L’articolo in due puntate «La firma digitale da Bruxelles a Londra» (A. Chiloiro, InterLex, 31 gennaio – 10 febbraio 2005) ricostruisce il percorso di recepimento, nel Regno Unito, della direttiva 1999/93/CE sulle firme elettroniche. Nella prima parte l’A. illustra i principi della direttiva – neutralità tecnologica, mutuo riconoscimento transfrontaliero e valore probatorio delle firme qualificate – e li confronta con l’impostazione di civil-law vigente in Italia, mettendo in luce la diversa collocazione dell’onere della prova nel common-law britannico. Eur-Lex Interlex La seconda parte approfondisce l’apparato normativo inglese: l’Electronic Communications Act 2000 costituisce solo il punto di partenza; l’analisi si concentra sui successivi Electronic Signatures Regulations 2002, che recepiscono la nozione europea di advanced electronic signature ma lasciano al giudice il vaglio di «affidabilità» e «appropriatezza» in concreto. Ne derivano: (i) una forte enfasi sulle evidenze tecniche (time-stamp, log, catena di custodia digitale); (ii) l’assenza di un albo pubblico obbligatorio per i certification service providers, sostituito da meccanismi di mercato e responsabilità professionale; (iii) l’idoneità della firma valutata caso per caso, in coerenza con l’impostazione probatoria del common law. Legislazione del Regno Unito Interlex In chiusura, Chiloiro osserva che la direttiva – poi evoluta nel regolamento eIDAS – non cristallizza un modello uniforme, ma offre un quadro flessibile nel quale i diversi ordinamenti possono perseguire l’interoperabilità senza sacrificare le proprie tradizioni processuali. La tesi conclusiva invita a bilanciare sicurezza giuridica e innovazione tecnologica, soprattutto alla luce delle firme basate su dispositivi mobili e servizi cloud-based, affinché la circolazione dei documenti digitali resti effettiva nello spazio giuridico europeo.

La firma digitale da Bruxelles a Londra

andrea chiloiro
2005-01-01

Abstract

L’articolo in due puntate «La firma digitale da Bruxelles a Londra» (A. Chiloiro, InterLex, 31 gennaio – 10 febbraio 2005) ricostruisce il percorso di recepimento, nel Regno Unito, della direttiva 1999/93/CE sulle firme elettroniche. Nella prima parte l’A. illustra i principi della direttiva – neutralità tecnologica, mutuo riconoscimento transfrontaliero e valore probatorio delle firme qualificate – e li confronta con l’impostazione di civil-law vigente in Italia, mettendo in luce la diversa collocazione dell’onere della prova nel common-law britannico. Eur-Lex Interlex La seconda parte approfondisce l’apparato normativo inglese: l’Electronic Communications Act 2000 costituisce solo il punto di partenza; l’analisi si concentra sui successivi Electronic Signatures Regulations 2002, che recepiscono la nozione europea di advanced electronic signature ma lasciano al giudice il vaglio di «affidabilità» e «appropriatezza» in concreto. Ne derivano: (i) una forte enfasi sulle evidenze tecniche (time-stamp, log, catena di custodia digitale); (ii) l’assenza di un albo pubblico obbligatorio per i certification service providers, sostituito da meccanismi di mercato e responsabilità professionale; (iii) l’idoneità della firma valutata caso per caso, in coerenza con l’impostazione probatoria del common law. Legislazione del Regno Unito Interlex In chiusura, Chiloiro osserva che la direttiva – poi evoluta nel regolamento eIDAS – non cristallizza un modello uniforme, ma offre un quadro flessibile nel quale i diversi ordinamenti possono perseguire l’interoperabilità senza sacrificare le proprie tradizioni processuali. La tesi conclusiva invita a bilanciare sicurezza giuridica e innovazione tecnologica, soprattutto alla luce delle firme basate su dispositivi mobili e servizi cloud-based, affinché la circolazione dei documenti digitali resti effettiva nello spazio giuridico europeo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1525635
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