Oggetto dell’intervento è IG II3 1 1019, un decreto onorario attico per il tiranno Aristomaco di Argo datato all’arcontato di Lisiade (244/243). Quest’iscrizione documenta il rilevante contributo del tiranno alla difesa di Atene da Alessandro di Corinto (ll. 32 sgg.), ed è dunque una delle principali fonti sulla ribellione del figlio di Cratero, ma ricapitola anche le gesta compiute ugualmente a favore di Atene da un personaggio solitamente identificato con un antenato di Aristomaco (ll. 6-31). Tuttavia, dell’onomastica di tale antenato rimangono pochi lacerti alla l. 8, e inoltre non appare di immediata comprensione il suo operato in connessione con il Pireo e le Lunghe Mura ricordato alle ll. 29-31. A entrambi questi problemi la critica, a partire dal XIX secolo, ha proposto diverse soluzioni, nessuna delle quali è stata però accettata all’unanimità. L’intervento vuole inserirsi in questo dibattito, nel tentativo di migliorare la nostra comprensione dell’iscrizione e, dunque, la conoscenza dei tiranni argivi di III secolo e dei loro rapporti con Atene. Si proporrà prima una nuova integrazione della l. 8, al fine di suggerire che l’antenato in questione fosse il nonno omonimo di Aristomaco; poi, che per motivi lessicali e storici le ll. 29-31 non indicherebbero che l’avo avesse contribuito a restituire ad Atene le Lunghe Mura e il Pireo, ma piuttosto che egli avesse partecipato alle trattative tra gli Ateniesi e Demetrio dopo la fuga di Lacare, riuscendo a ottenere dal Poliorcete qualche parziale concessione a favore degli Ateniesi e divenendo così un modello per il nipote Aristomaco.
IG II3 1 1019: una proposta d’integrazione (l. 8) e una d’interpretazione (ll. 29-31)
Generoso Cefalo
2025-01-01
Abstract
Oggetto dell’intervento è IG II3 1 1019, un decreto onorario attico per il tiranno Aristomaco di Argo datato all’arcontato di Lisiade (244/243). Quest’iscrizione documenta il rilevante contributo del tiranno alla difesa di Atene da Alessandro di Corinto (ll. 32 sgg.), ed è dunque una delle principali fonti sulla ribellione del figlio di Cratero, ma ricapitola anche le gesta compiute ugualmente a favore di Atene da un personaggio solitamente identificato con un antenato di Aristomaco (ll. 6-31). Tuttavia, dell’onomastica di tale antenato rimangono pochi lacerti alla l. 8, e inoltre non appare di immediata comprensione il suo operato in connessione con il Pireo e le Lunghe Mura ricordato alle ll. 29-31. A entrambi questi problemi la critica, a partire dal XIX secolo, ha proposto diverse soluzioni, nessuna delle quali è stata però accettata all’unanimità. L’intervento vuole inserirsi in questo dibattito, nel tentativo di migliorare la nostra comprensione dell’iscrizione e, dunque, la conoscenza dei tiranni argivi di III secolo e dei loro rapporti con Atene. Si proporrà prima una nuova integrazione della l. 8, al fine di suggerire che l’antenato in questione fosse il nonno omonimo di Aristomaco; poi, che per motivi lessicali e storici le ll. 29-31 non indicherebbero che l’avo avesse contribuito a restituire ad Atene le Lunghe Mura e il Pireo, ma piuttosto che egli avesse partecipato alle trattative tra gli Ateniesi e Demetrio dopo la fuga di Lacare, riuscendo a ottenere dal Poliorcete qualche parziale concessione a favore degli Ateniesi e divenendo così un modello per il nipote Aristomaco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.