La formalizzazione del basso continuo nel repertorio vocale tedesco a stampa si diffuse all'inizio del XVII secolo con un ritardo rispetto alla coeva produzione italiana. Qui il libretto d'organo apparve con relativa assiduità a partire dal 1594. I compositori che operarono nelle regioni transalpine consideravano la musica sacra italiana un imprescindibile punto di riferimento da osservare e studiare. Collezioni italiane di sacrae cantiones a più voci, con e senza basso continuo, circolavano durante le fiere del libro tedesche e nelle librerie di musica. La sacra cantio o mottetto a più voci continuò a suscitare notevole interesse fino agli anni Venti del Seicento mentre i compositori italiani preferirono concentrare l'attenzione sul nuovo repertorio a poche voci. Diversi maestri di cappella e organisti si dedicarono a compilare e curare imponenti antologie di mottetti per intensificare lo studio del contrappunto e della musica latina nelle scuole e nelle congregazioni religiose cattoliche e protestanti. Molti testi furono sottoposti a una inevitabile reinterpretazione, secondo il gusto e le conoscenze teoriche dell’autore. Si è trattato di un passaggio obbligato per una positiva trasmissione dei fenomeni musicali italiani in un contesto culturale diverso e nuovo. Alcune antologie stampate tra il 1611 e il 1621, la Promptuaria musices di Abraham Schade e Caspar Vincentius e il Florilegium Portense di Erhard Bodenschatz, tramandano una porzione significativa di mottetti italiani per un grande ensemble in cui il basso numerato veniva aggiunto, se assente, o aggiornato secondo parametri più funzionali alle abitudini musicali. L'intervento proposto da Vincentius e Bodenschatz potrebbe avere un impatto esclusivamente grafico, come nell'impostazione delle parti, sul piano concettuale, imponendo una rielaborazione della forma melodica e/o ritmica, oppure su un livello più tecnico, proponendo alcune figure appartenenti ad una diversa pratica organistica. Un'analisi generale dell'atteggiamento adottato nei singoli casi metterà in luce la mancanza di un approccio sistematico e la necessità dei compilatori di rispondere a bisogni specifici e ad una specifica pratica organistica.

Per ogni tradizione il suo basso. I bassi seguenti italiani in alcune antologie tedesche del Seicento

valeria maria rosa mannoia
Writing – Original Draft Preparation
2024-01-01

Abstract

La formalizzazione del basso continuo nel repertorio vocale tedesco a stampa si diffuse all'inizio del XVII secolo con un ritardo rispetto alla coeva produzione italiana. Qui il libretto d'organo apparve con relativa assiduità a partire dal 1594. I compositori che operarono nelle regioni transalpine consideravano la musica sacra italiana un imprescindibile punto di riferimento da osservare e studiare. Collezioni italiane di sacrae cantiones a più voci, con e senza basso continuo, circolavano durante le fiere del libro tedesche e nelle librerie di musica. La sacra cantio o mottetto a più voci continuò a suscitare notevole interesse fino agli anni Venti del Seicento mentre i compositori italiani preferirono concentrare l'attenzione sul nuovo repertorio a poche voci. Diversi maestri di cappella e organisti si dedicarono a compilare e curare imponenti antologie di mottetti per intensificare lo studio del contrappunto e della musica latina nelle scuole e nelle congregazioni religiose cattoliche e protestanti. Molti testi furono sottoposti a una inevitabile reinterpretazione, secondo il gusto e le conoscenze teoriche dell’autore. Si è trattato di un passaggio obbligato per una positiva trasmissione dei fenomeni musicali italiani in un contesto culturale diverso e nuovo. Alcune antologie stampate tra il 1611 e il 1621, la Promptuaria musices di Abraham Schade e Caspar Vincentius e il Florilegium Portense di Erhard Bodenschatz, tramandano una porzione significativa di mottetti italiani per un grande ensemble in cui il basso numerato veniva aggiunto, se assente, o aggiornato secondo parametri più funzionali alle abitudini musicali. L'intervento proposto da Vincentius e Bodenschatz potrebbe avere un impatto esclusivamente grafico, come nell'impostazione delle parti, sul piano concettuale, imponendo una rielaborazione della forma melodica e/o ritmica, oppure su un livello più tecnico, proponendo alcune figure appartenenti ad una diversa pratica organistica. Un'analisi generale dell'atteggiamento adottato nei singoli casi metterà in luce la mancanza di un approccio sistematico e la necessità dei compilatori di rispondere a bisogni specifici e ad una specifica pratica organistica.
2024
978-2-503-60851-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1490875
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