L’acqua è una risorsa vitale per l’uomo. Questa considerazione si ritrova anche negli antichi diritti ove all’acqua ci si riferiva sia come bene (ad esempio in ordine alla proprietà e alla gestione dei pozzi che consentivano la vita e il commercio nelle zone desertiche) sia come ricchezza spirituale legata alla tradizione religiosa (i grandi fiumi sacri e il significato che assume l’acqua in molte religioni, ivi compresa quella cristiana dove il battesimo contrassegna la stessa appartenenza alla comunità dei credenti in Cristo). Talune risorse del Pianeta (aria, cibo, acqua) sono tra loro correlate e riescono indispensabili per la vita. Tra queste l’acqua assume un ruolo primario. E’ in tal senso che si può ritenere necessaria l’affermazione di un fondamentale diritto umano all’acqua in quanto essenziale condizione di vita dei popoli. Pur non accedendo all’impostazione catastrofista che spesso aleggia in molti scritti che si occupano di ambiente, è un dato certo quello che ci mostra la crescente e preoccupante mancanza d’acqua nei Pesi poveri del Terzo Mondo e lo scarso impegno a favore di politiche internazionali che possano realmente incidere su questo disastroso stato delle cose attraverso una gestione razionale e globale delle risorse idriche (diritti delle acque), per cui l’osservazione della realtà consente di accertare l’abissale sproporzione tra il riconoscimento di principio espresso nelle formule costituzionali e legali e le effettive condizioni in cui si trovano a vivere molte popolazioni della Terra. Sul piano giuridico il riconoscimento dell’interesse pubblico che rivestono sia la proprietà che la gestione delle risorse idriche (diritti delle acque) costituisce una salvaguardia di principio che da un lato può risultare di qualche efficacia solo se viene accompagnata da interventi volti a preservare l’acqua dal degrado dovuto alle attività umane ed a contenere gli effetti provocati da fatti naturali che lasciano delle disastrose conseguenze anche per quanto concerne la disponibilità e l’utilizzo delle risorse idriche e dall’altro lato se questo interesse giuridicamente configurato non si traduce in un limite invalicabile avverso l’intervento di poteri sopranazionali di regolazione e controllo. L’articolo prende in considerazione i seguenti aspetti: la qualità della vita in rapporto al territorio e all’uso delle risorse idriche; la tutela dell'ambiente idrico e la garanzia dei diritti umani; lo sviluppo sostenibile e la pianificazione nella gestione delle risorse idriche, il "governo delle acque" e i correlati regimi giuridici, il monitoraggio delle acque, la domanda di sicurezza e la nozione di rischio idrogeologico. Si fa cenno, infine, sia alla dimensione sopranazionale dell'azione a salvaguardia dell'ambiente idrico sia ai principi accolti dall'ordinamento dell'Unione Europea, segnalando alcuni indirizzi della politica comunitaria in materia di tutela delle risorse idriche.

I diritti sull'acqua e il diritto all'acqua. Le risorse idriche: profili giuridici

CORDINI, GIOVANNI
2010-01-01

Abstract

L’acqua è una risorsa vitale per l’uomo. Questa considerazione si ritrova anche negli antichi diritti ove all’acqua ci si riferiva sia come bene (ad esempio in ordine alla proprietà e alla gestione dei pozzi che consentivano la vita e il commercio nelle zone desertiche) sia come ricchezza spirituale legata alla tradizione religiosa (i grandi fiumi sacri e il significato che assume l’acqua in molte religioni, ivi compresa quella cristiana dove il battesimo contrassegna la stessa appartenenza alla comunità dei credenti in Cristo). Talune risorse del Pianeta (aria, cibo, acqua) sono tra loro correlate e riescono indispensabili per la vita. Tra queste l’acqua assume un ruolo primario. E’ in tal senso che si può ritenere necessaria l’affermazione di un fondamentale diritto umano all’acqua in quanto essenziale condizione di vita dei popoli. Pur non accedendo all’impostazione catastrofista che spesso aleggia in molti scritti che si occupano di ambiente, è un dato certo quello che ci mostra la crescente e preoccupante mancanza d’acqua nei Pesi poveri del Terzo Mondo e lo scarso impegno a favore di politiche internazionali che possano realmente incidere su questo disastroso stato delle cose attraverso una gestione razionale e globale delle risorse idriche (diritti delle acque), per cui l’osservazione della realtà consente di accertare l’abissale sproporzione tra il riconoscimento di principio espresso nelle formule costituzionali e legali e le effettive condizioni in cui si trovano a vivere molte popolazioni della Terra. Sul piano giuridico il riconoscimento dell’interesse pubblico che rivestono sia la proprietà che la gestione delle risorse idriche (diritti delle acque) costituisce una salvaguardia di principio che da un lato può risultare di qualche efficacia solo se viene accompagnata da interventi volti a preservare l’acqua dal degrado dovuto alle attività umane ed a contenere gli effetti provocati da fatti naturali che lasciano delle disastrose conseguenze anche per quanto concerne la disponibilità e l’utilizzo delle risorse idriche e dall’altro lato se questo interesse giuridicamente configurato non si traduce in un limite invalicabile avverso l’intervento di poteri sopranazionali di regolazione e controllo. L’articolo prende in considerazione i seguenti aspetti: la qualità della vita in rapporto al territorio e all’uso delle risorse idriche; la tutela dell'ambiente idrico e la garanzia dei diritti umani; lo sviluppo sostenibile e la pianificazione nella gestione delle risorse idriche, il "governo delle acque" e i correlati regimi giuridici, il monitoraggio delle acque, la domanda di sicurezza e la nozione di rischio idrogeologico. Si fa cenno, infine, sia alla dimensione sopranazionale dell'azione a salvaguardia dell'ambiente idrico sia ai principi accolti dall'ordinamento dell'Unione Europea, segnalando alcuni indirizzi della politica comunitaria in materia di tutela delle risorse idriche.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/211524
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