Nel marzo del 1864, a quasi vent’anni dalla prima rappresentazione di Macbeth (Firenze, Teatro della Pergola, 1847), il direttore del Théâtre-Lyrique, Léon Carvalho, commissionò a Verdi una nuova versione dell’opera, in francese, che intendeva mettere in scena l’inverno seguente. Verdi accettò l’incarico, impegnandosi a scrivere ex novo dei ballabili e a sostituire la scena della morte di Macbeth con un coro; nell’ottobre di quello stesso anno, tuttavia, si rese conto di voler modificare anche quei brani che riteneva «deboli, o mancanti di carattere» e che il lavoro di revisione sarebbe dunque stato più lungo del previsto. Per contenere il ritardo, l’impresa suggerì a Verdi di completare le modifiche in italiano, assumendosi la responsabilità della traduzione e dell’adattamento delle linee vocali al testo francese. Accogliendo questa soluzione, Verdi avallò – e di fatto legittimò – un’autorialità diversa dalla propria nella finalizzazione del ‘testo’. Il nuovo Macbeth debuttò il 21 aprile 1865, con un libretto «imité de Shakespeare» da Charles Nuitter e Alexandre Beaume. Sebbene questa seconda versione dell’opera sia stata concepita per essere eseguita in francese, dopo il suo primo allestimento parigino è circolata esclusivamente in italiano, lingua in cui è presentata la partitura nell’edizione critica curata da David Lawton per The Works of Giuseppe Verdi (2005). Il presente saggio offre accesso al cantiere dell’edizione critica della seconda versione di Macbeth (1865) in lingua francese, completata da chi scrive per The Works of Giuseppe Verdi nel 2020, al contempo ritracciandone il processo creativo e interrogandosi su come la stesura del libretto francese abbia risentito dell’orizzonte d’attesa del pubblico parigino nei confronti di un’opera con un soggetto shakespeariano allora noto, presentata a un pubblico diverso da quello italiano del 1847. Dopo un breve inquadramento storico e un esame dettagliato delle fonti impiegate, la prima parte del testo dimostrerà come un’edizione in lingua francese dell’opera sia dovuta, oltre che legittima, sollevando alcune questioni controverse e illustrando le linee metodologiche che si è deciso di adottare. Ci si soffermerà, in particolare, sul concetto di ‘autorialità collettiva’, chiarendo come l’edizione ricostruisca un testo ideale che tiene conto delle intenzioni di Verdi e lascia spazio ad autorialità diverse dalla sua solamente nei limiti entro cui siano state da lui autorizzate. La seconda parte del contributo prende invece in esame la stesura del testo verbale francese da parte di Nuitter e Beaumont nel contesto della recezione di Shakespeare in Francia attorno alla metà del diciannovesimo secolo. Attraverso un esame dettagliato di alcune scene del libretto francese, si descrive come – e con quali intenti – i due librettisti abbiano espanso il testo italiano corrispettivo, talvolta semplicemente distanziandosene, molte altre rifacendosi al modello shakespeariano; si individuano inoltre alcune traduzioni francesi della tragedia del Bardo che potrebbero essere servite a Nuitter e Beaumont da ipotesto. Il lavoro editoriale presentato in questo saggio ha avuto un forte impatto non solo in ambito accademico – costringendo a ripensare alla seconda versione di Macbeth come a un prodotto culturale ibrido, e sollevando la necessità di ricostruirne il testo nella lingua per cui fu concepita –, ma anche sul contesto sociale ed economico – restituendo una partitura eseguibile. L’edizione completata per The Works of Giuseppe Verdi ha infatti portato alla prima esecuzione moderna dell’opera, in forma di concerto (Parma, Festival Verdi, 2020), e alla sua prima rappresentazione scenica moderna (Parma, Festival Verdi, 2024), nonché a un’incisione audio e a un’incisione video.

Verso l’edizione critica di “Macbeth” (1865) in lingua francese: traduzione, autorialità collettiva e riavvicinamento al modello

Candida Billie Mantica
2021-01-01

Abstract

Nel marzo del 1864, a quasi vent’anni dalla prima rappresentazione di Macbeth (Firenze, Teatro della Pergola, 1847), il direttore del Théâtre-Lyrique, Léon Carvalho, commissionò a Verdi una nuova versione dell’opera, in francese, che intendeva mettere in scena l’inverno seguente. Verdi accettò l’incarico, impegnandosi a scrivere ex novo dei ballabili e a sostituire la scena della morte di Macbeth con un coro; nell’ottobre di quello stesso anno, tuttavia, si rese conto di voler modificare anche quei brani che riteneva «deboli, o mancanti di carattere» e che il lavoro di revisione sarebbe dunque stato più lungo del previsto. Per contenere il ritardo, l’impresa suggerì a Verdi di completare le modifiche in italiano, assumendosi la responsabilità della traduzione e dell’adattamento delle linee vocali al testo francese. Accogliendo questa soluzione, Verdi avallò – e di fatto legittimò – un’autorialità diversa dalla propria nella finalizzazione del ‘testo’. Il nuovo Macbeth debuttò il 21 aprile 1865, con un libretto «imité de Shakespeare» da Charles Nuitter e Alexandre Beaume. Sebbene questa seconda versione dell’opera sia stata concepita per essere eseguita in francese, dopo il suo primo allestimento parigino è circolata esclusivamente in italiano, lingua in cui è presentata la partitura nell’edizione critica curata da David Lawton per The Works of Giuseppe Verdi (2005). Il presente saggio offre accesso al cantiere dell’edizione critica della seconda versione di Macbeth (1865) in lingua francese, completata da chi scrive per The Works of Giuseppe Verdi nel 2020, al contempo ritracciandone il processo creativo e interrogandosi su come la stesura del libretto francese abbia risentito dell’orizzonte d’attesa del pubblico parigino nei confronti di un’opera con un soggetto shakespeariano allora noto, presentata a un pubblico diverso da quello italiano del 1847. Dopo un breve inquadramento storico e un esame dettagliato delle fonti impiegate, la prima parte del testo dimostrerà come un’edizione in lingua francese dell’opera sia dovuta, oltre che legittima, sollevando alcune questioni controverse e illustrando le linee metodologiche che si è deciso di adottare. Ci si soffermerà, in particolare, sul concetto di ‘autorialità collettiva’, chiarendo come l’edizione ricostruisca un testo ideale che tiene conto delle intenzioni di Verdi e lascia spazio ad autorialità diverse dalla sua solamente nei limiti entro cui siano state da lui autorizzate. La seconda parte del contributo prende invece in esame la stesura del testo verbale francese da parte di Nuitter e Beaumont nel contesto della recezione di Shakespeare in Francia attorno alla metà del diciannovesimo secolo. Attraverso un esame dettagliato di alcune scene del libretto francese, si descrive come – e con quali intenti – i due librettisti abbiano espanso il testo italiano corrispettivo, talvolta semplicemente distanziandosene, molte altre rifacendosi al modello shakespeariano; si individuano inoltre alcune traduzioni francesi della tragedia del Bardo che potrebbero essere servite a Nuitter e Beaumont da ipotesto. Il lavoro editoriale presentato in questo saggio ha avuto un forte impatto non solo in ambito accademico – costringendo a ripensare alla seconda versione di Macbeth come a un prodotto culturale ibrido, e sollevando la necessità di ricostruirne il testo nella lingua per cui fu concepita –, ma anche sul contesto sociale ed economico – restituendo una partitura eseguibile. L’edizione completata per The Works of Giuseppe Verdi ha infatti portato alla prima esecuzione moderna dell’opera, in forma di concerto (Parma, Festival Verdi, 2020), e alla sua prima rappresentazione scenica moderna (Parma, Festival Verdi, 2024), nonché a un’incisione audio e a un’incisione video.
2021
9788846761521
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1501440
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