Il saggio prende in analisi il rapporto del pittore Remo Bianco con il gallerista Carlo Cardazzo e le vicende che lo hanno portato a misurarsi con il maestro Lucio Fontana negli anni Cinquanta. Il rapporto tra Bianco e Cardazzo nasce tramite Filippo de Pisis, grazie al quale il giovane, che ha con il maestro un rapporto di lunga data (risalente addirittura al 1939), si era avviato alla pittura e all’arte. In particolare, l’affiatamento con de Pisis diviene una vera e propria collaborazione nel 1949 -50, quando anche Cardazzo, che aveva già dedicato due mostre personali al maestro, ancora con la produzione “veneziana”, nella sua nuova galleria del Naviglio di via Manzoni (nel 1946 e nel 1948) frequenta quell’atelier di fortuna messo a disposizione del malato pittore nel ricovero di Villa Fiorita a Brugherio, dove Bianco è di casa. Entrambi, Bianco come ragazzo di bottega, segretario, aiutante e Cardazzo come mercante e amico, sono interessati alle ultime tele del pittore, distillate in un’ essenza lirica di rara intensità. I rapporti con Fontana invece risalgono al momento del Premio Gianni (26 aprile – 2 maggio 1952), tenuto alla Galleria del Naviglio, dove Bianco espose insieme ai giovani spazialisti, segno che ormai sia Cardazzo che Fontana lo ritenevano uno del gruppo, e questa volta ebbe forse il coraggio di mostrare di fronte a un de Pisis che partecipava fuori concorso già la sua Testa Nucleare (1952), immortalata in una fotografia all’interno della Galleria del Naviglio. Il saggio analizza poi le occasioni di confronto con Fontana, le esposizioni di Bianco, e i vicendevoli apporti creativi lungo gli anni sessanta in relazione all'opera dei 3D , mettendo in luce non solo le influenze di Fontana su Bianco, ma anche quelle del giovane artista neo confronti del maggiore maestro.
Bianco con Cardazzo e Fontana
Paolo Campiglio
2024-01-01
Abstract
Il saggio prende in analisi il rapporto del pittore Remo Bianco con il gallerista Carlo Cardazzo e le vicende che lo hanno portato a misurarsi con il maestro Lucio Fontana negli anni Cinquanta. Il rapporto tra Bianco e Cardazzo nasce tramite Filippo de Pisis, grazie al quale il giovane, che ha con il maestro un rapporto di lunga data (risalente addirittura al 1939), si era avviato alla pittura e all’arte. In particolare, l’affiatamento con de Pisis diviene una vera e propria collaborazione nel 1949 -50, quando anche Cardazzo, che aveva già dedicato due mostre personali al maestro, ancora con la produzione “veneziana”, nella sua nuova galleria del Naviglio di via Manzoni (nel 1946 e nel 1948) frequenta quell’atelier di fortuna messo a disposizione del malato pittore nel ricovero di Villa Fiorita a Brugherio, dove Bianco è di casa. Entrambi, Bianco come ragazzo di bottega, segretario, aiutante e Cardazzo come mercante e amico, sono interessati alle ultime tele del pittore, distillate in un’ essenza lirica di rara intensità. I rapporti con Fontana invece risalgono al momento del Premio Gianni (26 aprile – 2 maggio 1952), tenuto alla Galleria del Naviglio, dove Bianco espose insieme ai giovani spazialisti, segno che ormai sia Cardazzo che Fontana lo ritenevano uno del gruppo, e questa volta ebbe forse il coraggio di mostrare di fronte a un de Pisis che partecipava fuori concorso già la sua Testa Nucleare (1952), immortalata in una fotografia all’interno della Galleria del Naviglio. Il saggio analizza poi le occasioni di confronto con Fontana, le esposizioni di Bianco, e i vicendevoli apporti creativi lungo gli anni sessanta in relazione all'opera dei 3D , mettendo in luce non solo le influenze di Fontana su Bianco, ma anche quelle del giovane artista neo confronti del maggiore maestro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.