Il lavoro monografico prende in considerazione la posizione del giudice nell'ambito dei processi che vertono su "cause complesse", come quelle relative ai rapporti di diritto societario. Dopo aver considerato la critica che gli studiosi di analisi economica del diritto muovo ai giudici italiani, i quali appaiono "indifferenti" rispetto alla reale configurazione del conflitto sottostante alla controversia e adottano decisioni "fuori bersaglio" rispetto alle esigenze di tutela del caso concreto, l'Autrice ha considerato, in chiave comparatistica, il modello di costruzione del caso adottato dai giudici della Corte of Chancery del Delaware, considerata come una delle Corti più autorevoli in materia di controversie societarie. L'Autrice ha così potuto delineare le caratteristiche di un "modello efficiente di costruzione del caso", che deve essere improntato alla veridicità e alla completezza nella ricostruzione dei fatti che riguardano e che sono sullo sfondo della lite, sopratutto in relazione a controversie di carattere complesso. Nel prosieguo del lavoro, è stata così proposta e delineata nei suoi profili teorici fondamentali la nozione generale di "fatto complesso". Tale nozione è stata altresì analizzata alla luce dei poteri delle parti e del giudice, in ordine, rispettivamente, alla allegazione dei fatti e alla costruzione del caso da porre alla base della decisione. In seguito, i principi generali che informano l'ordinamento processuale sono stati "riletti" e ricostruiti in funzione della nozione di fatto complesso messa a punto nella elaborazione precedente. La parte finale del lavoro è dedicata ad una analisi critica del modello di processo societario adottato dal legisaltore italiano con il decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 5, configurato in modo tale da non permettere una completa emersione del conflitto funzionale all'adozione di una corretta decisione della controversia societaria.

Diritto societario e ruolo del giudice

GAMBA, CINZIA
2008-01-01

Abstract

Il lavoro monografico prende in considerazione la posizione del giudice nell'ambito dei processi che vertono su "cause complesse", come quelle relative ai rapporti di diritto societario. Dopo aver considerato la critica che gli studiosi di analisi economica del diritto muovo ai giudici italiani, i quali appaiono "indifferenti" rispetto alla reale configurazione del conflitto sottostante alla controversia e adottano decisioni "fuori bersaglio" rispetto alle esigenze di tutela del caso concreto, l'Autrice ha considerato, in chiave comparatistica, il modello di costruzione del caso adottato dai giudici della Corte of Chancery del Delaware, considerata come una delle Corti più autorevoli in materia di controversie societarie. L'Autrice ha così potuto delineare le caratteristiche di un "modello efficiente di costruzione del caso", che deve essere improntato alla veridicità e alla completezza nella ricostruzione dei fatti che riguardano e che sono sullo sfondo della lite, sopratutto in relazione a controversie di carattere complesso. Nel prosieguo del lavoro, è stata così proposta e delineata nei suoi profili teorici fondamentali la nozione generale di "fatto complesso". Tale nozione è stata altresì analizzata alla luce dei poteri delle parti e del giudice, in ordine, rispettivamente, alla allegazione dei fatti e alla costruzione del caso da porre alla base della decisione. In seguito, i principi generali che informano l'ordinamento processuale sono stati "riletti" e ricostruiti in funzione della nozione di fatto complesso messa a punto nella elaborazione precedente. La parte finale del lavoro è dedicata ad una analisi critica del modello di processo societario adottato dal legisaltore italiano con il decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 5, configurato in modo tale da non permettere una completa emersione del conflitto funzionale all'adozione di una corretta decisione della controversia societaria.
2008
Pubblicazioni della Università di Pavia. Facoltà di Giurisprudenza. Studi nelle scienze giuridiche e sociali
9788813281038
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