Partendo dal concetto di “macchine nubili” suggerito da Brunella Antomarini, si guarderà ai sistemi intelligenti e automatizzati (AI, agenti virtuali, robot, chatbot, applicazioni, ecc.), analizzando le recenti innovazioni con particolare attenzione al tema del viaggio. Nella premessa al volume, Antomarini propone un elenco di automi femminilizzati che da Palomilla, robot ideato da Norbert Wiener sul finire degli anni Quaranta, giunge ai nostri giorni, al 2020, passando per rappresentazioni cinematografiche – come Samantha, sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale e protagonista di Lei (Her, S. Jonze, 2013) –, fino ai casi più recenti e sorprendenti, come Erika, robot del 2018 impiegato come prima anchorwoman televisiva. Sulla scorta delle riflessioni di Antomarini, confermandone e rafforzandone la lettura, si può rilevare come per le tecnologie in questione e, nello specifico, per quelle che svolgono ruoli assistenziali, persista la tendenza – che non manca, come vedremo, di sollevare dibattiti – all’attribuzione di nomi e connotati femminili. Da questa prospettiva, vogliamo analizzare tale pratica nel panorama contemporaneo, in particolare nel settore dell’high tech, legato alla dimensione della mobilità, adottando una prospettiva storica che ripercorre la transizione dall’analogico al digitale.
Storie di autome. Macchine nubili, desideri transitori, previsioni di viaggio
Susanna Bandi
2025-01-01
Abstract
Partendo dal concetto di “macchine nubili” suggerito da Brunella Antomarini, si guarderà ai sistemi intelligenti e automatizzati (AI, agenti virtuali, robot, chatbot, applicazioni, ecc.), analizzando le recenti innovazioni con particolare attenzione al tema del viaggio. Nella premessa al volume, Antomarini propone un elenco di automi femminilizzati che da Palomilla, robot ideato da Norbert Wiener sul finire degli anni Quaranta, giunge ai nostri giorni, al 2020, passando per rappresentazioni cinematografiche – come Samantha, sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale e protagonista di Lei (Her, S. Jonze, 2013) –, fino ai casi più recenti e sorprendenti, come Erika, robot del 2018 impiegato come prima anchorwoman televisiva. Sulla scorta delle riflessioni di Antomarini, confermandone e rafforzandone la lettura, si può rilevare come per le tecnologie in questione e, nello specifico, per quelle che svolgono ruoli assistenziali, persista la tendenza – che non manca, come vedremo, di sollevare dibattiti – all’attribuzione di nomi e connotati femminili. Da questa prospettiva, vogliamo analizzare tale pratica nel panorama contemporaneo, in particolare nel settore dell’high tech, legato alla dimensione della mobilità, adottando una prospettiva storica che ripercorre la transizione dall’analogico al digitale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


