La fibrillazione atriale (FA) rappresenta l’aritmia cardiaca più frequente ed un rilevante problema sanitario, in considerazione delle elevate percentuali di mortalità e morbilità ad essa legate. La FA riconosce molteplici cause di innesco: la più diffusa, nel mondo occidentale, è l’ipertensione arteriosa. L’aumento dei valori pressori determina modificazioni emodinamiche che hanno effetto diretto sulla funzione e sulla struttura del ventricolo e dell’atrio sinistro. Il sistema renina angiotensina aldosterone (RAAS) svolge un ruolo importante nella regolazione del volume ematico circolante e delle resistenze vascolari sistemiche. Studi recenti hanno dimostrato che il RAAS ha, inoltre, effetti favorevoli nel modulare la contrattilità e le caratteristiche anatomiche del ventricolo e dell’atrio sinistro. Ricerche sperimentali e cliniche hanno evidenziato che gliACE-inibitori e i bloccanti dei recettori dell’angiotensina II sono efficaci nel prevenire la fibrillazione atriale nei pazienti con ipertensione arteriosa e/o altre cardiopatie. In una recente indagine abbiamo dimostrato l’efficacia del ramipril nel prevenire le recidive di FA nei pazienti con FA isolata (fibrillazione atriale in assenza di segni clinici e ecocardiografici indicativi di malattie cardiache, polmonari o endocrine), indipendentemente dall’effetto sull’anatomia cardiaca documentabile con l’ecocardiografia colorDoppler. In questo articolo discutiamo 1) il ruolo del ramipril nel prevenire le recidive di FA nei pazienti con FA isolata; 2) analizziamo i potenziali meccanismi di azione di questo farmaco; 3) valutiamo la possibilità di considerare la FA isolata come un marker di un danno d’organo subclinico in soggetti con valori pressori 130-139mmHg (pre-ipertensione secondo la classificazione del JNC-7 Report; e/o valori pressori normali alti in quella delle linee guida ESC/ESH 2007).

Role of ACE-inhibitors in preventing atrial fibrillation relapses in normotensive patients

PERLINI, STEFANO
2009-01-01

Abstract

La fibrillazione atriale (FA) rappresenta l’aritmia cardiaca più frequente ed un rilevante problema sanitario, in considerazione delle elevate percentuali di mortalità e morbilità ad essa legate. La FA riconosce molteplici cause di innesco: la più diffusa, nel mondo occidentale, è l’ipertensione arteriosa. L’aumento dei valori pressori determina modificazioni emodinamiche che hanno effetto diretto sulla funzione e sulla struttura del ventricolo e dell’atrio sinistro. Il sistema renina angiotensina aldosterone (RAAS) svolge un ruolo importante nella regolazione del volume ematico circolante e delle resistenze vascolari sistemiche. Studi recenti hanno dimostrato che il RAAS ha, inoltre, effetti favorevoli nel modulare la contrattilità e le caratteristiche anatomiche del ventricolo e dell’atrio sinistro. Ricerche sperimentali e cliniche hanno evidenziato che gliACE-inibitori e i bloccanti dei recettori dell’angiotensina II sono efficaci nel prevenire la fibrillazione atriale nei pazienti con ipertensione arteriosa e/o altre cardiopatie. In una recente indagine abbiamo dimostrato l’efficacia del ramipril nel prevenire le recidive di FA nei pazienti con FA isolata (fibrillazione atriale in assenza di segni clinici e ecocardiografici indicativi di malattie cardiache, polmonari o endocrine), indipendentemente dall’effetto sull’anatomia cardiaca documentabile con l’ecocardiografia colorDoppler. In questo articolo discutiamo 1) il ruolo del ramipril nel prevenire le recidive di FA nei pazienti con FA isolata; 2) analizziamo i potenziali meccanismi di azione di questo farmaco; 3) valutiamo la possibilità di considerare la FA isolata come un marker di un danno d’organo subclinico in soggetti con valori pressori 130-139mmHg (pre-ipertensione secondo la classificazione del JNC-7 Report; e/o valori pressori normali alti in quella delle linee guida ESC/ESH 2007).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/225049
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