Il saggio è lo studio principale del catalogo della mostra Lucio Fontana. Un futuro c'è stato/un futur a bien eu, curata da Paolo Campiglio al Musee Soulages di Rodez (22 giugno-3 novembre 2024). Affronta la tematica dell'idea del futuro nell'opera dell'artista, un filo rosso che va dalla prima produzione argentina alle tematiche futuriste e primitiviste nell'Italia degli anni Trenta, fino alle prime ipotesi astratte della metà del decennio. Per riprendere poi nell'Argentina del 1946 con la stesura del Manifiesto Blanco e attraverso la sperimentazione legata al movimento dello Spazialismo, giungere alle soluzioni estreme dei "tagli" e alle tematiche "ambientali". Si tratta di una tematica che lega la produzione più sperimentale dell'artista, quella in cui egli ha "osato" spingersi oltre la pittura e oltre la scultura, in un territorio allora socnosciuto ma che verrà riconosciuto dai giovani artisti come Yves Klein e Piero Manzoni come un'arte precorritrice delle tendenze degli anni sessanta in Europa. Lo sperimentalismo si lega anche a un'idea di palingenesi della società, secondo un concetto che negli anni sessanta porta Fontana a immaginare l'utopia una dimensione pacificata in cui l'uomo del futuro, l'uomo dell'era spaziale che allora veniva intesa come imminente, si sarebbe gradualmente allontanato dai vincoli legati alla sua condizione materiale, per elevarsi a una condizione spirituale. Il suo gesto anticipatore, e l'allusione all'infinito che tale gesto implica, risponde quindi alla necessità dell'arte contemporanea di un ruolo sociale fondamentale, non immediatamente percepito dalla critica d'arte e dalla società che allora assisteva all'evoluzione della sua arte.
Lucio Fontana. Un futuro c'è stato/Il ya bien eu un futur
Paolo Campiglio
2024-01-01
Abstract
Il saggio è lo studio principale del catalogo della mostra Lucio Fontana. Un futuro c'è stato/un futur a bien eu, curata da Paolo Campiglio al Musee Soulages di Rodez (22 giugno-3 novembre 2024). Affronta la tematica dell'idea del futuro nell'opera dell'artista, un filo rosso che va dalla prima produzione argentina alle tematiche futuriste e primitiviste nell'Italia degli anni Trenta, fino alle prime ipotesi astratte della metà del decennio. Per riprendere poi nell'Argentina del 1946 con la stesura del Manifiesto Blanco e attraverso la sperimentazione legata al movimento dello Spazialismo, giungere alle soluzioni estreme dei "tagli" e alle tematiche "ambientali". Si tratta di una tematica che lega la produzione più sperimentale dell'artista, quella in cui egli ha "osato" spingersi oltre la pittura e oltre la scultura, in un territorio allora socnosciuto ma che verrà riconosciuto dai giovani artisti come Yves Klein e Piero Manzoni come un'arte precorritrice delle tendenze degli anni sessanta in Europa. Lo sperimentalismo si lega anche a un'idea di palingenesi della società, secondo un concetto che negli anni sessanta porta Fontana a immaginare l'utopia una dimensione pacificata in cui l'uomo del futuro, l'uomo dell'era spaziale che allora veniva intesa come imminente, si sarebbe gradualmente allontanato dai vincoli legati alla sua condizione materiale, per elevarsi a una condizione spirituale. Il suo gesto anticipatore, e l'allusione all'infinito che tale gesto implica, risponde quindi alla necessità dell'arte contemporanea di un ruolo sociale fondamentale, non immediatamente percepito dalla critica d'arte e dalla società che allora assisteva all'evoluzione della sua arte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


