Il volume ricostruisce per la prima volta il ruolo della voce in due importanti istituzioni politiche dell’altopiano sudafricano del diciannovesimo secolo: l’assemblea e il consiglio. Lo studio approfondisce in particolare il caso del regno del Lesotho. Preparate con cura dal sovrano, le assemblee costituivano l’ultimo passaggio di un processo politico che iniziava nel ristretto consiglio di corte del re e che attribuiva la massima importanza alla voce, tratto distintivo degli esseri umani in quanto soggetti politici. Pula! tuonava l’assemblea: raccolta nelle ampie piazze tonde al centro dell’abitato, o nella vasta pianura immediatamente al di fuori, la comunità riunita ascoltava, assisteva e aspettava fino a quando l’ultimo degli oratori non finiva il suo intervento. Tutte le voci risuonavano allora all’unisono invocando la pioggia benefica, testimonianza e sanzione delle decisioni prese. Nell’assemblea e nel consiglio del re, la voce era ascoltata, riportata, rappresentata; la parola era comando, condanna, legge: ma solo quando la singola voce del re si fondeva nel tonare del popolo.
La voce del re. Parola, potere, libertà sull’altopiano sudafricano, ca. 1800-1903
Morelli, EttoreWriting – Original Draft Preparation
2025-01-01
Abstract
Il volume ricostruisce per la prima volta il ruolo della voce in due importanti istituzioni politiche dell’altopiano sudafricano del diciannovesimo secolo: l’assemblea e il consiglio. Lo studio approfondisce in particolare il caso del regno del Lesotho. Preparate con cura dal sovrano, le assemblee costituivano l’ultimo passaggio di un processo politico che iniziava nel ristretto consiglio di corte del re e che attribuiva la massima importanza alla voce, tratto distintivo degli esseri umani in quanto soggetti politici. Pula! tuonava l’assemblea: raccolta nelle ampie piazze tonde al centro dell’abitato, o nella vasta pianura immediatamente al di fuori, la comunità riunita ascoltava, assisteva e aspettava fino a quando l’ultimo degli oratori non finiva il suo intervento. Tutte le voci risuonavano allora all’unisono invocando la pioggia benefica, testimonianza e sanzione delle decisioni prese. Nell’assemblea e nel consiglio del re, la voce era ascoltata, riportata, rappresentata; la parola era comando, condanna, legge: ma solo quando la singola voce del re si fondeva nel tonare del popolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


