. In esso, il giovane compositore riunisce una molteplicità di stimoli e si serve del filtro letterario per trasfigurare la propria esperienza biografica (il mal d'amore per Marie d'Agoult, l'ansia dell'abbandono). Il saggio offre un'analisi e una contestualizzazione a tutto tondo dell'opera, indagandone modelli, le intenzioni compositive e i riferimenti estetici. Viene finalmente svelato il significato di un'epigrafe di Schiller, tratta da "Han d'Islande" di Hugo e presente tra gli schizzi: per interpretare la precarietà del sogno d'amore, Liszt aveva attinto all'immagine del Doppelgänger, che contempla l'abisso con il suo volto pallido. La prospettiva dell'autore nei confronti di un'ambientazione così macabra e nichilista cambia nel corso del tempo, fino al punto di negare l'idea originaria. La seconda parte del saggio esamina il processo di revisione che porta alla versione definitiva, "Pensée des Morts" (1853). Aggiungendo un finale estatico, derivato da una trasformazione del salmo De profundis, Liszt cercava di risolvere i contrasti delle sue peregrinazioni, presentandosi come come l'"uomo nuovo" degli anni di Weimar.

Franz Liszt da "Harmonies poétiques et religieuses" a "Pensée des Morts" (1833-53): la trama intertestuale e il romanzo di formazione

francesco fontanelli
2023-01-01

Abstract

Meno noto dell'omonimo ciclo pianistico, il brano intitolato "Harmonies poétiques et religieuses" è l'esito più sorprendente e avanguardistico del periodo parigino di Liszt. In esso, il giovane compositore riunisce una molteplicità di stimoli e si serve del filtro letterario per trasfigurare la propria esperienza biografica (il mal d'amore per Marie d'Agoult, l'ansia dell'abbandono). Il saggio offre un'analisi e una contestualizzazione a tutto tondo dell'opera, indagandone modelli, le intenzioni compositive e i riferimenti estetici. Viene finalmente svelato il significato di un'epigrafe di Schiller, tratta da "Han d'Islande" di Hugo e presente tra gli schizzi: per interpretare la precarietà del sogno d'amore, Liszt aveva attinto all'immagine del Doppelgänger, che contempla l'abisso con il suo volto pallido. La prospettiva dell'autore nei confronti di un'ambientazione così macabra e nichilista cambia nel corso del tempo, fino al punto di negare l'idea originaria. La seconda parte del saggio esamina il processo di revisione che porta alla versione definitiva, "Pensée des Morts" (1853). Aggiungendo un finale estatico, derivato da una trasformazione del salmo De profundis, Liszt cercava di risolvere i contrasti delle sue peregrinazioni, presentandosi come come l'"uomo nuovo" degli anni di Weimar.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1483676
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