Negli studi economici, il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR) si sviluppa in contrapposizione alla nozione di responsabilità propria dell'impostazione - attribuita a Friedman (Friedman, 1970) - secondo la quale l'unico vero e legittimo scopo dell'impresa è quello di generare e di massimizzare il profitto; ogni altro obiettivo è visto come contrario a quelli che sono gli interessi degli azionisti (shareholder). La teoria degli shareholder o stockholder può essere vista come una prosecuzione e forse come la naturale evoluzione, delle teorie della macroeconomia classica. Il premio Nobel per l’economia Milton Friedman scrive: «esiste una sola e unica responsabilità sociale (per l’impresa): usare le sue risorse e dedicarsi a attività volte a aumentare i propri profitti a patto di rimanere all’interno delle regole del gioco, ovvero di competere apertamente e liberamente senza ricorrere all’inganno o alla frode» (Friedman, 1970). Alla base di questa affermazione stanno tre premesse fondamentali: 1. solamente gli esseri umani hanno una responsabilità morale per le loro azioni. Pertanto sono solamente i singoli individui che hanno operato o operano all’interno dell’azienda a dover rispondere per ogni azione ritenuta contraria ai fini della moralità o dell’etica; 2. la sola responsabilità degli amministratori è quella di agire nell’interesse degli azionisti perché è per il loro benessere che l’impresa è stata creata. Inoltre il loro incarico dipende proprio dalla scelta degli azionisti stessi che li hanno messi nella condizione, dando loro il diritto-dovere di utilizzare al meglio le risorse conferite nell’impresa, di massimizzare il valore dei loro conferimenti; 3. i manager non possono decidere cosa sia meglio per una impresa in quanto questo non è un compito loro spettante. Appare, pertanto, necessario osservare e analizzare l’azienda considerandola nelle sue manifestazioni di esistenza e quindi in termini di capacità di sopravvivenza nell’ambiente in cui svolge la propria attività istituzionale. In quest’ ottica le imprese non solo devono soddisfare degli interessi degli shareholders – ma devono cercare di soddisfare le istanze e le motivazioni dei diversi stakeholders (Freeman, 1984) con i quali interagiscono sistematicamente.
La responsabilità sociale dell’impresa. Sì a filosofie aziendali che premiano gli stakeholders, prudenza verso la tutela di esclusivi interessi dei soli shareholders
PELLICELLI, MICHELA
2011-01-01
Abstract
Negli studi economici, il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR) si sviluppa in contrapposizione alla nozione di responsabilità propria dell'impostazione - attribuita a Friedman (Friedman, 1970) - secondo la quale l'unico vero e legittimo scopo dell'impresa è quello di generare e di massimizzare il profitto; ogni altro obiettivo è visto come contrario a quelli che sono gli interessi degli azionisti (shareholder). La teoria degli shareholder o stockholder può essere vista come una prosecuzione e forse come la naturale evoluzione, delle teorie della macroeconomia classica. Il premio Nobel per l’economia Milton Friedman scrive: «esiste una sola e unica responsabilità sociale (per l’impresa): usare le sue risorse e dedicarsi a attività volte a aumentare i propri profitti a patto di rimanere all’interno delle regole del gioco, ovvero di competere apertamente e liberamente senza ricorrere all’inganno o alla frode» (Friedman, 1970). Alla base di questa affermazione stanno tre premesse fondamentali: 1. solamente gli esseri umani hanno una responsabilità morale per le loro azioni. Pertanto sono solamente i singoli individui che hanno operato o operano all’interno dell’azienda a dover rispondere per ogni azione ritenuta contraria ai fini della moralità o dell’etica; 2. la sola responsabilità degli amministratori è quella di agire nell’interesse degli azionisti perché è per il loro benessere che l’impresa è stata creata. Inoltre il loro incarico dipende proprio dalla scelta degli azionisti stessi che li hanno messi nella condizione, dando loro il diritto-dovere di utilizzare al meglio le risorse conferite nell’impresa, di massimizzare il valore dei loro conferimenti; 3. i manager non possono decidere cosa sia meglio per una impresa in quanto questo non è un compito loro spettante. Appare, pertanto, necessario osservare e analizzare l’azienda considerandola nelle sue manifestazioni di esistenza e quindi in termini di capacità di sopravvivenza nell’ambiente in cui svolge la propria attività istituzionale. In quest’ ottica le imprese non solo devono soddisfare degli interessi degli shareholders – ma devono cercare di soddisfare le istanze e le motivazioni dei diversi stakeholders (Freeman, 1984) con i quali interagiscono sistematicamente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.