In questo saggio sono illustrate le modalità della rappresentazione del corpo nella narrativa inglese e americana dell'Ottocento in una significativa selezione di autori e di opere, da Poe a Dickens, a Hardy, da Charlotte Bronte a Henry James, a Lewis Carroll. Nell'intuizione anticipatrice di questi scrittori la materialità del corpo diventa in primo luogo la scena privilegiata atta a dimostrare la continuità della personalità umana con l'ambiente sociale, a partire dalla contiguità del personaggio con gli involucri della cultura materiale, quali l'abito, le residenze abitative, le localizzazioni storico-geografiche, che gli autori piegano alle esigenze della loro poetica. Allo stesso tempo il corpo esprime e subisce l'effetto di alterazioni e turbamenti psichici, ammalandosi o trasformandosi, fino alla morte e oltre. La fisiologia delle passioni incide infatti i corpi e le fisionomie con lacerazioni dolorose, ma anche con estasi contemplative e sensuali, dando luogo ad una stupefatta meditazioni sulle propensioni amorose tra sublimazione e carnalità. Questo saggio dimostra come nell'Ottocento la pretesa di una rappresentazione mimetica prevalga anche quando viene trasgredita dalla modulazione grottesca e quasi espressionistica in cui eccelle Dickens, o dalle bufere dei sentimenti che muovono i personaggi romantici delle Bronte, o dalle sottili reti convenzionali sottese ai complessi rapporti etici che talvolta paralizzano le vittime di James. Assolutamente singolare, in questa fantasmagoria di funzioni e riproduzioni, rimane l'uscita dal mondo da parte di Alice, nel paese dell'assoluta creatività, dove, come nel mito e nel sogno, il corpo è della stessa materia del tutto. Questo lavoro dunque ricapitola una sorta di enciclopedia dell'orizzonte inventivo ottocentesco, che triangola perspicuamente il significante corporeo, il significato culturale e la referenza storica.

Le vicissitudini della corporeità - Anima e anatomia nella narrativa inglese e americana dell'Ottocento

MONTI, SILVIA
2006-01-01

Abstract

In questo saggio sono illustrate le modalità della rappresentazione del corpo nella narrativa inglese e americana dell'Ottocento in una significativa selezione di autori e di opere, da Poe a Dickens, a Hardy, da Charlotte Bronte a Henry James, a Lewis Carroll. Nell'intuizione anticipatrice di questi scrittori la materialità del corpo diventa in primo luogo la scena privilegiata atta a dimostrare la continuità della personalità umana con l'ambiente sociale, a partire dalla contiguità del personaggio con gli involucri della cultura materiale, quali l'abito, le residenze abitative, le localizzazioni storico-geografiche, che gli autori piegano alle esigenze della loro poetica. Allo stesso tempo il corpo esprime e subisce l'effetto di alterazioni e turbamenti psichici, ammalandosi o trasformandosi, fino alla morte e oltre. La fisiologia delle passioni incide infatti i corpi e le fisionomie con lacerazioni dolorose, ma anche con estasi contemplative e sensuali, dando luogo ad una stupefatta meditazioni sulle propensioni amorose tra sublimazione e carnalità. Questo saggio dimostra come nell'Ottocento la pretesa di una rappresentazione mimetica prevalga anche quando viene trasgredita dalla modulazione grottesca e quasi espressionistica in cui eccelle Dickens, o dalle bufere dei sentimenti che muovono i personaggi romantici delle Bronte, o dalle sottili reti convenzionali sottese ai complessi rapporti etici che talvolta paralizzano le vittime di James. Assolutamente singolare, in questa fantasmagoria di funzioni e riproduzioni, rimane l'uscita dal mondo da parte di Alice, nel paese dell'assoluta creatività, dove, come nel mito e nel sogno, il corpo è della stessa materia del tutto. Questo lavoro dunque ricapitola una sorta di enciclopedia dell'orizzonte inventivo ottocentesco, che triangola perspicuamente il significante corporeo, il significato culturale e la referenza storica.
2006
9788876953286
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