Tra i titoli più famosi della musica cinquecentesca vi è certamente la Missa Papae Marcelli a sei voci di Giovanni Pierluigi detto 'il Palestrina'. Le ragioni della notorietà sono da collegarsi più a elementi estrinsechi che a caratteristiche peculiari della composizione stessa. Nel 1607, infatti, il teorico Agostino Agazzari la indicò nel suo trattato come la messa che avrebbe addirittura salvato la polifonia da una supposta volontà di purificazione emersa dal Concilio di Trento. Da questo momento in poi la fama della messa è andata via via crescendo, divenendo nei secoli successivi emblema del contrappunto 'classico' rinascimentale. Sebbene non sia nota la data di composizione, verosimilmente la messa deve essere stata composta intorno agli anni Sessanta del secolo XVI, come omaggio alla memoria del papa Marcello Corvini e non tanto come messa in atto di precetti estetici controriformistici. La messa è conservata sia in alcuni manoscritti (Ms. Cappella Sistina 22; S. Maria Maggiore 29) che in edizioni a stampa. Fin dall'editio princeps (Missarum liber secundus. Roma: 1567) un'importante differenza ha contraddistinto i due rami della tradizione: la presenza dell'Agnus Dei II a sette voci, confermata in entrambi i manoscritti ma omessa in tutte le edizioni a stampa. Fino ad oggi le edizioni correnti si sono basate sulla tradizione a stampa per procurare un testo critico, collazionando solo parzialmente i manoscritti. È stata messa in dubbio anche la paternità dell'Agnus Dei II, tanto da venire omesso nelle edizioni più recenti. Questa nuova edizione critica collaziona per la prima volta entrambi i manoscritti con la tradizione a stampa, dando puntualmente conto delle varianti nell'apparato critico, e fornendo un nuovo testo critico fondato principalmente sul ms. più antico, il Capp.Sist.22. Viene discussa approfonditamente anche la problematica del secondo Agnus Dei, valutando i dati storici e le ipotesi degli studiosi e se ne fornisce l'edizione. L'introduzione iniziale ricostruisce infine le vicende legate alla composizione e circolazione della messa, fornendo un contesto chiaro entro cui inquadrare questa straordinaria opera della polifonia rinascimentale.
Giovanni Pierluigi da Palestrina. Missa Papae Marcelli. Urtext.
SAGGIO, FRANCESCO
2024-01-01
Abstract
Tra i titoli più famosi della musica cinquecentesca vi è certamente la Missa Papae Marcelli a sei voci di Giovanni Pierluigi detto 'il Palestrina'. Le ragioni della notorietà sono da collegarsi più a elementi estrinsechi che a caratteristiche peculiari della composizione stessa. Nel 1607, infatti, il teorico Agostino Agazzari la indicò nel suo trattato come la messa che avrebbe addirittura salvato la polifonia da una supposta volontà di purificazione emersa dal Concilio di Trento. Da questo momento in poi la fama della messa è andata via via crescendo, divenendo nei secoli successivi emblema del contrappunto 'classico' rinascimentale. Sebbene non sia nota la data di composizione, verosimilmente la messa deve essere stata composta intorno agli anni Sessanta del secolo XVI, come omaggio alla memoria del papa Marcello Corvini e non tanto come messa in atto di precetti estetici controriformistici. La messa è conservata sia in alcuni manoscritti (Ms. Cappella Sistina 22; S. Maria Maggiore 29) che in edizioni a stampa. Fin dall'editio princeps (Missarum liber secundus. Roma: 1567) un'importante differenza ha contraddistinto i due rami della tradizione: la presenza dell'Agnus Dei II a sette voci, confermata in entrambi i manoscritti ma omessa in tutte le edizioni a stampa. Fino ad oggi le edizioni correnti si sono basate sulla tradizione a stampa per procurare un testo critico, collazionando solo parzialmente i manoscritti. È stata messa in dubbio anche la paternità dell'Agnus Dei II, tanto da venire omesso nelle edizioni più recenti. Questa nuova edizione critica collaziona per la prima volta entrambi i manoscritti con la tradizione a stampa, dando puntualmente conto delle varianti nell'apparato critico, e fornendo un nuovo testo critico fondato principalmente sul ms. più antico, il Capp.Sist.22. Viene discussa approfonditamente anche la problematica del secondo Agnus Dei, valutando i dati storici e le ipotesi degli studiosi e se ne fornisce l'edizione. L'introduzione iniziale ricostruisce infine le vicende legate alla composizione e circolazione della messa, fornendo un contesto chiaro entro cui inquadrare questa straordinaria opera della polifonia rinascimentale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.