Nel presente contributo si prendono in esame le modalità di riuso di materiale dantesco nella polifonia profana del Trecento, focalizzando l’attenzione su alcuni esempi che mostrano come la presenza di Dante nel repertorio arsnovistico fiorentino sia mediata non solo dall’opera di Francesco Petrarca ma anche dalla figura di Giovanni Boccaccio. Rispetto al più comune quadro delineato fino a oggi, in cui la memoria dantesca è quasi obliterata dalla presenza di Petrarca, si mostra come Boccaccio rimatore funga da mediatore nella lettura dantesca riscontrabile nei testi intonati dai polifonisti attivi nella Firenze del Trecento.

La ricezione di Dante a Firenze nella polifonia profana del secondo Trecento

Antonio Calvia
2023-01-01

Abstract

Nel presente contributo si prendono in esame le modalità di riuso di materiale dantesco nella polifonia profana del Trecento, focalizzando l’attenzione su alcuni esempi che mostrano come la presenza di Dante nel repertorio arsnovistico fiorentino sia mediata non solo dall’opera di Francesco Petrarca ma anche dalla figura di Giovanni Boccaccio. Rispetto al più comune quadro delineato fino a oggi, in cui la memoria dantesca è quasi obliterata dalla presenza di Petrarca, si mostra come Boccaccio rimatore funga da mediatore nella lettura dantesca riscontrabile nei testi intonati dai polifonisti attivi nella Firenze del Trecento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1487940
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