La diffusione del Value Based Management (VBM) rappresenta un fenomeno relativamente recente. Solo dagli anni ‘80 in poi molte grandi imprese hanno fatto ricorso a questa tecnica manageriale che ha lo scopo di indirizzare il management verso l’obiettivo primario della creazione di valore per gli azionisti (shareholder value). In materia di creazione di valore e di VBM esiste un’ampia letteratura, le ragioni della stesura di questo libro sono principalmente due. La prima è che nella letteratura sull’argomento, spesso è trascurato l’aspetto teorico e tecnico da cui traggono fondamento sia il principio della creazione di valore sia i metodi per la quantificazione del valore prodotto (“value drivers” sintetici). All’illustrazione dei fondamenti teorici della creazione di valore è dedicata la Parte Prima del volume. La seconda ragione di un nuovo testo riguarda il tentativo di presentare in forma compiuta il quadro operativo che il management deve assumere quale riferimento nella propria azione di creazione di valore. A questo aspetto è dedicata la Parte Seconda che presenta il “Value Based Management mindset” considerando tanto le strategie di produzione di valore quanto le “value metrics” per rendere percepibile a tutti gli operatori dell’organizzazione il processo di produzione di valore. Il volume comprende anche una Parte Terza che sviluppa alcuni aspetti complementari trattando del Value Based Marketing e del ruolo della qualità e della produttività nel Value Based Management. Nella Parte Prima, descrivendo il contesto dottrinale da cui trae origine la Shareholder Value Theory (Capitolo 1), sono state analizzate le ragioni della diffusione del Value Based Management (Capitolo 2). Si è cercato di costruire il quadro teorico che ha reso necessario e quasi inevitabile, il cambiamento di prospettiva a favore della creazione di valore per gli azionisti come finalità primaria del management. Sono state, quindi, proposte differenti spiegazioni, alcune esogene, altre endogene, che giustificano l’introduzione del Value Based Management quale naturale esigenza delle imprese che aumentano le proprie dimensioni e sono stati analizzati i modelli Flamholtz, Greiner, Churchill e Mella (Capitolo 3). Sono state, inoltre, esaminate le tecniche per determinare la misura del shareholder value e, più in generale, del valore economico dell’impresa, presentando i diversi metodi che possono essere utilizzati per quantificare i “value drivers” sintetici, quali il Dividend Discount Model, l’Economic Value of the Firm, il Discounted Cash Flow, il Metodo dei Multipli di Mercato e l’Economic Value Added (Capitolo 4). Infine è stata presentata la logica generale per la scelta degli investimenti e della selezione dei finanziamenti (Capitolo 5). Nella Parte Seconda è stato posto in evidenza come la produzione di valore, quantificata dalla variazione dei “value drivers” sintetici presentati nella Parte Prima, debba tradursi in concreta azione manageriale. Il management deve scegliere le strategie che creano valore (Capitolo 6), utilizzando eventualmente “opzioni reali” (Capitolo 7), e misurare il valore prodotto tramite le “value metrics” (capitolo 8). Si è cercato anche di dimostrare l’importanza sul processo di produzione di valore della corporate governance, dei processi di comunicazione interna, dei sistemi di incentivi e dei processi di comunicazione ai mercati (Capitolo 9). Il management deve trasformare l’obiettivo della creazione di valore per gli azionisti in un sistema culturale che permei l’intera struttura organizzativa, dando unità e coerenza a tutte le funzioni d’impresa (Capitolo 10). Nella Parte Terza è stato posto in evidenza come nel processo di produzione di valore siano coinvolte alcune aree particolarmente sensibili e, in primo luogo l’area del marketing (Capitolo 11) e della produzione; per quest’ultima area è stato enfatizzato il ruolo della gestione della qualità e della produttività (Capitolo 12).
Creazione di valore e value based management
PELLICELLI, MICHELA
2007-01-01
Abstract
La diffusione del Value Based Management (VBM) rappresenta un fenomeno relativamente recente. Solo dagli anni ‘80 in poi molte grandi imprese hanno fatto ricorso a questa tecnica manageriale che ha lo scopo di indirizzare il management verso l’obiettivo primario della creazione di valore per gli azionisti (shareholder value). In materia di creazione di valore e di VBM esiste un’ampia letteratura, le ragioni della stesura di questo libro sono principalmente due. La prima è che nella letteratura sull’argomento, spesso è trascurato l’aspetto teorico e tecnico da cui traggono fondamento sia il principio della creazione di valore sia i metodi per la quantificazione del valore prodotto (“value drivers” sintetici). All’illustrazione dei fondamenti teorici della creazione di valore è dedicata la Parte Prima del volume. La seconda ragione di un nuovo testo riguarda il tentativo di presentare in forma compiuta il quadro operativo che il management deve assumere quale riferimento nella propria azione di creazione di valore. A questo aspetto è dedicata la Parte Seconda che presenta il “Value Based Management mindset” considerando tanto le strategie di produzione di valore quanto le “value metrics” per rendere percepibile a tutti gli operatori dell’organizzazione il processo di produzione di valore. Il volume comprende anche una Parte Terza che sviluppa alcuni aspetti complementari trattando del Value Based Marketing e del ruolo della qualità e della produttività nel Value Based Management. Nella Parte Prima, descrivendo il contesto dottrinale da cui trae origine la Shareholder Value Theory (Capitolo 1), sono state analizzate le ragioni della diffusione del Value Based Management (Capitolo 2). Si è cercato di costruire il quadro teorico che ha reso necessario e quasi inevitabile, il cambiamento di prospettiva a favore della creazione di valore per gli azionisti come finalità primaria del management. Sono state, quindi, proposte differenti spiegazioni, alcune esogene, altre endogene, che giustificano l’introduzione del Value Based Management quale naturale esigenza delle imprese che aumentano le proprie dimensioni e sono stati analizzati i modelli Flamholtz, Greiner, Churchill e Mella (Capitolo 3). Sono state, inoltre, esaminate le tecniche per determinare la misura del shareholder value e, più in generale, del valore economico dell’impresa, presentando i diversi metodi che possono essere utilizzati per quantificare i “value drivers” sintetici, quali il Dividend Discount Model, l’Economic Value of the Firm, il Discounted Cash Flow, il Metodo dei Multipli di Mercato e l’Economic Value Added (Capitolo 4). Infine è stata presentata la logica generale per la scelta degli investimenti e della selezione dei finanziamenti (Capitolo 5). Nella Parte Seconda è stato posto in evidenza come la produzione di valore, quantificata dalla variazione dei “value drivers” sintetici presentati nella Parte Prima, debba tradursi in concreta azione manageriale. Il management deve scegliere le strategie che creano valore (Capitolo 6), utilizzando eventualmente “opzioni reali” (Capitolo 7), e misurare il valore prodotto tramite le “value metrics” (capitolo 8). Si è cercato anche di dimostrare l’importanza sul processo di produzione di valore della corporate governance, dei processi di comunicazione interna, dei sistemi di incentivi e dei processi di comunicazione ai mercati (Capitolo 9). Il management deve trasformare l’obiettivo della creazione di valore per gli azionisti in un sistema culturale che permei l’intera struttura organizzativa, dando unità e coerenza a tutte le funzioni d’impresa (Capitolo 10). Nella Parte Terza è stato posto in evidenza come nel processo di produzione di valore siano coinvolte alcune aree particolarmente sensibili e, in primo luogo l’area del marketing (Capitolo 11) e della produzione; per quest’ultima area è stato enfatizzato il ruolo della gestione della qualità e della produttività (Capitolo 12).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.