Il saggio analizza alcuni aspetti del linguaggio musicale dell’Orfeo alla luce delle ricerche svolte dagli autori sull’organizzazione dello spazio sonoro nella polifonia del Cinquecento. Punto di partenza è la convinzione che i compositori del tempo, all’atto della composizione, disponessero di precisi criteri in tal senso, non coincidenti in toto con il concetto di ‘modo’, ma a esso in larga parte commensurabili. Dopo una presentazione riassuntiva dell’analisi ‘tonale’ dell’Orfeo proposta da Eric Chafe nel 1992, il saggio affronta due tratti rilevanti della scrittura dell’opera: il ricorso al tipo tonale bequadro-A, che configura di volta in volta differenti criteri organizzativi, rispondendo a situazioni drammatiche assai differenziate; e l’uso delle progressioni, in particolare nella parte del Basso, che conferisce a molte pagine un carattere arioso ‘profondo’, distinto dall’ariosità ‘di superficie’ delle canzonette di stampo chiabreriano. Di ogni tipo tonale analizzato vengono discusse le caratteristiche musicali e il significato drammaturgico che esso assume - in sé, e in rapporto a tutti gli altri tipi tonali che Monteverdi utilizza nel corso dell'opera.

L’organizzazione dello spazio sonoro nell’Orfeo di Claudio Monteverdi: modelli e strutture

SABAINO, DANIELE
2011-01-01

Abstract

Il saggio analizza alcuni aspetti del linguaggio musicale dell’Orfeo alla luce delle ricerche svolte dagli autori sull’organizzazione dello spazio sonoro nella polifonia del Cinquecento. Punto di partenza è la convinzione che i compositori del tempo, all’atto della composizione, disponessero di precisi criteri in tal senso, non coincidenti in toto con il concetto di ‘modo’, ma a esso in larga parte commensurabili. Dopo una presentazione riassuntiva dell’analisi ‘tonale’ dell’Orfeo proposta da Eric Chafe nel 1992, il saggio affronta due tratti rilevanti della scrittura dell’opera: il ricorso al tipo tonale bequadro-A, che configura di volta in volta differenti criteri organizzativi, rispondendo a situazioni drammatiche assai differenziate; e l’uso delle progressioni, in particolare nella parte del Basso, che conferisce a molte pagine un carattere arioso ‘profondo’, distinto dall’ariosità ‘di superficie’ delle canzonette di stampo chiabreriano. Di ogni tipo tonale analizzato vengono discusse le caratteristiche musicali e il significato drammaturgico che esso assume - in sé, e in rapporto a tutti gli altri tipi tonali che Monteverdi utilizza nel corso dell'opera.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/538442
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