Il contributo delinea le vicende elaborative, la storia editoriale e la fortuna critica di trentaquattro opere di Giovanni Testori, dall’esordio critico su «Paragone», del 1952, dedicato al pittore manierista Francesco Cairo, fino alla trilogia di monologhi in versi pubblicati postumi da Longanesi, nel 1994, col titolo di “Tre lai”. Le note ai testi, che si fondano su un’ampia escussione dei manoscritti e dei dattiloscritti conservati nell’archivio personale dell’autore – oggi diviso in due fondi distinti di cui sono titolari, rispettivamente, la Regione Lombardia e l’Associazione Culturale Giovanni Testori – e in altri dieci complessi archivistici, portano nuova luce sulla travagliata genesi di grandi capolavori di narrativa e drammaturgia quali “Il dio di Roserio”, “L’Arialda”, “La Monaca di Monza”, “In exitu”; di fondamentali saggi di critica d’arte quali “Gaudenzio e il Sacro Monte”, “G. Martino Spanzotti”, “Sennacherib e l’angelo”; di opere poetiche generalmente meno note e spesso di destinazione privata quali “In trigesimo”, “Stanze per la «Flagellazione» di S. Domenico Maggiore”, “Alain”, “L’Aquila di Makana”. Del romanzo o poema in prosa “La Cattedrale”, pubblicato da Rizzoli nel 1974, è stato possibile retrodatare di oltre dieci anni i primi abbozzi e recuperare brani inediti tagliati dall’autore fin nelle ultime fasi redazionali. Di “Edipus”, ultima parte della trilogia “degli scarozzanti”, uscita a stampa da Rizzoli nel 1977 e nello stesso anno messa in scena al Salone Pier Lombardo di Milano, si sono individuate ben cinque diverse redazioni tra quaderni manoscritti e fascicoli dattiloscritti. Per “Ossa mea”, raccolta poetica del 1983 che sancisce il passaggio di Testori a Mondadori, il riscontro degli originali ha consentito di emendare in più punti il testo, ripristinando due versi caduti per errore nella prima edizione.
Notizie sui testi
BOCCARDO, Giovanni Battista
2023-01-01
Abstract
Il contributo delinea le vicende elaborative, la storia editoriale e la fortuna critica di trentaquattro opere di Giovanni Testori, dall’esordio critico su «Paragone», del 1952, dedicato al pittore manierista Francesco Cairo, fino alla trilogia di monologhi in versi pubblicati postumi da Longanesi, nel 1994, col titolo di “Tre lai”. Le note ai testi, che si fondano su un’ampia escussione dei manoscritti e dei dattiloscritti conservati nell’archivio personale dell’autore – oggi diviso in due fondi distinti di cui sono titolari, rispettivamente, la Regione Lombardia e l’Associazione Culturale Giovanni Testori – e in altri dieci complessi archivistici, portano nuova luce sulla travagliata genesi di grandi capolavori di narrativa e drammaturgia quali “Il dio di Roserio”, “L’Arialda”, “La Monaca di Monza”, “In exitu”; di fondamentali saggi di critica d’arte quali “Gaudenzio e il Sacro Monte”, “G. Martino Spanzotti”, “Sennacherib e l’angelo”; di opere poetiche generalmente meno note e spesso di destinazione privata quali “In trigesimo”, “Stanze per la «Flagellazione» di S. Domenico Maggiore”, “Alain”, “L’Aquila di Makana”. Del romanzo o poema in prosa “La Cattedrale”, pubblicato da Rizzoli nel 1974, è stato possibile retrodatare di oltre dieci anni i primi abbozzi e recuperare brani inediti tagliati dall’autore fin nelle ultime fasi redazionali. Di “Edipus”, ultima parte della trilogia “degli scarozzanti”, uscita a stampa da Rizzoli nel 1977 e nello stesso anno messa in scena al Salone Pier Lombardo di Milano, si sono individuate ben cinque diverse redazioni tra quaderni manoscritti e fascicoli dattiloscritti. Per “Ossa mea”, raccolta poetica del 1983 che sancisce il passaggio di Testori a Mondadori, il riscontro degli originali ha consentito di emendare in più punti il testo, ripristinando due versi caduti per errore nella prima edizione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.