Il contributo ricostruisce, in una prospettiva di storia della Costituzione e nella continuità con la dinamica più profonda della storia costituzionale italiana, la “prima stagione statutaria” delle Regioni a statuto ordinario. Dopo aver richiamato le premesse culturali e normative dell’ordinamento regionale e le difficoltà attuative dei primi decenni post-costituenti — segnati dal congelamento dell’articolazione territoriale dello Stato e dal mancato adempimento degli obblighi previsti dalle disposizioni transitorie — il saggio analizza il nesso inscindibile tra l’avvio delle autonomie regionali e le dinamiche del centro-sinistra negli anni Sessanta. Viene così messo in luce come l’attuazione del regionalismo, lungi dall’essere una mera applicazione tecnica del Titolo V, sia il prodotto di un complesso intreccio tra norme costituzionali, strategie dei partiti, equilibri parlamentari e innovazioni istituzionali, culminato nelle prime elezioni regionali del 1970 e nella successiva elaborazione degli statuti. Attraverso l’esame della genesi e del contenuto degli statuti ordinari, nonché del contesto politico che ne ha condizionato la fisionomia, il saggio evidenzia come la stagione statutaria abbia rappresentato al tempo stesso il completamento della parte organizzativa della Costituzione e l’avvio di un processo riformatore destinato a sfociare nelle successive revisioni del Titolo V. L’analisi consente di cogliere la continuità profonda tra la prima fase di attuazione del regionalismo e le odierne questioni sul regionalismo differenziato.
La prima stagione statutaria
Silvia Illari
2025-01-01
Abstract
Il contributo ricostruisce, in una prospettiva di storia della Costituzione e nella continuità con la dinamica più profonda della storia costituzionale italiana, la “prima stagione statutaria” delle Regioni a statuto ordinario. Dopo aver richiamato le premesse culturali e normative dell’ordinamento regionale e le difficoltà attuative dei primi decenni post-costituenti — segnati dal congelamento dell’articolazione territoriale dello Stato e dal mancato adempimento degli obblighi previsti dalle disposizioni transitorie — il saggio analizza il nesso inscindibile tra l’avvio delle autonomie regionali e le dinamiche del centro-sinistra negli anni Sessanta. Viene così messo in luce come l’attuazione del regionalismo, lungi dall’essere una mera applicazione tecnica del Titolo V, sia il prodotto di un complesso intreccio tra norme costituzionali, strategie dei partiti, equilibri parlamentari e innovazioni istituzionali, culminato nelle prime elezioni regionali del 1970 e nella successiva elaborazione degli statuti. Attraverso l’esame della genesi e del contenuto degli statuti ordinari, nonché del contesto politico che ne ha condizionato la fisionomia, il saggio evidenzia come la stagione statutaria abbia rappresentato al tempo stesso il completamento della parte organizzativa della Costituzione e l’avvio di un processo riformatore destinato a sfociare nelle successive revisioni del Titolo V. L’analisi consente di cogliere la continuità profonda tra la prima fase di attuazione del regionalismo e le odierne questioni sul regionalismo differenziato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


