In questi ultimi anni abbiamo assistito a una ripresa del confronto tra psichiatri, psicopatologi e filosofi circa la natura della patologia psichiatrica (Kendler, 2012). L’aspetto interessante di questa rinnovata dialettica tra psicopatologia e filosofia è che essa viene perlopiù promossa da psichiatri, come Kenneth S. Kendler, che per anni hanno svolto ricerche scientifiche negli ambiti della psichiatria biologico-riduzionista (es.: genetica umana, biologia molecolare, ecc.). A prescindere dallo specifico sfondo ontologico ed epistemologico dal quale gli psicopatologi muovono le loro riflessioni, le domande fondamentali alle quali cercano di dare risposta sono (Meynen & Verburgt, 2009): - che cos’è una condizione psicopatologica? - Quando dovremmo adottare una spiegazione causale e quando dovremmo adottare una spiegazione motivazionale? - Quali sono le intuizioni o i principi (regole) che spingono gli psichiatri a scegliere tra spiegazioni causali e non causali? - Qual è il limite tra cause e motivi? Nella prima parte di questo lavoro mostriamo come la psicopatologia, al pari di tutte le altre scienze, per indagare il proprio oggetto di studio (la malattia psichica) parte da una previa impostazione di fondo che non è derivabile dai risultati della ricerca psicopatologica. “Il risultato dell’indagine positiva può soltanto confermare l’impostazione di fondo in cui essa si muove, ma non può fondare quest’impostazione stessa né il suo particolare modo di tematizzare l’ente, e neppure è in grado di scoprire il suo senso” (Heidegger, 1999, p. 47). Nel nostro caso questa impostazione di fondo riguarda basicamente l’ontologia dell’oggetto di studio della psicopatologia (la persona e i suoi modi tipici e atipici di fare esperienza). Dopo aver sinteticamente descritto l’impostazione di fondo di nostro interesse, che è sostanzialmente di ordine fenomenologico ed ermeneutico, cercheremo di delineare un quadro teorico all’interno del quale rispondere alle domande sopraccitate.

Verso una Neuropsicopatologia

LICCIONE, DAVIDE
In corso di stampa

Abstract

In questi ultimi anni abbiamo assistito a una ripresa del confronto tra psichiatri, psicopatologi e filosofi circa la natura della patologia psichiatrica (Kendler, 2012). L’aspetto interessante di questa rinnovata dialettica tra psicopatologia e filosofia è che essa viene perlopiù promossa da psichiatri, come Kenneth S. Kendler, che per anni hanno svolto ricerche scientifiche negli ambiti della psichiatria biologico-riduzionista (es.: genetica umana, biologia molecolare, ecc.). A prescindere dallo specifico sfondo ontologico ed epistemologico dal quale gli psicopatologi muovono le loro riflessioni, le domande fondamentali alle quali cercano di dare risposta sono (Meynen & Verburgt, 2009): - che cos’è una condizione psicopatologica? - Quando dovremmo adottare una spiegazione causale e quando dovremmo adottare una spiegazione motivazionale? - Quali sono le intuizioni o i principi (regole) che spingono gli psichiatri a scegliere tra spiegazioni causali e non causali? - Qual è il limite tra cause e motivi? Nella prima parte di questo lavoro mostriamo come la psicopatologia, al pari di tutte le altre scienze, per indagare il proprio oggetto di studio (la malattia psichica) parte da una previa impostazione di fondo che non è derivabile dai risultati della ricerca psicopatologica. “Il risultato dell’indagine positiva può soltanto confermare l’impostazione di fondo in cui essa si muove, ma non può fondare quest’impostazione stessa né il suo particolare modo di tematizzare l’ente, e neppure è in grado di scoprire il suo senso” (Heidegger, 1999, p. 47). Nel nostro caso questa impostazione di fondo riguarda basicamente l’ontologia dell’oggetto di studio della psicopatologia (la persona e i suoi modi tipici e atipici di fare esperienza). Dopo aver sinteticamente descritto l’impostazione di fondo di nostro interesse, che è sostanzialmente di ordine fenomenologico ed ermeneutico, cercheremo di delineare un quadro teorico all’interno del quale rispondere alle domande sopraccitate.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/581504
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