Un nuovo tipo di impresa, un nuovo soggetto giuridico: il distretto come “libera aggregazione di imprese”. La legge finanziaria 2006 va oltre l’approccio frammentario del passato e introduce una disciplina integrata ed innovativa, che costituisce un vero e proprio “Statuto dei distretti produttivi”. L’obiettivo del legislatore è quello di rilanciare il modello industriale italiano, valorizzando le sue specificità. Le Pmi, aggregate nei distretti, sono un elemento tipico del sistema produttivo italiano e possono diventare la piattaforma di sviluppo e “tenuta” della nostra economia, surrogando la grande industria in declino. Ma le Pmi hanno hanno un handicap dimensionale: devono crescere per poter competere su scala globale. Una tradizionale “terapia” per la crescita è il “premio di concentrazione”: nel 2005 è stato introdotto nell’ordinamento italiano. Si tratta di uno strumento giuridico necessario, ma non sufficiente: oltre a produrre effetti nel medio-lungo termine, il “premio” si scontra spesso con le resistenze delle imprese, contrarie a rinunciare alla propria individualità. Il modello normativo delineato dalla legge finanziaria 2006 attiva una diversa strategia d’azione: una strategia ulteriore, complementare e capace di produrre effetti in tempi brevi. Fino ad ora, i distretti sono stati caratterizzati da una struttura economica unitaria e da una struttura giuridica molecolare. La legge finanziaria 2006 tende a far convergere i due piani, salvaguardando l’individualità delle imprese. I distretti – “libere aggregazioni di imprese” – hanno ora a disposizione una disciplina modulare, liberamente componibile secondo criteri di flessibilità, efficienza e coerenza con le proprie esigenze. I piani di convergenza sono cinque: 1) fiscalità; 2) adempimenti amministrativi; 3) attività negoziale di diritto privato; 4) finanza; 5) ricerca e sviluppo. Sul piano fiscale, l’adesione al distretto permette l’accesso a una nuova forma di tassazione su base consolidata (consolidato distrettuale), oppure a una nuova forma di tassazione distrettuale unitaria. Nel primo caso, il distretto viene sostanzialmente equiparato ad un gruppo di società; nel secondo caso, invece, il distretto opera come un unico e distinto soggetto passivo dell’Ires. Resta ferma la possibilità di optare per l’attuale regime di tassazione su base individuale. In tutti i casi è possibile anche l’accesso a forme di tassazione concordata, secondo i principi del sistema fiscale. Sul piano degli adempimenti amministrativi, l’adesione al distretto è un fattore di semplificazione per le imprese, perché il distretto può diventare il “referente unico” delle imprese nei rapporti con la pubblica amministrazione, svolgendo un ruolo di consulenza, assistenza e di “certificazione”. I distretti hanno anche la facoltà di concludere, per conto delle imprese, negozi di diritto privato. Ne deriva, per le imprese, l’opportunità di ampliare la “scala” degli investimenti e la gamma dei servizi fruibili. Sul piano finanziario, l’adesione al distretto consente alle imprese di avere accesso al sistema creditizio in condizioni di maggiore forza contrattuale e di disporre di nuovi strumenti finanziari (bond di distretto). Infine, sul piano delle attività di R&S, viene prevista l’istituzione dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione. L’Agenzia opera come interfaccia fra i distretti e il mondo della ricerca nazionale ed internazionale, ma anche come osservatorio dei reali bisogni di R&S dei distretti e come struttura di supporto per la realizzazione delle iniziative selezionate.

Un nuovo statuto per i distretti produttivi: il modello della Legge finanziaria 2006

CIPOLLINA, SILVIA;
2006-01-01

Abstract

Un nuovo tipo di impresa, un nuovo soggetto giuridico: il distretto come “libera aggregazione di imprese”. La legge finanziaria 2006 va oltre l’approccio frammentario del passato e introduce una disciplina integrata ed innovativa, che costituisce un vero e proprio “Statuto dei distretti produttivi”. L’obiettivo del legislatore è quello di rilanciare il modello industriale italiano, valorizzando le sue specificità. Le Pmi, aggregate nei distretti, sono un elemento tipico del sistema produttivo italiano e possono diventare la piattaforma di sviluppo e “tenuta” della nostra economia, surrogando la grande industria in declino. Ma le Pmi hanno hanno un handicap dimensionale: devono crescere per poter competere su scala globale. Una tradizionale “terapia” per la crescita è il “premio di concentrazione”: nel 2005 è stato introdotto nell’ordinamento italiano. Si tratta di uno strumento giuridico necessario, ma non sufficiente: oltre a produrre effetti nel medio-lungo termine, il “premio” si scontra spesso con le resistenze delle imprese, contrarie a rinunciare alla propria individualità. Il modello normativo delineato dalla legge finanziaria 2006 attiva una diversa strategia d’azione: una strategia ulteriore, complementare e capace di produrre effetti in tempi brevi. Fino ad ora, i distretti sono stati caratterizzati da una struttura economica unitaria e da una struttura giuridica molecolare. La legge finanziaria 2006 tende a far convergere i due piani, salvaguardando l’individualità delle imprese. I distretti – “libere aggregazioni di imprese” – hanno ora a disposizione una disciplina modulare, liberamente componibile secondo criteri di flessibilità, efficienza e coerenza con le proprie esigenze. I piani di convergenza sono cinque: 1) fiscalità; 2) adempimenti amministrativi; 3) attività negoziale di diritto privato; 4) finanza; 5) ricerca e sviluppo. Sul piano fiscale, l’adesione al distretto permette l’accesso a una nuova forma di tassazione su base consolidata (consolidato distrettuale), oppure a una nuova forma di tassazione distrettuale unitaria. Nel primo caso, il distretto viene sostanzialmente equiparato ad un gruppo di società; nel secondo caso, invece, il distretto opera come un unico e distinto soggetto passivo dell’Ires. Resta ferma la possibilità di optare per l’attuale regime di tassazione su base individuale. In tutti i casi è possibile anche l’accesso a forme di tassazione concordata, secondo i principi del sistema fiscale. Sul piano degli adempimenti amministrativi, l’adesione al distretto è un fattore di semplificazione per le imprese, perché il distretto può diventare il “referente unico” delle imprese nei rapporti con la pubblica amministrazione, svolgendo un ruolo di consulenza, assistenza e di “certificazione”. I distretti hanno anche la facoltà di concludere, per conto delle imprese, negozi di diritto privato. Ne deriva, per le imprese, l’opportunità di ampliare la “scala” degli investimenti e la gamma dei servizi fruibili. Sul piano finanziario, l’adesione al distretto consente alle imprese di avere accesso al sistema creditizio in condizioni di maggiore forza contrattuale e di disporre di nuovi strumenti finanziari (bond di distretto). Infine, sul piano delle attività di R&S, viene prevista l’istituzione dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione. L’Agenzia opera come interfaccia fra i distretti e il mondo della ricerca nazionale ed internazionale, ma anche come osservatorio dei reali bisogni di R&S dei distretti e come struttura di supporto per la realizzazione delle iniziative selezionate.
2006
9788815114907
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/150305
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