La ricerca riguarda il potere di disapplicazione del giudice civile quale tecnica di tutela dei diritti nei confronti della pubblica amministrazione che diviene rilevante quando un atto amministrativo è presente nella serie di atti ed effetti integranti la fattispecie costitutiva del diritto. Lo studio, a partire da un’analisi approfondita delle tensioni manifestatesi anche di recente nella prassi giurisprudenziale, affronta criticamente la prevalente tendenza che nega alla disapplicazione un ambito di operatività anche quando la controversia, malgrado la presenza dell’atto amministrativo, appare impossibile da ricondurre pacificamente a una questione relativa a interessi legittimi. In queste ipotesi l’esito cui perviene la giurisprudenza – difficilmente giustificabile nell’ottica della effettività e della concentrazione della tutela giurisdizionale del cittadino – è il sacrificio dell’autonomia pur riconosciuta dalla legge al diritto soggettivo rispetto all’esercizio del potere amministrativo, con un assorbimento della sua tutela nella valutazione di legittimità dell’atto rimessa al giudice amministrativo. Il lavoro sostiene che per le situazioni in cui il baricentro di diritto sostanziale ricade chiaramente sul versante del diritto soggettivo si debba ammettere con maggiore ampiezza la disapplicazione come strumento di unificazione della tutela davanti al giudice ordinario, anche mettendo in discussione il tradizionale divieto di disapplicazione in via principale dell’atto amministrativo.
Disapplicazione degli atti amministrativi e tutela dei diritti davanti al giudice civile
Vittorio Pampanin
2023-01-01
Abstract
La ricerca riguarda il potere di disapplicazione del giudice civile quale tecnica di tutela dei diritti nei confronti della pubblica amministrazione che diviene rilevante quando un atto amministrativo è presente nella serie di atti ed effetti integranti la fattispecie costitutiva del diritto. Lo studio, a partire da un’analisi approfondita delle tensioni manifestatesi anche di recente nella prassi giurisprudenziale, affronta criticamente la prevalente tendenza che nega alla disapplicazione un ambito di operatività anche quando la controversia, malgrado la presenza dell’atto amministrativo, appare impossibile da ricondurre pacificamente a una questione relativa a interessi legittimi. In queste ipotesi l’esito cui perviene la giurisprudenza – difficilmente giustificabile nell’ottica della effettività e della concentrazione della tutela giurisdizionale del cittadino – è il sacrificio dell’autonomia pur riconosciuta dalla legge al diritto soggettivo rispetto all’esercizio del potere amministrativo, con un assorbimento della sua tutela nella valutazione di legittimità dell’atto rimessa al giudice amministrativo. Il lavoro sostiene che per le situazioni in cui il baricentro di diritto sostanziale ricade chiaramente sul versante del diritto soggettivo si debba ammettere con maggiore ampiezza la disapplicazione come strumento di unificazione della tutela davanti al giudice ordinario, anche mettendo in discussione il tradizionale divieto di disapplicazione in via principale dell’atto amministrativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.